Concluso il Giardini delle Esperidi Festival 2017 Il punto di incontro tra il luogo abitato e quello desiderato
Anche quest’anno Giardini delle Esperidi ha mantenuto fede al suo compito, quello di
restituire alle comunità la bellezza dei luoghi dimenticati. Lo ha fatto riaprendo il sentiero che
conduce al Canyon Timpe Rosse, opera d’arte naturale dentro il comprensorio di Zagarise.
Aprire l’antica strada che dall’interno porta al mare, dove si trovava la leggendaria città di
Barbaro, vuol dire restituire a un turismo responsabile che punta sul dialogo e sulla condivisione
un senso del confine che è legame invece di separazione.
Un fiume di amici, appassionati, escursionisti, curiosi, hanno percorso per la prima volta le cime
rosse di arenaria, in una forma di resistenza culturale che non ha temuto nemmeno il
maltempo.
La riscoperta della Macchina della lana, l’antico opificio abbandonato, architettura idraulica
protoindustriale di epoca basiliana, dissotterrata dai rami di edera infestante per iniziativa
congiunta di Giardini delle Esperidi e dell’amministrazione comunale di Zagarise, ha concluso
quattro intensi giorni che possono fare storia. La storia di una rete di comuni della Sila
(Zagarise, Magisano, Albi, Soveria Simeri) in grado di collaborare per dare ai paesi, che sono il
vero centro di questa regione, un’autostima identitaria animata da pratiche concrete e
possibili.
Un’organizzazione comunitaria, uno spazio aperto in cui ogni artista ha potuto esprimersi:
Giardini delle Esperidi ha raccolto curiosità, testimonianze, ospiti da ogni parte d’Italia, unendo
gli appassionati di ogni casa della Paesologia, ciascuno con nuovi sguardi e nuove proposte.
Scrivendo un ideale manifesto dei luoghi, sempre in divenire, l’evento ha visto in ogni
conversazione un progetto per rivalutare le aree interne, per creare un trait d’union tra i
distretti e le loro peculiarità rurali o industriali, con l’aiuto di partner importanti: il Comune di
Prato – attraverso l’assessore Daniela Toccafondi – si è raccontato insieme a piccoli borghi
della Sila, cercando strategie condivise, il Parco della Sila tramite la sua direzione –
rappresentata al Festival dal Presidente Sonia Ferrari e dal direttore facente funzioni Giuseppe
Luzzi – ha confermato il patrimonio dell’umanità che dobbiamo essere in grado di tutelare e
mantenere. Insieme alle istituzioni hanno partecipato la Riserva naturale delle Valli Cupe,
l’Ordine degli Architetti di Catanzaro, l’Ufficio territoriale per la biodiversità del Corpo Forestale
dello Stato con il responsabile Nicola Cucci e tutte le professionalità che possono
concretamente operare delle nuove pratiche per dare valore culturale, turistico, economico
ma sostenibile a questa Calabria interiore, poco osservata ma che vive di un fermento ricco e
progettuale.
In un percorso lungo tre anni Giardini delle Esperidi si è fatto strada superando le distanze
geografiche, le diffidenze, i confini istituzionali e lo ha fatto attraverso la poesia, la cultura, la
bellezza di una regione malraccontata. In questa edizione si sono esibiti artisti e musicisti
calabresi e non, scrittori di luoghi, di viaggi, esperti di politiche ambientali, architetti,
archeologi, storici e intellettuali, tutti con uno sguardo nuovo da dedicare a questa regione:
sin dall’incontro al Centro Visite Casa Giulia di Buturo, attraverso contributi diversi si è cercato
di costruire una geografia completa di ciò che è possibile realizzare insieme, una comunità
sempre meno provvisoria ma sempre più aperta, in grado di raccontare la Calabria in un
nuovo modo, di riscoprire a colpi di buone iniziative un passato archeologico sepolto e a volte
dimenticato, di dare valore alle eccellenze: per questo gli sponsor e i partner del festival, la
pasta del pastificio artigianale Fioccata, la pluripremiata birra Gladium, la patata della Sila,
tutte le piccole realtà che esistono e resistono nello spopolamento dell’entroterra con il loro
prodotto che conserva l’ormai rara sapienza artigiana, hanno rappresentato un’attenzione e
una forma di resistenza a realtà che meritano di essere difese e diffuse.
Un festival che lascia ogni anno un’eredità forte, nelle menti e nei cuori di chi vi partecipa:
Giardini delle Esperidi vive anche dello sguardo degli suoi artisti, scrittori, poeti su di sé. Per
questo l’edizione 2017 ha visto progetti artistici originali, pensati proprio per il paese di Zagarise
e per i suoi spazi rimasti accoglienti e collettivi: Bella per forza 30×60 di Doris Maninger, il
grande tappeto decorato di colori con la tecnica di timbro che usa la patata silana ha avuto
la sua genesi a Zagarise, per poi diffondersi come progetto di arte comunitaria in giro per la
Calabria e pronto a viaggiare per il mondo. La “buccia” simbolica che protegge le piccole
realtà resistenti è stata oggetto anche di Landscape Peels, il progetto del collettivo Pensando
Meridiano, mentre Rural Mon Amour di Ivana Ruffolo ha impreziosito il paese usando come
simbolo la perla, prezioso emblema d’appartenenza. Installazioni di poesia visiva per i vicoli,
reading letterari e di matrice storica (Sulle rive dello Ionio di George Gissing e Le leggende di
Barbaro, entrambe interpretate come ogni anno nelle scenografie naturali più adatte
dall’Associazione Maschera e Volto e – nel caso di Gissing – da uno dei suoi più grandi esperti
Mauro Francesco Minervino), le letture paesologiche di storie contadine, le degustazioni
multisensoriali con Anna Aloi, la passeggiata al Ponte delle Prenete, la riscoperta della casa
museo di Antonino Greco a Vincolise, i numerosi libri sul viaggio, sulle radici e sul senso del
ritorno, oltre all’esplorazione e alla riapertura della Macchina della lana e del Canyon Timpe
Rosse, hanno reso il festival un viaggio esperienziale continuo, quello che un luogo dovrebbe
offrire sempre non solo a turisti e curiosi, ma soprattutto ai propri abitanti.
Un impegno importante, che in quest’edizione è diventato una promessa: le strade di Zagarise
si sono riempite per più giorni di bambini e giovani di ogni età, a lavoro nei numerosi workshop
preparati per loro, alle prese con colori, suoni, fotografia, arte, tecnologia, storia, storytelling. I
loro occhi entusiasti sono una prova che un’educazione alla bellezza e alla cura esiste, per
costruire l’attitudine alla cultura sostenibile.
Una sostenibilità che si crea attraverso voci e saperi diversi, le gemme contenute in piccoli
paesi separati da grandi alture e poche strade, attraverso sapori e profumi caratteristici,
voglia di fare, di dedicarsi, di prendersi cura di ciò che c’è e migliorarlo.
Giardini delle Esperidi è stato e continua ad essere un insieme di linguaggi che si uniscono a
raccontare una bella storia della Calabria fatta di condivisione, ottimismo, speranza, il punto
di incontro tra il luogo che abitiamo e quello desiderato.