“La verità sulla nascita della cooperativa di Nino Cento” Lo dichiara l’ex sindaco di Cittanova, Cannatà
Se nel Consiglio Comunale del 12 dicembre 2018 l’apparato di registrazione dei lavori consiliari avesse funzionato, non ci sarebbe stato bisogno di pubblici manifesti né di successive note stampa! Invece, quella sera, come in altre serate consiliari “particolari” convocate in tutta fretta, quell’apparato di registrazione non funzionò!
Credevamo che i nostri interventi, sintetizzati poi in pubblico manifesto, avessero illustrato al meglio la realtà delle cose: qualcuno, però, ha voluto lanciare provocazioni ed insinuazioni che, forse, gettano nuova luce su fatti di cui non eravamo a conoscenza.
Ci si accusa di aver affittato ad una cooperativa di Cittanova (che al momento della richiesta era composta da circa 20 giovani disoccupati cittanovesi) ben 100 ettari di terreno sullo Zomaro: è vero!
Quello che non è detto è che sia la conferenza dei capigruppo sia il Consiglio Comunale decisero all’unanimità (febbraio 2011) che tale assegnazione andava fatta e fatta con affidamento diretto stanti la bontà progettuale, i tempi ristretti per partecipare ad un bando regionale e la clausola che tale assegnazione sarebbe stata effettuata dopo che e se la Regione Calabria avesse approvato il progetto stesso ammettendolo a finanziamento. Fummo tutti d’accordo ed il Comune stipulò un contratto preliminare difendendolo ed onorandolo contro ogni attacco!
Dopo l’approvazione del progetto da parte della Regione Calabria, il Comune perfezionò gli atti (ottobre 2012) stipulando con la cooperativa regolare contratto definitivo di fitto. In quella seduta consiliare quella maggioranza onorò il proprio impegno, mentre quasi tutta quell’opposizione di sinistra (di allora) aveva abbandonato l’aula consiliare. Oggi si instilla un inquietante dubbio scrivendo, virgolettandolo sui giornali, di un “…rapporto contrattuale che la criminalità organizzata ha chiaramente manifestato di non gradire”! Par di capire, quindi: anche se ignari di questo “fatto nuovo”, i consiglieri comunali che votarono favorevolmente e vollero questo “rapporto contrattuale” furono coraggiosi schierandosi contro “la criminalità organizzata”! Mentre coloro che non parteciparono a quei lavori consiliari…….…?
In quel contratto stipulato “con l’assistenza delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale tramite le loro rappresentanze provinciali” venne fissato un canone annuo di 15.000 euro da pagarsi decorsi due anni dalla sua stipula per non gravare sulla cooperativa prima che fruttificasse il proprio lavoro, cioè dall’inizio del 2015. In più il Comune inserì come clausola di garanzia per l’Ente il deposito di una polizza fideiussoria, come per Legge, da parte della cooperativa, da rinnovare annualmente, per 15.000 euro a partire sempre dall’inizio del 2015.
La cooperativa iniziò ad operare: di questo ne siamo tutti felici e questo gratifica i nostri sforzi di ieri!Successivamente, insediatasi la nuova amministrazione, che oggi sembra prendere le distanze da quella scelta di fitto, la cooperativa ed il Comune decisero di adire l’autorità giudiziaria per la determinazione del canone annuo. Se il contratto era stato stipulato senza riserve da tutte le parti convenute con dicitura “… sia gli interessi del concedente che quelli dell’affittuario hanno trovato nel presente accordo RECIPROCO ED ADEGUATO EQUILIBRIO ECONOMICO”, come mai il Comune decise di rivedere il canone di fitto? Come mai a tutt’oggi non c’è stata alcuna individuazione del canone?
A conti fatti, a fronte dei 60.000 euro che il Comune avrebbe dovuto ricevere dalla cooperativa dall’inizio del 2015, a detta del Sindaco, ha ricevuto solo 7.500 euro, stante il giudizio pendente.
La clausola del deposito della polizza fidejussoria, invece, rimane valida e la penalità è la rescissione del contratto! Sia in aula consiliare che sul manifesto murario abbiamo sostenuto che il Comune, prima di partecipare, assieme a quella cooperativa, ad un bando regionale avrebbe dovuto chiarire e sanare il mancato deposito della polizza fidejussoria: o facendola depositare o andando in Consiglio Comunale ed abrogando la clausola stessa. In tal modo la cooperativa non sarebbe più morosa nei confronti dell’Ente ed il Comune potrebbe intrattenere con essa ogni lecito rapporto. Il mancato rispetto del contratto espone, invece, la cooperativa ad inadempienza contrattuale!
Noi non abbiamo, quindi, chiesto la rescissione del contratto, per come qualcuno vorrebbe far capire, ma solo indicato di far rispettare la legalità! Per quanto riguarda il processo “Alchemia” , bene fece il Comune a costituirsi parte civile: lo avrebbe fatto chiunque e per qualunque processo contro la ‘ndrangheta! Questo, però, non giustifica che i contratti non vadano onorati; o, vogliamo ripeterlo per l’ennesima volta, che non vadano rivisitati!
Inoltre, la comprensione del contratto, magari rileggendolo più volte o facendoselo spiegare da persone ferrate in materia, cancella qualsiasi paura di eventuali contenziosi!
Garantimmo l’Ente ed i giovani soci della cooperativa con un contratto legale, coraggioso e con “reciproco ed adeguato equilibrio economico”!