Città Metropolitana, gli interrogativi di Laruffa e Galimi Intervento dei due dirigenti provinciali del Pd sulla tematica. Dura stoccata ai quadri dirigenziali del Partito: "Non ha mai discusso di Città Metropolitana"
di Giuseppe Campisi
Pongono interrogativi Giovanni Laruffa e Michele
Galimi, dirigenti provinciali del Partito Democratico prendendo spunto
dalla futura città Metropolitana che il prossimo anno dovrebbe divenire
realtà territoriale sostituendo di fatto la “vecchia” Provincia. “La
Città Metropolitana di Reggio Calabria, pertanto – scrivono – avrà il
compito di gestire, in un territorio di 3.183 km², 97 Comuni, autonomi
nelle proprie competenze amministrative, ed una popolazione di 559.215
abitanti. Ovviamente la Città Metropolitana non potrà, com’è evidente,
ripercorrere il percorso della vecchia Provincia, si tratta d’inventarsi
un’organizzazione assolutamente innovativa che dia il senso del
cambiamento”. Un cambiamento radicale quanto sostanziale che tratterà
importanti deleghe dalla pianificazione territoriale generale,
all’organizzazione dei servizi pubblici che interessano l’intero
comprensorio metropolitano, dal Piano Strategico di tutto il territorio,
alla promozione e al coordinamento dello sviluppo economico e sociale,
ai sistemi di informatizzazione e di digitalizzazione del comprensorio
finendo con la mobilità e viabilità metropolitana. Il comprensorio –
idealmente diviso in cinque aree territoriali quali l’area dello
Stretto, l’area della Piana, l’area della Locride, l’area Grecanica e
l’area Aspromontana – dovrebbe subire un evidente riassetto: “Bisognerà
capire – proseguono nel loro ragionare – come saranno disciplinati i
rapporti tra i Comuni e la Città Metropolitana, quale sarà
l’organizzazione e l’esercizio delle funzioni Metropolitane e Comunali,
nonché, quali forme di collaborazione comune potrà essere ipotizzata.
Come le cinque aree strategiche potranno divenire un tutt’uno nella
politica e nell’economia della Città Metropolitana”. Una problematica
che necessariamente interesserà vari comparti come le infrastrutture
terrestri e portuali, l’agricoltura, i beni culturali ma anche il
turismo e terziario. “Ovviamente i tempi erano strettissimi e bene ha
fatto il Sindaco Falcomatà a chiedere ai Sindaci dei 96 Comuni le loro
esigenze. Bisogna però convenire che quella è stata un’operazione a
pioggia che nulla ha di strategico per l’intero territorio” ammettono
riguardo la contingenza dei tempi per la predisposizione e la
redistribuzione progettuale insita nei piani di riparto dei fondi per la
futura città metropolitana. “Sarà importante – riflettono – rendersi
conto sul come si arriverà all’individuazione degli Organi della Città
Metropolitana, anche perché questi avranno poi il compito di gestirla”
atteso che se per alcuni organi i paletti sono fissati per legge, le
modalità operative con le quali riempire le caselle potrebbero essere
oggetto di discussine, dal Sindaco della Città Metropolitana al
Consiglio Metropolitano, composto da 14 membri passando per la
Conferenza Metropolitana, che dovrebbe comprende i Sindaci di tutti i 97
Comuni. Quindi la domanda: “Ad esempio, gli stessi 14 del Consiglio,
come si eleggono, il numero sarà ricoperto solo dai centri più grossi o
anche i piccoli Comuni avranno la possibilità di essere rappresentati?”.
Quesiti, questi ed altri, meritevoli di ” a nostro modesto avviso, di
attente valutazioni e riflessioni, anche politiche”. E se “_”Lo spirito
con il quale dobbiamo approcciarci a questa sfida deve essere, con le
dovute proporzioni, quello dei padri costituenti che hanno fondato la
nostra Repubblica. Certo le condizioni oggi per fortuna sono molto
diverse, ma le opportunità che abbiamo di fronte, in proporzione, non
sono da meno” _riferiscono mutuando le parole del sindaco Falcomatà,
dall’altro lato plaudono con favore alla bozza di Statuto della Città
Metropolitana di Reggio Calabria allo studio di un gruppo comprendente
l’Università Mediterranea, con le facoltà di Giurisprudenza,
Architettura ed Ingegneria e Amministratori e Tecnici della Città di
Reggio Calabria. “C’è, però, un “vulnus” – riprendono i due dirigenti
provinciali lanciano la stoccata – che, sommessamente e con cautela,
lanciamo all’attenzione della politica e del nostro Partito, il Partito
Democratico, in particolare, per la responsabilità che rivesta, a vari
livelli, nel governo della cosa pubblica. Non abbiamo, probabilmente
siamo stati disattenti, saputo di alcun tavolo di discussione popolare
(la gente), eppure era stata garantita una sorta di ampia consultazione
con i cittadini, ma di altri tavoli poco consoni si è scritto in questi
giorni; non abbiamo avuto modo di discutere e in questo contesto, forse,
ne avremmo avuto titolo, in sede politico/partitica. Il nostro Partito,
senza voler addossare responsabilità ad alcuno, non ha mai, affermiamo
mai, discusso al suo interno di Città Metropolitana”.