di Giuseppe Campisi
Parte dai social il post significativo e fortemente critico sulle prossime elezioni in vista della nomina della governance della città metropolitana dove “i voti dei sindaci e dei consiglieri non valgono allo stesso modo, ma in base al numero di abitanti, il che significa che buona parte è stata decisa” che il giovane sindaco di Cinquefrondi, Michele Conia, ha offerto come riflessione pubblica in merito a ciò che da qui a poco potrebbe diventare l’entità sostitutiva del vecchio ente intermedio provinciale aprendo, contestualmente, la sua campagna contro il NO alla riforma costituzionale targata Boschi-Renzi oggetto di referendum il prossimo ottobre. Uno scenario politico complesso, intessuto di strategie e recriminazioni, nel quale nei prossimi mesi il territorio reggino ed i suoi abitanti saranno chiamati a partecipare esprimendo scelte importanti, forse esiziali per la stessa ex provincia, andando ad incidere su temi costituzionali che rappresenteranno una sfida che deciderà anche per il futuro assetto dello Stato.
- Sindaco Conia, a breve partirà la nuova città metropolitana.
Francamento intravedo un sistema impazzito dove la democrazia conta sempre di meno, che racchiude la menzogna dei tagli e della spendingreview col solo intento di ridimensionare la partecipazione popolare. Un sistema simile alla riforma costituzionale, che mantiene però intatti gli apparati.
- Più opportunità o più rischi, cosa si aspetta?
Ad oggi credo che nessun cittadino si sia reso conto di cosa sia e sarà la città metropolitana. Manca il coinvolgimento della gente e dei territori. In questi ultimi giorni si parla più di liste e candidature che non di progetti concreti.
- Una riforma, quella della prossima città metropolitana, che praticamente è passata sopra le teste dei cittadini…
Si, e se ne sta parlando solo ora per via delle prossime votazioni, perché Falcomatà si è alzato una mattina e ha deciso per tutti che il 7 agosto si deve andare a votare.
- Ed anche la riunione dei sindaci della Piana pare non essere stata poi così fruttuosa.
Personalmente ero a favore della formazione di una lista unitaria dei sindaci della Piana che rappresentasse il territorio al di la delle specifiche appartenenze partitiche, ma alla fine non se n’è fatto nulla ed il tavolo è praticamente saltato alla seconda riunione. Pochi sindaci hanno potuto affermare di rappresentare le loro maggioranze mentre moltissimi si sono defilati.
- Ha la sensazione che qualcuno che sia stato sconfitto alle ultime elezioni possa stare lavorando per raccogliere adesioni trasversali per entrare nel consiglio metropolitano dalla porta principale?
Si, ci potrebbe essere anche questo nella vecchia politica fatta di strategie, numeri e calcoli. “Chiunque” fa politica sul territorio, sta cercando di inserirsi in questo ragionamento dal quale neanche io stesso, in qualità di sindaco, ovviamente mi escludo.
- C’è un deficit di democrazia a suo avviso?
Non c’è dubbio. Totalmente, perché nessun amministratore può dire di rappresentare l’interezza della volontà della cittadinanza che governa.
- I comuni, specie quelli medio-piccoli e con problematiche omogenee, non riescono a coalizzarsi per pesare un po’ di più. Magari in questo contesto Cinquefrondi potrebbe avrebbe più chance?
In verità ancora tutto potrebbe succedere. Noi stiamo ancora tentando di capire se c’è margine per fare qualcosa di diverso. Ed allo stato attuale,non escludo la mia candidatura né quella del vice sindaco Longo.
- Ma il futuro consigliere metropolitano dovrebbe avere una visione d’insieme del territorio tale da superare la logica del proprio orticello politico, o no?
Francamente, non mi resta che augurarmelo.
- Anche perché è molto probabile che il futuro consiglio sarà abbastanza “eterogeneo” nella sua composizione finale…
Vorremmo fare la nostra parte in maniera, se possibile, diversa dai soliti schemi.
- La tentazione è che ogni comune voglia reclamare il proprio rappresentante anche se di fatto ciò è impossibile.
Di fatto 7 o 8 rappresentanti, per via del voto ponderato, saranno assegnati a Reggio. Restano 6/7 posti da distribuire nei restanti comuni della provincia con città anche molto popolose: Gioia, Palmi, Villa, Siderno, Locri. Questo è lo scenario. E poi rimane la partita della frammentazione politica e degli interessi conseguenti.
