Considerazioni ragionate per tentare di trovare razionalità all’interno di vicende nel mentre si assiste alla decadenza della politica Di Bruno Morgante
L’Italia è prigioniera dell’ambizione di un uomo come Conte, nuovo alla politica, chiamato per caso a svolgere il ruolo di capo del governo.
Ha capito subito che la politica nel’attuale fase postideologica è tesa semplicemente al consenso, quale metro e misura della sua bontà, i suoi rappresentanti sono tigri di carta che assurgono velocemente alla gloria e altrettanto velocemente scompaiono.
In questo senso il teatro della politica può non essere dissimile dal grande fratello.
Alle eliminazioni settimanali con il voto dei telespettatori si sono sostituiti i sondaggi settimanali, che ormai sono valutati da tutti, compreso il sistema della comunicazione e l’immaginario collettivo, alla pari di votazioni.
Diventano scenari di fondo, funzionali alla sceneggiatura complessiva, il parlamento, il governo, i programmi politici.
Conte ha compreso che importante è da una parte essere in assonanza con la pancia della gente, dato fondamentale per egemonizzare il governo, dall’altra comprendere e gestire le dinamiche interne nel rapporto tra i partiti della maggioranza, per non essere disarcionato.
I problemi reali non contano se non per essere strumento di comunicazione da saper usare per generare emozione e identificazione nella gente, senza bisogno di interventi concreti per tentare di risolverli
Tutto è ridotto a un eterno presente.
Può succedere così che i sondaggi possano premiare chi ha saputo giocare, anche se non ha prodotto niente.
Conte, appena approvata la legge di bilancio 2020, con la sterilizzazione dell’IVA, aveva intuito le dinamiche interne all’alleanza, nata tra partiti che venivano da storie di odio reciproco.
Vi era una incomunicabilità tra Italia Viva, nata pochi mesi prima da una scissione dal PD, scissione che aveva accentuato divergenze interne profondissime, e il PD stesso, che aveva subito l’alleanza in quanto aveva evitato elezioni anticipate, già concordate con Salvini, vanificando la possibilità di liberarsi, in sede di formazione delle liste, di Renzi e dei renziani, che erano ancora dentro il partito.
Vi era diffidenza tra M5S e PD e tra M5S e Italia Viva, derivante da odio e delegittimazione reciproca che avevano caratterizzato per anni i rapporti politici e personali tra questi partiti e i loro dirigenti.
Il PD fece buon viso a cattivo gioco e si predispose subito a lanciare segnali di pace e di amicizia al M5S, in crisi di identità e di consensi, che prendevano la forma di una proposta di alleanza da far diventare strutturale e da estendere sui territori.
Il M5S, partito ancora non avvezzo completamente alla politica alternava a segnali di disponibilità, che per loro rappresentavano una speranza di rimanere nel gioco grosso della politica, dopo i risultati elettorali disastrosi delle elezioni europee, rigurgiti di antipolitica e di diversità rispetto ai partiti.
Il PD con pazienza persegue il suo obiettivo di alleanza con il M5S, , anche se il prezzo è essere succube del M5S e apparire senza identità, permettendosi ogni tanto di protestare con Conte perché intervenga sui grillini.
In questo schema schema Conte assume una posizione di forza incredibile, perchè da una parte di rappresenta il maggiore partito, dall’altra è il garante di un rapporto tra M5S e PD, per cui può assumere l’atteggiamento che piu’ è gradito alla gente per tenere su i sondaggi, senza dover temere critiche dalla sua maggioranza, se non da Italia Viva, che è tenuto volontariamente fuori da queste dinamiche interne alla maggioranza.
E’ chiaro sin dall’inizio che Italia Viva è una ferita aperta per il PD, per cui gioca a mantenerla ai margini del governo, di fatto costituendo una maggioranza nella maggioranza, precostituendosi crediti nei confronti del PD.
