Comitato del Si alla Centrale di Saline Joniche: “Messaggi mafiosi contro il progetto Sei”
redazione | Il 28, Giu 2014
“La ‘ndrangheta non vuole la centrale termoelettrica di Saline. Non la vuole e per questo ‘soffia sul fuoco’, alimentando la paura irrazionale dei cittadini di fronte a un’opera autorizzata da una valutazione d’impatto ambientale perfettamente legittima, che ha retto a tutti i gradi di giudizio dello Stato”
Comitato del Si alla Centrale di Saline Joniche: “Messaggi mafiosi contro il progetto Sei”
“La ‘ndrangheta non vuole la centrale termoelettrica di Saline. Non la vuole e per questo ‘soffia sul fuoco’, alimentando la paura irrazionale dei cittadini di fronte a un’opera autorizzata da una valutazione d’impatto ambientale perfettamente legittima, che ha retto a tutti i gradi di giudizio dello Stato”
Riceviamo e pubblichiamo:
L’allarme lanciato dal nostro comitato alcuni mesi fa si sta rivelando sempre più fondato. La criminalità si oppone alla centrale termoelettrica di Saline Joniche, l’unico vero investimento pronto a partire in Calabria: un investimento di un miliardo e mezzo di euro ostacolato da chi vuole che nella nostra terra non cambi nulla.
La ‘ndrangheta non vuole la centrale termoelettrica di Saline. Non la vuole e per questo “soffia sul fuoco”, alimentando la paura irrazionale dei cittadini di fronte a un’opera autorizzata da una valutazione d’impatto ambientale perfettamente legittima, che ha retto a tutti i gradi di giudizio dello Stato.
Ogni giorno di più emerge che le preoccupazioni del Cosice erano purtroppo reali.
Si leggono quotidianamente messaggi paramafiosi contro la centrale. Come quelli di chi definisce un “atto intimidatorio” il fatto che la SEI si sia rivolta alla magistratura per ottenere giustizia delle proprie ragioni.
La SEI ha subito un grave danno d’immagine da parte degli sparuti gruppi “no coke”. In un mondo libero dalla mafia, se si ritiene che un diritto sia stato violato, si va in tribunale.
In Calabria, invece, sostengono alcuni esponenti politici locali, se ti rivolgi a un giudice sei responsabile di un “atto intimidatorio” e meriti il marchio di infamia.
La gravità di queste affermazioni è evidente e non ha bisogno di commenti.
Come non ha bisogno di commenti l’atteggiamento di un consiglio regionale dalla lingua biforcuta: a Milano i politici calabresi stanno con la SEI e incitano la società ad andare avanti nel suo progetto, riconoscendo il valore dell’unico progetto che bonificherà un luogo di morte come l’ex Liquichimica. A Reggio Calabria invece diventano all’improvviso tutti campioni del “no alla centrale”, chiedendo non si sa bene a chi un “progetto di sviluppo alternativo” quando dovrebbero essere loro a proporlo, visto che sono profumatamente pagati per questo.
Ma perché i nostri rappresentanti si oppongono alla centrale?
All’inizio eravamo portati a pensare che i politici calabresi non volessero perdere consenso, ma oggi, sappiamo che non è così.
Probabilmente a far paura ai consiglieri calabresi non sono i pochissimi guerriglieri del “no a tutto”, ma altre e ben più allarmanti situazioni.
Entità oscure a cui, forse, non possono dire di no.
Entità che vogliono che a Saline ci siano solo eternit e leucemie.
Entità che, come loro, pensano che sia da “infami” andare davanti a un giudice.
Noi a tutto questo ci opponiamo e continueremo a vigilare chiedendo che il progetto SEI vada avanti, nella legalità e contro chi, nell’oscurità, tesse trame inquietanti perché tutto resti com’è.
Comitato del Si alla Centrale di Saline J.