Condannata a due anni la deputata Maria Grazia Laganà
redazione | Il 06, Ott 2012
Ritenuta colpevole di truffa quando era dirigente dell’Asl di Locri
Condannata a due anni la deputata Maria Grazia Laganà
Ritenuta colpevole di truffa quando era dirigente dell’Asl di Locri
(ANSA) – LOCRI (REGGIO CALABRIA) – La deputata del Pd Maria Grazia Laganà è stata condannata a due anni di reclusione, pena sospesa, dal Tribunale di Locri per truffa, falso ed abuso. La Laganà, vedova di Franco Fortugno, il vice presidente del Consiglio regionale calabrese ucciso a Locri il 16 ottobre 2005, era imputata in qualità di ex vice direttore sanitario dell’Azienda sanitaria di Locri per una presunta truffa compiuta nell’estate 2005 ai danni dell’ente per forniture di materiale.
Al momento della lettura della sentenza, la parlamentare non era in aula. Nessun commento è stato fatto dai suoi legali. Il tribunale ha poi condannato, a un anno e quattro mesi per falso e abuso, Pasquale Rappoccio, ex titolare della Medinex, la ditta fornitrice di materiale sanitario che avrebbe beneficiato degli appalti illeciti e l’ex dirigente dell’Asl di Locri, Maurizio Marchese. Assolti, invece, altri due ex dirigenti dell’Asl di Locri, Albina Micheletti e Nunzio Papa. Il pm Giuseppe Adornato, nella sua requisitoria, aveva chiesto la condanna di Maria Grazia Laganà a tre anni, quella di Marchese e Rappoccio a due anni e l’assoluzione di Papa e Micheletti. L’inchiesta che ha portato al processo concluso oggi, era stata avviata nel 2006 dopo la relazione del prefetto Basilone, nominato commissario all’Asl di Locri in seguito allo scioglimento dell’Azienda disposto all’indomani dell’omicidio di Francesco Fortugno.
ON. LAGANA’: MI AUTOSOSPENDO DA PD E GRUPPO
“Mi auguro che la sentenza venga depositata rapidamente per procedere in appello dove sono certa verrà riconosciuta la mia innocenza. In attesa, reputo doveroso autosospendermi da ogni incarico di partito, dal gruppo parlamentare e anche da iscritta. Lo faccio per rispetto al Pd, per evitare speculazioni e per avere possibilità di difendere la mia rettitudine e la mia trasparenza professionale ed umana ancor prima che politica”. Lo afferma Maria Grazia Laganà dopo la condanna inflittale dal tribunale di Locri.
“Prendo atto della decisione dei giudici, che rispetto ma che non posso assolutamente accettare, ribadendo ancora una volta la mia completa estraneità ai fatti contestati”. Così la deputata del Pd Maria Grazia Laganà ha commentato la condanna a due anni inflittale dal Tribunale di Locri per una presunta truffa ai danni dell’Azienda sanitaria di Locri quando, nel 2005, era vice direttore sanitario. “La presunta tentata truffa che avrei commesso – ha proseguito in una nota – si basa su atti che non recano la mia firma ma quella di un’altra persona che, imputata nello stesso processo, è stata assolta. Par di capire che i giudici hanno ritenuto che chi ha firmato le carte incriminate lo avrebbe fatto su mia istigazione e senza volerlo, cosa abbastanza difficile da credere quando parliamo di figure apicali aventi una diretta responsabilità nella gestione di un servizio delicato come può essere quello di un pronto soccorso. A questo punto, non intendo sottrarmi neppure a un’ulteriore valutazione di merito: quei presidi sanitari, che non ho mai ordinato né imposto ad altri di ordinare, erano comunque utili e, anzi, indispensabili per una struttura fondamentale come quella del pronto soccorso dell’ospedale di Locri”. “Mi auguro adesso – ha sostenuto la Laganà – che la sentenza venga depositata rapidamente, per poter procedere in tempi brevissimi a ricorrere in appello, dove sono certa che verrà pienamente riconosciuta la mia innocenza, dando anche una risposta alle tante persone che continuano a sostenermi. In attesa di tutto ciò reputo doveroso autosospendermi da ogni da ogni incarico di partito, dal gruppo parlamentare e anche da iscritta del Partito Democratico. Lo faccio per rispetto al Pd, lo faccio per evitare qualsiasi speculazione politica ulteriore e lo faccio per avere ampia possibilità di difendere la mia rettitudine e la mia trasparenza professionale ed umana ancor prima che politica”. “Non pensavo – ha concluso Maria Grazia Laganà – di dover pagare anche questo tributo all’impegno per la legalità e la lotta a qualsiasi forma di criminalità, a cominciare da quella mafiosa, impegno che io in prima persona, e prima di me mio marito, abbiamo sempre portato avanti senza defezioni e senza tentennamenti. Purtroppo è ancora lunga la strada che devo compiere e la battaglia che devo ingaggiare in difesa della verità ma non ho dubbi sul fatto che alla fine verità e giustizia riuscirò ad ottenere”.