Il partito Italia Viva non ha nessun interesse ad andare al voto, non ha appoggi dal sistema della comunicazione perchè non ha potere, per cui pe Conte è facile non solo tenerlo ai margini del governo, ma anche sbeffeggiarlo e ridicolizzarlo se avanza proposte, utilizzando, quasi non riconoscendone l’identità politica, la fama negativa del suo leader Matteo Renzi, che viene da una campagna di odio da parte degli ex comunisti e dei grillini.
La gente, impaurita dalla pandemia, che vive come in una parentesi con la sospensione del tempo, vuole essere rassicurata e non essere messa davanti a problemi, per cui ha gioco facile, nel clima di consenso in cui vive, rispondere alle proposte che Italia Viva avanza con veline per ridicolizzare e derubricare ogni proposta di Renzi come narcisismo, irresponsabilità rispetto ai morti e alle sofferenze del popolo, allucinazioni, metodo per piantare bandierine per ottenere posti di potere.
Succede con il piano shock per l’economia.
Succede con la proposta di prorogare l’entrata in vigore del blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado.
Succede con le proposte di avere un piano di interventi per imparare a convivere con il covid e programmare la riapertura delle fabbriche e dei luoghi di lavoro, la riapertura delle scuole, partendo dalle ultime classi delle scuole medie di primo e secondo grado, avendo predisposto progetti, da concordare con datori di lavoro e con i sindacati, perchè la riapertura, anche in termini di tempi, sia effettuata in sicurezza, avvertendo che è giusto fare tutto per non morire di covid, ma bisogna evitare anche di morire di fame.
Succede con la proposta a Maggio, quando la UE ha deciso i fondi per aiuto ai sistemi sanitari dei paesi membri, , di utilizzare i fondi del MES per la sanità (37 miliardi), perchè si garantiscano sistemi efficienti e sparsi sul territorio per fare tamponi di massa, adeguamento dei sistemi di sicurezza per le scuole, perchè venga attrezzata la sanità , con strutture adeguate sul territorio e con personale di cui è carente, in buona parte del mezzogiorno, approfittando della diminuzione dei contagi con l’arrivo dell’estate per prevenire una eventuale seconda ondata in autunno.
Si oppone il M5S per una posizione ideologica dovuta al fatto che al proprio interno ancora ci sono grosse contrarietà alla UE, che comporta il silenzio del PD, che pure si era espresso favorevolmente al suo utilizzo.
A tutte queste iniziative la migliore reazione è stata di scherno, e nessun commento ufficiale da parte di conte nel merito delle proposte.
L’unico momento in cui Conte ha preso in considerazione Italia Viva è stato quando ha avuto bisogno dei suoi voti per la necessità di difendere dalla mozione di sfiducia individuale, presentata da Salvini, Bonafede, ministro delle giustizia, suo fedelissimo e suo mentore, in disaccordo pesante con Italia Viva ai tempi del blocco della prescrizione.
Per la prima volta dalla formazione della maggioranza Conte chiede un incontro con una delegazione di Italia Viva e raggiunge un accordo sulla costituzione di un tavolo sui problemi della giustizia, sull’approvazione di un decreto per la regolarizzazione e la visibilità di immigrati resi invisibili dal decreto sulla sicurezza di Salvini, proposto da tempo dalla ministra Bellanova, con l’opposizione soprattutto del M5S, sull’assegno unico per i figli proposto dalla ministra Bonetti, sull’approvazione di un decreto sulle semplificazioni per recepire la necessità di cantierare i 120 cantieri individuati con il piano shock per l’Italia, con la nomina di commissari, sulla garanzia di aprire una sessione di confronto per arrivare a un accordo politico programmatico del governo per arrivare senza scosse al 2023 (tutti questi impegni sono stati lodati come presa d’atto della attenzione di Conte verso le proposte di Itali Viva e della accettazione del principio di collegialità dentro il governo nell’intervento della Boschi alla camera nell’annunciare il voto contrario alla mozione di Salvini, generando da una parte irritazione sia nel M5S che nel PD, dall’altra un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo).
