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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 09 GENNAIO 2025

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Clamorosa decisione della cassazione sulla “famiglia” reggina Fontana La sorpendente decisione della Suprema Corte premia anche il lavoro di tutto il collegio difensivo rappresentato dagli avvocati Natale Carbone, Bruno Poggio, Francesco Calabrese Manlio Morcella, Teodoro Reppucci, Giovanni Gurnari, Salvatore Morabito, Vincenzo Gennaro, Raffaele Manduca e Pasquale Maraguccio

Clamorosa decisione della cassazione sulla “famiglia”  reggina Fontana La sorpendente decisione della Suprema Corte  premia anche il lavoro di tutto  il  collegio difensivo rappresentato dagli avvocati Natale Carbone, Bruno  Poggio,  Francesco Calabrese  Manlio Morcella,  Teodoro Reppucci, Giovanni Gurnari,  Salvatore Morabito,  Vincenzo Gennaro, Raffaele Manduca e  Pasquale Maraguccio

L’ipotesi accusatoria di mafiosità elevata della direzione distrettuale antimafia di
Reggio Calabria nei confronti di una nota famiglia di imprenditori di Reggio
Calabria, i Fontana, appariva granitica sino a ieri sera.
Le società investigate, riconducibili tutte alla famiglia Fontana, avevano effettuato e
gestito all’inizio degli anni 2000 e per un decennio, la manutenzione degli automezzi
per il servizio raccolta dei rifiuti nella città di Reggio Calabria, con ritenuta
infiltrazione in società a partecipazione pubblica, la Leonia spa, realizzando, a parere
degli inquirenti, rilevanti sovrafatturazioni, grazie all’aiuto di funzionari infedeli.
Infatti, dal momento dei clamorosi arresti, passando attraverso la decisione di primo
grado intervenuta il 27.07.16 e sino alla decisione della Corte di appello maturata il
13.05.20, le varie Autorità Giudiziarie avevano decisamente affermato la esistenza di
una associazione di tipo mafioso organizzata dall’imprenditore Fontana Antonino, il
quale avrebbe utilizzato la fama intimidatrice del padre Giovanni, ritenuto mafioso
nel lontano 1991, coadiuvato dai fratelli Giuseppe Carmelo e Francesco Giovanni,
intestando alle proprie mogli varie società.

Per l’ultimo grado di giudizio, quello di legittimità, Fontana Antonino, condannato ad
anni 16 e mesi 6 di reclusione, colui che avrebbe posto in essere le più rilevanti
attività societarie cadute sotto la lente degli investigatori, sceglie di rafforzare la
difesa nominando il cassazionista Dario Vannetiello del Foro di Napoli.
Ed è proprio all’esito del giudizio di legittimità che è maturata una clamorosa svolta.
La Suprema Corte di Cassazione, sesta sezione penale, presieduta dalla Dottoressa
Petruzzellis e che ha visto come relatrice la dottoressa Vigna, nonostante il
Procuratore Generale dottoressa Picardi avesse chiesto di escludere solo la natura
armata della compagine confermando la penale responsabilità di tutti gli imputati,
ha annullato senza rinvio sia la condanna per associazione di stampo mafioso, sia le
varie condanne per intestazioni fittizie, oltre a travolgere ulteriori statuizioni.
Trattasi di uno dei rarissimi casi in cui i Giudici capitolini, oltre ad annullare la
sentenza di condanna per mafia, hanno ritenuto addirittura superfluo un nuovo
giudizio innanzi alla Corte di appello, nuovo giudizio che verrà svolto solo per De
Caria Bruno Maria ma al solo fine di individuare la pena che costui merita rispetto
ad reato di peculato.
La sorpendente decisione della Suprema Corte premia anche il lavoro di tutto il
collegio difensivo rappresentato dagli avvocati Natale Carbone, Bruno Poggio,
Francesco Calabrese Manlio Morcella, Teodoro Reppucci, Giovanni Gurnari,
Salvatore Morabito, Vincenzo Gennaro, Raffaele Manduca e Pasquale Maraguccio.