Operazione contro la cosca Gallicianò di Condofuri, 22 arresti tra Reggio e Viterbo
redazione | Il 06, Mag 2013
La cosca attiva anche nel Lazio dove grazie ad una serie di imprese ripuliva denaro sporco proveniente da attività illecite – I NOMI DEGLI ARRESTATI
Operazione contro la cosca Gallicianò di Condofuri, 22 arresti tra Reggio Calabria e Viterbo
Considerate contigue alla cosca Gallicianò attiva a Condofuri ma con ramificazione anche a nel Lazio dove grazie ad una serie di imprese si ripuliva denaro sporco proveniente da attività illecite
Il Comando Provinciale di Reggio Calabria sta eseguendo un’Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 22 soggetti appartenenti e contigui alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata “locale di Gallicianò”, operante a Condofuri (RC) e territori limitrofi, nonché nella provincia di Viterbo, responsabili a vario titolo di:
– associazione di tipo mafioso (art. 416 bis commi 1 – 2 – 3 – 4 – 5 – c.p.);
– detenzione illegale di armi comuni da sparo, con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed allo scopo di agevolare l’organizzazione mafiosa (artt. 2 e 7 l. 895/1967, nonché art. 7 l. n. 203/91);
– concorso in riciclaggio, con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed allo scopo di agevolare l’organizzazione mafiosa (art. 648 bis cp ed art. 7 l. n. 203/91);
– concorso in impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed allo scopo di agevolare l’organizzazione mafiosa (art. 648 ter cp ed art. 7 l. n. 203/91).
Nel corso dell’attività investigativa, avviata nel settembre del 2009, i Carabinieri hanno accertato come nel comune di Condofuri (RC) siano operanti 3 (tre) locali di ‘ndrangheta: Condofuri Marina, San Carlo e Gallicianò. Le indagini hanno ulteriormente consentito di confermare e documentare le attività criminali e le sue dinamiche interne, anche attraverso l’assegnazione di cariche e gradi.
Le investigazioni hanno inquadrato le attività della famiglia a capo della locale di Gallicianò ed hanno consentito individuare un rodato sistema di riciclaggio di denaro che, partendo dalla Calabria, era ripulito attraverso le ditte ubicate nel Viterbese per tornare successivamente nel capoluogo reggino.
Contestualmente all’esecuzione del provvedimento restrittivo, verrà eseguito un decreto di sequestro probatorio di 6 (sei) aziende, operanti nel settore dei trasporti, ortofrutticolo ed immobiliare.
L’operazione è stata chiamata “El Dorado”. Il valore del sequestro beni ammonta a circa 20 milioni di euro.
I particolari dell’operazione saranno resi noti agli organi d’informazione nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta presso il Comando Provinciale dei Carabinieri dal Procuratore Capo della Repubblica di Reggio Calabria, dott. Cafiero de Raho e dal Procuratore Aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria, dott. Nicola Gratteri.
ECCO IL COMUNICATO DEL COMANDO PROVINCIALE DEI CARABINIERI DI REGGIO CALABRIA
In data 06 maggio 2013, personale del Comando Provinciale di Reggio Calabria, Viterbo, Terni, Chieti e Roma, su ordine del GIP del Tribunale di Reggio Calabria, accogliendo le richieste formulate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – nella persona del Sostituto Procuratore dott. Antonio DE BERNARDO e del procuratore Aggiunto Nicola GRATTERI – ha dato esecuzione a nr. 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti, a vario titolo indagati per: associazione per delinquere di stampo mafioso, detenzione illegale di armi comuni da sparo, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, tutte ipotesi delittuose aggravate dall’art. 7 L. 203/91 (per aver favorito un’associazione per delinquere di stampo mafioso).
L’indagine nasce nel settembre 2009 nei territori di Condofuri (RC), ponendo la propria attenzione sulla famiglia NUCERA e sulle loro attività economico-commerciali.
Uno degli elementi essenziali è la scoperta del locale di ‘ndrangheta di “Gallicianò”, cuore dell’area Grecanica e frazione aspromontana del Comune di Condofuri, caratterizzato tra l’altro dalla presenza di già due locali: Condofuri Marina e Condofuri San Carlo.
Le attività, ancora una volta, dimostrando la presenza ed il controllo del territorio da parte della ‘ndrangheta, hanno consentito individuare, addirittura, le precise delimitazioni territoriali e le competenze dei rispettivi locali. Infatti, la località Acquapendente dividerebbe il confine del locale di Gallicianò con quello di San Carlo.