Sicuramente Conte è furbo e nel prendere impegni, necessari per ottenere la salvezza di Bonafede, aveva già la scappatoia per non irritare la sua maggioranza
Nel mentre mantiene l’impegni riguardante il decreto sulle semplificazioni, inviso sia al M5S per posizioni ideologiche contro le infrastrutture, sia al PD che ha dimostrato di non conoscere il problema sulla base della reazione avuta quando Italia Viva avanzò la proposta del piano shock per l’Italia, Conte introduce però molti passaggi, che ne vanificano in buona parte il significato tra cui un decreto del pdc entro il 31 Dicembre perchè, in una lista di 50 cantieri per una spesa complessiva di 66 miliardi di euro, a fianco di ogni cantiere individuato, in grado di essere subito cantierato, sia individuato un commissario (il decreto non è stato emanato).
Lo stesso succede con il decreto per la regolarizzazione e la visibilità degli immigrati, inviso al M5S, ancora legato al decreto sicurezza varato nel governo con Salvini, per cui impongono vincoli e certificazioni, specialmente per quanto riguarda i lavoratori in agricoltura, che ne ha vanificato molto l’impatto, nel silenzio complce di PD e dei sindacati.
Succede con il tavolo sulla giustizia che non viene mai istituito.
Succede con l’impegno di aprire una sessione di confronto nella maggioranza, anche perchè è diventata pressante anche la richiesta da parte del PD dopo l’incontro di Conte con Italia Viva.
A un primo incontro non ne sono seguiti altri, anche se, sia Renzi, che Zingaretti continuano a chiederlo prevedendo anche una ipotesi di rimpasto con l’entrata di capi o alti dirigenti di partito nell’esecutivo per rafforzare la rinnovata maggioranza.
Renzi viene impiccato a questa ipotesi di rimpasto interpretato come richiesta di posti da parte di Italia Viva e di un ruolo di Renzi nel governo, derubricando a questa interpretazione ogni suo discorso sull’argomento e facendo perdere di forza anche alla richiesta del PD, che la fa decadere.
Da quel momento ogni presa di posizione di Renzi viene interpretata, con il concorso di tutto il sistema dell’informazione, come un ricatto di Renzi per avere poltrone.
Nessuno si permette di valutare nel merito le proposte, derubricate a bandierine e a ricatto, anche se avanzate dal leader del partito i cui voti sono determinanti per la maggioranza.
Nel mese di Luglio la UE ha messo in piedi la proposta del recovery fund con 209 miliardi tra fondo perduto e debito destinati all’Italia, la maggiore cifra rispetto a tutti gli altri stati, perchè l’Italia ha al suo interno le regioni del mezzogiorno, tra le aree piu’ arretrate d’Europa, che abbisognano di investimenti per recuperare il divario esistente.
Per accedere ai fondi gli stati membri debbono elaborare un recovery plan con gli investimenti da effettuare coerenti con tre grandi direttrici proposte dalla UE, da realizzare entro il 2026 con cronoprogrammi annuali, pena la perdita dei finanziamenti.
Italia Viva avanza la richiesta di una sessione agostana all’interno della maggioranza per redigere il recovery plan e portarlo poi al confronto nel parlamento con l’opposizione e con le forze sociali ed economiche, dato che ci sono le risorse per interventi in grado di risolvere nodi strutturali che limitano la crescita del paese, recuperare il divario nord sud, fare le riforme necessarie per rendere efficiente il sistema paese, per, in sintesi, avere una visione dell’Italia del futuro da lasciare alle nuove generazioni, quale contropartita per il debito che viene loro lasciato, in quanto la maggior parte dei soldi sono a prestito garantito dalla UE, ma sempre debito.
Subito quasi tutte le regioni del centro nord, compreso Bonaccini presidente della regione Emilia Romagna, fanno a gara per prenotare soldi del recovery fund per recuperare le perdite di PIL dovute ala pandemia, compreso i minori incassi del loro sistema sanitario dovute al blocco del “turisno sanitario” dal mezzogiorno!
Torna, con appoggio del grande circuito della comunicazione, la teoria dei due tempi.
