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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 16 DICEMBRE 2024

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Commissione d’accesso antimafia anche a Rende

Commissione d’accesso antimafia anche a Rende

| Il 22, Nov 2012

Il prefetto di Cosenza ha nominato i componenti chiamati a indagare sulla situazione del municipio, dopo l’arresto dell’ex sindaco Bernaudo e dell’ex vicesindaco Ruffolo

Commissione d’accesso antimafia anche a Rende

Il prefetto di Cosenza ha nominato i componenti chiamati a indagare sulla situazione del municipio, dopo l’arresto dell’ex sindaco Bernaudo e dell’ex vicesindaco Ruffolo

 

 

COSENZA – Il prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, su delega del Ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha disposto l’accesso antimafia nel Comune di Rende. La decisione trae origine dall’arresto, avvenuto il 15 novembre scorso, dell’ex sindaco, Umberto Bernaudo, e dell’ex assessore Pietro Paolo Ruffolo, entrambi del Pd. L’accesso antimafia, secondo quanto riferisce una nota della prefettura di Cosenza, avrà la durata di tre mesi, prorogabili, in caso di necessità, per altri tre. La Commissione d’accesso nel Comune di Rende, si afferma nella nota della Prefettura, “é stata incaricata di accertare la sussistenza di eventuali tentativi d’ infiltrazione mafiosa nell’Amministrazione comunale anche per soddisfare l’esigenza della massima trasparenza”. Umberto Bernaudo è consigliere provinciale di Cosenza, mentre Ruffolo si era dimesso dalla carica di consigliere provinciale dopo essere stato nominato assessore. Incarico dal quale si era successivamente autosospeso dopo avere ricevuto un’informazione di garanzia per il reato di usura, aggravata dalle modalità mafiose.

La Commissione d’accesso è composta dal Vice Prefetto Francesco Antonio Cappetta, dal Vice Prefetto Aggiunto Antonio Gullì e dal Dirigente di prima fascia Domenico Giordano. L’attività di accertamento durerà tre mesi, periodo eventualmente prorogabile. Sulla possibile nomina della commissione, nei giorni scorsi, alla vigilia degli arresti, si era registrata una dura polemica fra il Pdl, che sosteneva la necessità del provvedimento, ed il centro-sinistra, che difendeva l’operato degli amministratori del grosso centro dell’Hinterland cosentino. Al centro delle indagini della Dda di Catanzaro, l’attività di una cooperativa di servizi promossa dal Comune che aveva assunto ‘ndranghetisti o loro congiounti in cambio di sostegno elettorale.