Confiscati beni per 5 mln al boss di Limbadi Antonio Mancuso
redazione | Il 02, Apr 2012
Operazione della Dia di Catanzaro, sigilli a terreni e fabbricati
Confiscati beni per 5 mln al boss di Limbadi Antonio Mancuso
Operazione della Dia di Catanzaro, sigilli a terreni e fabbricati
(ANSA) – VIBO VALENTIA – La Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha confiscato beni mobili ed immobili per un valore complessivo di oltre cinque milioni di euro riconducibili ad Antonio Mancuso, di 73 anni, di Limbadi, detto ‘Zio ‘ntoni’, sorvegliato speciale di polizia, ritenuto come uno dei capi carismatici dell’omonima cosca che opera nel vibonese. Il provvedimento di confisca, adottato dal tribunale di Vibo Valentia, riguarda 73 appezzamenti di terreno, sei fabbricati ed alcuni rapporti bancari, già sequestrati nel giugno dello scorso anno dopo una proposta in tal senso avanzata dal direttore della Dia. “Emerge dagli atti – è scritto nel provvedimento di confisca – che Antonio Mancuso sarebbe personaggio ben inserito negli ambienti criminali operanti nella provincia di Vibo Valentia, ove è ritenuto un elemento verticistico, e risulterebbe tra i personaggi più carismatici della cosca Mancuso di Limbadi, i cui interessi, com’é noto, sono rivolti anche verso altre regioni e persino all’Estero”. “Dagli accertamenti svolti dalla Dia – proseguono i giudici del Tribunale – risulta aver avuto redditi pressoché inesistenti dal 1989 ad oggi. Tale dato descrive quindi una palese sproporzione tra il valore dei beni sequestrati ed il reddito e quindi consente di ritenere ingiustificata la provenienza dei beni”.
DIFENSORI MANCUSO, CONFISCA CENSURABILE
Il provvedimento di confisca beni emesso a carico di Antonio Mancuso dal tribunale di Vibo Valentia – sezione misure di prevenzione “che pur con deferenza si rispetta, è censurabile sia sotto il profilo fattuale che giuridico e pertanto, su questi presupposti, verrà celermente gravato d’appello”. Lo sostengono, in una nota, i difensori di Mancuso, avvocati Antonio Galati e Giuseppe di Renzo. “In particolare – proseguono i legali – si evidenzia che il valore dei beni, per la gran parte intestati a Maria Cicerone, moglie del proposto e titolare di un’azienda agricola con rilevanti redditi, è documentalmente inferiore a quanto diffuso dalla stampa, posto che l’iniziale valutazione ha subito un ridimensionamento all’esito dell’istruttoria della procedura. Da ultimo si segnala che l’intero compendio di beni era già stato oggetto, in passato, di precedenti sequestri ed integralmente restituito”.
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