Concluso il restauro del Cavaliere di Casa Marafioti Esperti a confronto al MArRC per l'intervento finanziato dal Gruppo Intesa Sanpaolo
Un tavolo di confronto per presentare i risultati dell’intervento di restauro sul Cavaliere di Cara Marafioti, la scultura databile alla fine del V secolo a.C. e scoperta da Paolo Orsi nel 1911 nell’area archeologica dell’antica Locri Epizefiri.
Al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, ospiti del Direttore Carmelo Malacrino, i relatori hanno sciolto i nodi sulla storia conservativa dell’opera a partire dai primi lavori effettuati, negli anni ’20 del secolo scorso, dal restauratore Giuseppe Damico.
«Il Cavaliere di Casa Marafioti – ha dichiarato il direttore Malacrino – dopo un lungo intervento di restauro viene finalmente restituito alla collettività. È stata un’operazione resa possibile col progetto Restituzioni, messo in campo dal Gruppo Intesa Sanpaolo e giunto alla sua XVII edizione. Un’iniziativa che ha riguardato 150 opere d’arte in tutta Italia per il biennio 2014 – 2015, tra queste anche il gruppo statuario proveniente dall’area archeologica di Locri Epizefiri. La prossima settimana il Cavaliere lascerà il MArRC per essere esposto in anteprima a Milano, per la XXIV edizione delle Giornate di Primavera del FAI, sempre nell’ambito della mostra che il Gruppo Sanpaolo ha allestito nelle Gallerie d’Italia dal 1 aprile al 17 luglio 2016. Successivamente il Cavaliere farà trionfalmente ritorno a Reggio Calabria per essere esposto all’interno della nuova esposizione».
«Il manufatto è stato esposto da sempre, però è stato studiato poco, benché abbia suscitato l’interesse degli archeologi nel corso dei tempi – ha dichiarato Rossella Agostino, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Locri. Sul Cavaliere è attivo un progetto scientifico, in sinergia con l’università della Calabria, che ne approfondisce l’analisi dal punto di vista stilistico e archeologico».
Maurizio Poletti, professore di Archeologica Classica all’Università della Calabria ha ricordato «il metodo rigoroso della ricerca di Paolo Orsi», scopritore del Cavaliere e dei suoi 186 frammenti «ritrovati in uno stato lacunoso». «Orsi conduce lo scavo in un luogo isolato di Locri e riviene molti materiali architettonici tra cui la statua e intuisce l’importanza del gruppo fittile. Secondo le mie analisi – ha continuato Poletti- si potrebbe trattare di un dioscuro ed è possibile che ci fosse un’altra immagine statuaria oggi perduta».
Al restauratore Giuseppe Mantella il compito di illustrare le peculiarità del gruppo fittile e l’intervento conservativo. «Le operazioni di restauro sono state precedute da indagini scientifiche e conoscitive sul manufatto – ha affermato – utili ad indirizzare le procedure dell’intervento. Il lavoro è il risultato di sinergie efficaci tra archeologi e restauratori, in un lavoro di squadra che ha permesso di capire qualcosa in più rispetto al passato e alla storia raccontata da Orsi. Abbiamo effettuato un intervento storicizzato per mantenere l’integrità del primo recupero, con le nuove tecnologie, studiandone i materiali e i colori utilizzati. Ciò ha permesso di conoscere altri dettagli sulla perizia tecnica degli scultori».
«Il rilievo tridimensionale e le fotografie ad altissima risoluzione – ha concluso Rosanna Pesce per DigiArt – hanno offerto migliori dettagli ai restauratori, raccogliendo immagini ed elaborati che confluiranno in un documentario che accompagnerà il Cavaliere durante la sua permanenza a Milano».