D’Agostino contro “tragedie”: centrosinistra attacca su etica Si infiamma ad una settimana dal voto la campagna elettorale
Di Agostino Pantano
Se fosse provato il sospetto esplicitato per la prima volta da Francesco D’Agostino, ovvero che ebbero una «matrice politica» le 2 lettere anonime infruttuosamente confluite nell’ex processo Alchemia che lui subì, la Cittanova chiamata al voto domenica dovrebbe interrogarsi non più sul migliore sindaco possibile ma sulla agibilità di un confronto pubblico in cui il gioco torna a farsi “duro”. E che non siano stati sassolini personali quelli che, in una piazza San Rocco nuovamente gremitissima, il consigliere regionale ha scagliato nel dibattito, lo si è intuito mettendo insieme i 3 spezzoni della manifestazione “incontro con gli elettori”, organizzata dal centrosinistra.
Non un comizio, ma nuovamente un’interlocuzione con i cittadini con una illuminazione questa volta efficiente sotto tutti i punti di vista. A fare da “stella” politica nel messaggio sull’etica lanciato dalla coalizione, prima il discorso del capogruppo Roberto Sorbara – con la nostra amministrazione «abbiamo rotto schemi di potere che duravano da anni», ha detto l’esponente della sinistra senza tessera -, poi quello dell’assessore all’Ambiente Girolamo Marchese che ha ricordato il vecchio grumo «di un’isola ecologica che facemmo dissequestrare, dovendo pagare finanche i cassoni delle ditte, diventati ferraglia», e infine i colpi del consigliere uscente D’Agostino che proprio sulla metodologia prepolitica di «chi ha fatto opposizione in questi anni con strumenti non democratici» ha incentrato il suo intervento.
«La palestra della calunnia», così il sindaco Francesco Cosentino ha descritto la contesa del passato con il timore di un riverbero nel presente, dando copertura alla scelta del leader di A Testa Alta di non far cadere la cosa.
«Quando leggemmo le carte dell’ordinanza del processo che mi ha visto assolto con formula più che ampia – ha confessato D’Agostino – trovammo due lettere anonime piene di falsità, che nulla avevano a che vedere con fatti giudiziari, partite dopo le elezioni che abbiamo vinto: non erano miei nemici, quelli che le scrissero, ma erano e sono nemici di Cittanova».
Il perchè politico della scelta dell’imprenditore di fare questo passo nella storia, in un discorso affrontato anche con commozione e fra gli applausi, è stata appunto l’organizzazione puntigliosa della serata a svelarlo.
Discorsi coerenti fra loro a partire da Sorbara, che ha detto «abbiamo un progetto unitario che portiamo avanti da persone libere», con Marchese che ha rincarato la dose sull’opzione morale della competizione in corso: «ci fanno lezioni di legalità – ha detto riferendosi alla lista dell’ex sindaco Alessandro Cannatà – dopo che avevano affidato con un semplice lettera la gestione delle piatteforme dei rifiuti, che appena insediati abbiamo assegnato ricorrendo a gare pubbliche che hanno bonificato il settore consentendoci di brillare in tutta la regione anche l’efficienza del servizio».
E si è capito che anche la trasparenza è dirimente nell’odierna contesa, quando D’Agostino – parlando ad una platea composta anche dallo storico sindaco di sinistra Franco Morano e da quel Francesco De Matteis che “se c’è vuol dire che c’è” – ha evocato un recente dibattito a Radio Eco Sud (con l’avvocato che sta con Cannatà, Titta Valenzise, che, dimentico dell’onore che fu degli almirantiani come lui, ha parlato senza fare nomi di «imprenditori che riciclano», ndr), ma è stata tutta la coalizione degli uscenti a cavalcare il “tema delle tragedie passate” anche come ammonimento per il futuro.
L’ex vicepresidente del consiglio regionale, che ha pesato le parole rabbiose pronunciate nella parte “personale” del suo discorso ma è andato completamente a braccio e a suo agio nel filo politico con cui ha finito di tessere il suo intervento, ha scelto di non dire nulla della terza lista.
Di quel candidato, Domenico Antico, che ha messo la parola “trasparenza” nei suoi manifesti ma poi guida un gruppo che, magari, sarà pure uscito dai box ma dimostra di avere gomme ancora da sole mentre infuria la bufera – con quell’entusiasmo di giovani bravi sui social ma ovviamente acerbi nello studio della storia indistinta che VivaCittanovaViva propone – oppure pneumatici che slittano, scivolano, quando si tratta di attaccare l’era Cannatà, rappreentata nella lista che vorrebbe cavalcare il malcontento da Salvatore Berlingeri e Luciano Raso, due che certo sono stati forti quando comandava il centrodestra.
D’Agostino, mischiando battute e fissando una parte precisa della piazza – quella che di solito ospita gli avversarsi travestiti da curiosi – ha gettato sul tavolo le fiche della chiarezza, dello scontro viso a viso, di chi dopo 18 mesi di calvario giudiziario finito senza che l’appello della Procura e senza perdere «la fiducia nella magistratura», insegue un avversario e uno solo.
«L’isolamento istituzionale di cui ci accusano – ha tuonato – esiste solo nella loro campagna di bugie: Calabria Verde ha aperto una sede con 60 addetti, per un risultato storico dopo decenni di spoliazioni». Poi ha rivelato di quando Cannatà avrebbe «tentato di far perdere il finanziamento per la strada da Cittanova al quadrivio Russo», scherzando – lui che rappresenta anche un forziere elettorale fin qui mai espugnato, forse incrementato dalla fine positiva di una vicenda giudiziaria posta negli annali di quello che in Italia viene chiamato uso politico delle indagini giudiziarie – sulla antropologia del saluto nei bar e sul modernismo in ombra di una parte del centrodestra.
«Chiedetevi se chi non vi saluta è antipatico oppure siete voi che pretendete il saluto, senza offrirlo», ha attaccato l’imprenditore smontando quella teoria strapaesana e lombrosiana secondo cui non contano i progetti, non contano le opere, non conta la moralità…conta il sorriso che le mogli stampano ai mariti la mattina quando escono, fondato o infondato non importa. D’Agostino, da uomo di calcio, ha liquidato la componente Bovalino-Catania-Fonti che corre con Cannatà con un sarcastico «Cittanova 4 a 0», in luogo di quel logo che richiama nel nome la trazione ipertecnologica (Cittanova 4.0) di uno schieramento che manda avanti la destra storica e un po di Dc superstite, schiacciando ogni progetto di “smart town” nel sospetto della grande rivincita politica dell’ex sindaco contro il sindaco in carica. Che potrebbe finire con un risultato tennistico, a proposito di palle.