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TAURIANOVA (RC), VENERDì 22 NOVEMBRE 2024

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Condizioni inumane e degradanti anche nelle carceri calabresi Candido (Radicali): "Il presidente Oliverio istituisca subito garante regionale dei detenuti. C'è anche chi sconta una pena illegale"

Condizioni inumane e degradanti anche nelle carceri calabresi Candido (Radicali): "Il presidente Oliverio istituisca subito garante regionale dei detenuti. C'è anche chi sconta una pena illegale"
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A chiedere con forza l’istituzione e la nomina del Garante dei Detenuti
regionale, con un comunicato stampa, è l’esponente radicale Giuseppe
Candido. Il senso del comunicato è che “non c’è tempo da perdere” perché
“oltre a condizioni inumane e degradanti, oltre alle condizioni igienico
sanitarie”, sostiene nel comunicato il radicale, “alcuni dei detenuti
stanno dietro le sbarre per una legge dichiarata incostituzionale. Non solo
la metà delle carceri calabre continuano a rimanere sovraffollate, non solo
hanno pareti ammuffite, scarafaggi e, pure in Calabria, i detenuti
patiscono l’assenza di lavoro che non li rieduca e di personale che possa
consentire loro le ore di passeggio e socializzazione. Condizioni inumane e
degradanti anche per chi in carcere lavora, agenti, educatori e direttori.
Nella triste fotografia pubblicata nel rapporto “Oltre i tre metri quadri”
curato dall’associazione Antigone ma fondato sui dati pubblicati dal
Ministero della Giustizia,” – continua Candido nella nota – “emerge una
realtà calabrese desolante: ben sei, di dodici istituti di pena, permangono
in condizioni di sovraffollamento, e anche quelle meno affollate soffrono
gravi carenze igieniche. Una situazione che come Radicali abbiamo sempre
denunciato dopo ogni nostra visita condotta nelle carceri. Senza
dimenticare quanto denunciato dal Presidente della Corte d’Appello di
Catanzaro, Domenico Introcaso durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario
lo scorso 15 gennaio che ha parlato, letteralmente, di gravi condizioni
igienico sanitarie in cui tutti gli istituti di pena calabresi versano. Il
presidente Mario Oliverio,” – scrive ancora Candido – “in attesa che il
Parlamento almeno discuta un provvedimento di amnistia e indulto così come
aveva indicato chiarissimamente nel messaggio inviato alla Camere
nell’ottobre 2013 l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
ha un grandissimo potere: quello di istituire subito il Garante regionale
delle persone private della libertà personale”.

Poi la nota prosegue ricordando la lotta nonviolente per chiedere un
provvedimento di amnistia e indulto. “Rita Bernardini,” – si legge nella
nota “segretaria dei Radicali, è in sciopero della fame da 10 marzo proprio
per ricordare quel messaggio di Napolitano che, come Radicali, abbiamo
fatto nostro manifesto politico a rilanciare in ogni luogo e che, appunto,
sollevava l’obbligo giuridico (oltreché morale) di far cessare subito le
condizioni inumane e degradanti che la sentenza Torreggiani della CEDU
aveva sanzionato come strutturali e sistematiche e che, come dimostra la
recentissima sentenza del Tribunale di Sorveglianza di Firenze che ha
scarcerato e risarcito un detenuto per aver patito una detenzione inumana e
degradante nell’Istituto di pena di Sollicciano, spesso continuano a
permanere. Quel giudice ha scarcerato il detenuto non solo in base al
minimo (violato) dei tre metri quadri che un detenuto ha il diritto umano
ad avere, ma anche (e forse sarebbe da dire soprattutto) in relazione alle
condizioni strutturali del carcere: muffa alle pareti, scarafaggi e ragni
nelle celle, mancanza d’acqua calda. Condizioni che anche nelle carceri
calabresi ricorrono dappertutto. Non sono occasionali, ma, come il
sovraffollamento, sono pure loro strutturali e sistemiche. Il Garante
Regionale dei detenuti, in attesa di un provvedimento di amnistia e
indulto, consentirebbe quantomeno di far emergere i casi più eclatanti che
pure esistono in Calabria anche per come dimostrato nelle numerose visite,
fatte anche a Capodanno, come da consuetudine del partito radicale.
Olivero, su questo, potrebbe marcare la differenza. Ma c’è un altro aspetto
che dovrebbe invitare a considerare, con maggior ragione, la necessità
urgente del Garante: anche nelle carceri, e magari in condizioni inumane e
degradanti, oggi c’è pure chi sconta una pena illegale di fatto illegale
perché irrorata in base a una legge dichiarata incostituzionale: la
Fini-Giovanardi. Una legge dichiarata incostituzionale dalla suprema Corte
nel febbraio 2014 e, adesso, con la sentenza n°22621 del 26 febbraio
scorso, la Cassazione ha ribadito la necessità di “rideterminare” (a
ribasso) tutte le pene riguardanti le così dette droghe leggere. È la
stessa Cassazione che sembra ricordare al legislatore, magari nelle more di
un’amnistia specifica e mirata, che nelle carceri ci sono persone
sottoposte, di fatto, ad una pena illegale”.