- E poi c’è la questione della credibilità politica personale da spendere…
Certo. Ripeto, non escludo niente. Diciamo che tutto potrebbe essere più chiaro tra uno o due giorni. C’è da mettere in campo una visione ampia di amore per il territorio. Ovviamente come si diceva, la rappresentanza diretta del singolo comune non potrà esistere. Dico che serviranno anche le voci critiche per costruire la futura città metropolitana. Interessano ancora ambiente, viabilità e sanità? Su questo mi vorrei confrontare.
- La città metropolitana come paniere di spartizione del potere. C’è questo pericolo?
E’ un rischio concreto. Per questo serve condividere i contenuti non numeri o alleanze fini a se stesse.
- Quale sarà il peso specifico dei partiti in questa corsa verso il consiglio metropolitano?
C’è un po’ di confusione per la verità. Sappiamo di partiti, tra cui il Partito Democratico, pronti ad appoggiare anche due o più liste contrapposte con consiglieri dem divisi in schieramenti avversi. Ma che senso ha? Credo che forse più dei partiti conteranno gli uomini di potere al loro interno.
- Ci può essere la possibilità di imbattersi in qualche appetito non lecito che ha preso di mira la futura città metropolitana e la relativa gestione del territorio che ne scaturirà?
E’ pericoloso un contesto dove mancano rappresentanza diretta, democrazia diretta e la trasparenza delle liste in campo. Il rischio è quello di imbattersi in gruppi di potere contrapposti a grumi di ideali. Bisogna fare chiarezza e parlare apertamente di contenuti.
- Spiegherà ai suoi concittadini, se non dovesse essere candidato, chi sosterrà e perché?
Sicuramente. Credo che sia il minimo coinvolgere i cittadini su scelte così importanti. La verità è che dubito che lo faranno in tanti.
- Non è un paradosso per un politico, che in una tornata elettorale ha le mani libere, invocare la democrazia diretta?
E’ un paradosso per chi non crede più nella democrazia. Il cittadino dovrebbe sentirsi protagonista in ogni scelta che si fa. Sarebbe stata una bella partita se i rappresentanti della città metropolitana fossero stati scelti direttamente dal popolo. Il problema dell’Italia, a mio avviso, non è affatto il costo della democrazia ma il costo degli apparati e delle consulenze, il costo insomma della politica nascosta.
- Come si spiega la fretta del sindaco Falcomatà?
Credo che vogliano liberarsi presto della questione per poi avere mani libere per occuparsi del referendum costituzionale di ottobre.
- La città metropolitana sarà piuttosto Reggio-centrica. Ci possono essere punti di convergenza per i comuni restanti per arginare un po’ questo strapotere?
Credo indispensabile che ci debbano essere. Io ci sto lavorando. Il problema non è territoriale o di ideologia pura ma, come dicevo, di contenuti. Ma non accetterò però, a tale proposito, le sole logiche sommatorie dell’uno più uno che non uniscono i comuni.
- Ma del consiglio della città metropolitana si dovrebbe far parte per tutelare il bene comune…
La visione del bene comune può essere diversa da soggetto a soggetto. E pur mettendoci alla base la buona fede politica, bisogna davvero capire che tipo di sviluppo si vuole per questo territorio.
- Il suo intuito la porta a pensare che ci sarà il nuovo od il vecchio ad avanzare in questa fase?
Credo che buona parte del consiglio della città metropolitana sarà composto da personaggi politici già noti agli elettori. Se non direttamente, certamente da dietro le quinte. Ho questa vaga impressione. D’altra parte, sperò anche che ci siano volti nuovi che possano portare ventate di novità. E su questo noi stiamo lavorando.
- Questa elezione del consiglio è un po’ per l’area metropolitana un atto preparatorio al referendum costituzionale di ottobre, che peraltro lega a doppio filo le sorti del governo e, abbiamo appreso, anche del parlamento. Ma potrebbe essere anche per l’ampia platea delle opposizioni una grande occasione…
Intanto, vediamo se si terrà questo referendum… e poi mi chiedo: perché si dovrebbe votare si? Chi vuole modificare la costituzione avrebbe il dovere di spiegare bene ai cittadini il perché e non tanto il contrario. Credo che bisogna votare no, in primis, per salvaguardare la democrazia, perché qui con la scusa del taglio dei costi della politica la si sta menomando. Si dovrebbe semplicemente applicare ciò che non si è mai applicata: la costituzione. E poi prima di questa riforma ce ne sarebbero altre davvero più importanti da fare: penso al lavoro, alla sanità od alla tutela ambientale. Quelle sarebbero atti di coraggio. Il resto mi sa tanto di presa in giro nei confronti degli italiani che hanno inviato a Renzi ed al Partito Democratico il primo segnale con le ultime amministrative…