Eloquente è il contrasto sorto per l’assunzione del “comando” all’interno della famiglia, dove, per ribadire i poteri di un capo su un altro, sono dovuti intervenire altri soggetti “importanti” che, nonostante non appartenessero a quel locale, hanno posto soluzione alla questione. Il tutto nasce nel 2002 con l’arresto per 416 bis di NUCERA Giuseppe cl. ’46, già capo-locale di Gallicianò ed allorquando NUCERA Antonio cl ’55, si surroga il diritto di autonominarsi capo-locale, senza chiedere alcuna autorizzazione ne far giungere al primo alcuna “imbasciata”. Quando nel 2008, NUCERA Giuseppe viene scarcerato ed ha terminato tutti gli obblighi di legge, pretende nuovamente la carica toltagli. All’uopo, NUCERA Domenico, genero di Giuseppe e nipote di NUCERA Antonio, interviene per porre fine alla questione ed organizza un incontro il 26.12.2009, che si risolve a favore del NUCERA Giuseppe.
Le investigazioni hanno consentito appurare come sin dall’inizio, CORSO Alberto, socio in affari dei fratelli NUCERA e loro referente nella provincia di Viterbo, è indicato da FOTI Domenico e NUCERA Antonio come “contrasto onorato” ed è lui stesso a ricevere un illuminante lezione sulla ‘ndrangheta da parte di NUCERA Domenico che gli spiega l’organizzazione, l’assegnazione delle cariche in occasione della festa della Madonna di Polsi, la suddivisione dei locali, lo sviluppo della carriera ‘ndranghetistica dal basso, gli fa vedere la propria incisione e la carica di Santa che detiene. Il CORSO Alberto viene poi rassicurato dal NUCERA Domenico che gli promette direttamente la carica di sgarrista, senza passare per quella intermedia di camorrista e che, se poi vorrà andare oltre, non deve preoccuparsi poiché comunque lo aiuterà lui. NUCERA Domenico continua raccontandogli il rito del Battesimo, la lettura di una formula, la ferita da procurarsi con un coltello sul dito e la goccia di sangue che deve fare cadere su un limone ed infine il santino che deve essere completamente bruciato.
L’indagine ha consentito, ulteriormente, appurare un sistema di riciclaggio di denaro sporco che partendo dalla Calabria, passava per il Lazio attraverso alcune ditte e ritornava in provincia di Reggio Calabria. Già nel mese di aprile 2009, CORSO Alberto e NUCERA Francesco, titolari di alcune piccole aziende nella provincia di Viterbo, si presentano a Reggio Calabria e tramite NUCERA Antonio, chiedono del denaro poiché la ditta ortofrutticola CIMINA dei fratelli CORSO era in forti difficoltà economiche. Nel maggio 2009 NUCERA Antonio, fermato ad un posto di controllo nella provincia di Viterbo, viene trovato in possesso di circa 50.000 euro in contanti dalla Guardia di Finanza e lo stesso dichiara che erano soldi provenienti dalla Svizzera e che servivano ai nipoti NUCERA per pagare gli operai. Invece si evince che i soldi erano per i fratelli CORSO e provenivano dalla Calabria. I fratelli NUCERA e CORSO si stima abbiano preso circa 600.000 euro dalla Calabria e reinvestiti nelle ditte NUCERA TRASPORTI, VITERCALABRA ed ORTOFRUTTA CIMINÀ. La restituzione del denaro avveniva mediante l’invio mensile di 7.500 euro e di 50.000 euro una tantum, allo zio NUCERA Antonio, che per il tramite di VITALE Domenico, li restituiva a chi aveva dato il credito, fra cui MUSOLINO Rocco.
L’intera operazione, convenzionalmente denominata “El Dorado”, prende il nome proprio da questa attività di riciclaggio, che ha consentito di costruire un intero impero e paradiso economico nella provincia di Viterbo.
Sono state poi sottoposte a sequestro probatorio 6 (sei) aziende, tutte riconducibili ai fratelli Corso e Nucera.
ELENCO DEGLI INDAGATI COLPITI DA ORDINANZA CAUTELARE DI CUSTODIA IN CARCERE
1. CASILI Antonino, classe 1955
2. CORSO Alberto, classe 1976
3. CORSO Augusto, classe 1962
4. FOTI Domenico, classe 1958
5. MANTI Concetto, classe 1970
6. MESIANO Tommaso, classe 1958
7. NUCERA Antonio, classe 1941
8. NUCERA Antonio, classe 1955
9. NUCERA Bruno, classe 1958
10. NUCERA Carmelo, classe 1950
11. NUCERA Carmelo, classe 1970
12. NUCERA Diego, classe 1948
13. NUCERA Domenico, classe 1971
14. NUCERA Filippo, classe 1941
15. NUCERA Francesco, classe 1981
16. NUCERA Giuseppe, classe 1946
17. NUCERA Raffaele, classe 1963
18. NUCERA Raffaele, classe 1973
19. RASO Roberto, classe 1972
20. RODA’ Pietro, classe 1966
21. VITALE Domenico, classe 1959
22. ZINDATO Girolamo, classe 1973
AZIENDE SEQUESTRATE
– T.C.I. Trasporti Centro Italia srl;
– VITERCALABRA AUTOTRASPORTI srl;
– NUCERA TRASPORTI srl;
– ORTOFRUTTICOLA CIMINA srl;
– ORTFRUIT INTERNATIONALE srl;
– CIMINA IMMOBILIARE srl;
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