Prima dare ossigeno e rafforzare il sistema che funziona per produrre ricchezza, così dopo si potranno avere le risorse per investire nel sud.
Se si esclude De Luca, presidente della Campania, gli altri presidenti meridionali tacciono, così come il PD e il M5S.
Dal M5S parte l’insinuazione, diventata subito luogo comune, che il grande attivismo di Renzi intorno al recovery plan significa che vuole mettere le mani sui soldi UE.
Conte, invece di rispondere istituisce una task force di esperti con a capo Colao, per avere un supporto tecnico per la redazione del recovery fund.
Ai primi giorni del mese di Settembre Conte riceve da Colao una prima relazione con indicati gli interventi da effettuare per avere un impatto sulla crescita del PIL e per rendere competitivo il sistema paese.
Viene sciolta la task force per avere completato il lavoro e della relazione non si sa niente.
Conte convoca per settembre gli stati generali dell’economia a Cernobbio, da cui non arriva nessuna proposta, se non richieste di soldi e alla fine risulta solamente una passerella.
Conte, complici le elezioni amministrative di Settembre e l’avanzata della fase 2 della pandemia, non apre piu’ il discorso Recovery plan, anche se ci sono scadenze fissate dalla Ue, a cui deve arrivare il progetto entro i primi di Febbraio per essere approvato e per permettere l’incasso dell’anticipo entro il 2021, che per l’Itala è pari a 20 miliardi.
La costante di quanto successo è che Conte non vuole creare scontenti nella società, dove insegue il consenso carezzando nel verso del pelo ogni pulsione, al di là di ogni giudizio di merito, per cui se costretto delibera, ma strizzando l’occhio a chi sarebbe contrario, con l’introduzione di regolette nell’applicazione, che spesso ne vanificano gli obiettivi (in fondo Conte è a buon diritto il titolare dei decreti approvati “salvo intese”).
In fondo è lo stesso schema applicato alle approvazioni parlamentari di decreti o di leggi, su cui non intende mai mettere completamente la propria faccia, per cui ogni votazione del parlamento si porta fino al termine di scadenza, per poi approvarlo mettendo la fiducia per stato di necessità, impedendo una ampia discussione.
Ora siamo arrivati a fine 2020 con dpcm settimanali perchè non si assume una decisione defininitiva per contrastare e prepararsi alla terza ondata e si naviga alla giornata, con la legge di bilancio arrivata al senato dalla camera il 30 Dicembre per cui è stata posta subito la fiducia, non permettendo ai senatori e al presidente della repubblica, che la deve sottoscrivere, nemmeno di leggerla e dovendo fare un decreto lo steso giorno di correzione di una partita contabile sbagliata.
Il 9 Dicembre le ministre di Italia Viva, nella riunione del consiglio dei ministri convocato alle nove del mattino bloccano un emendamento da inserire nell’art. 184 della legge di bilancio, in discussione alla camera, pervenuto alle due ministre sette ore prima alle due di notte, contenente il recovery plan e la creazione di una fondazione, controllata da conte, che nominava anche il cda, per gestire la ciber security e il coordinamento dei servizi segreti.
Nel recovery plan era prevista una governance nominata da Conte che avrebbe gestito il piano in deroga alle leggi vigenti, con i poteri della pubblica amministrazione e con garanzia di scudo penale.
Subito le due ministre hanno contestato il metodo e il merito invitando il presidente a ritirare quell’emendamento, altrimenti non avrebbero garantito il voto dei parlamentari di Italia Viva alla legge di bilancio, nemmeno in caso di voto di fiducia.
In quel progetto, preparato non si sa da chi, venivano impegnati solamente i soldi a fondo perduto con la stragrande maggioranza di essi destinata a sussidi, bonus vari, assistenza, progettazione e ricerca nell’ambiente e assunzioni nella pubblica amministrazione, con briciole destinate a sanità, turismo, scuole e con l’utilizzazione di zero fondi a debito, in quanto i 66 miliardi di investimenti previsti , erano destinati a coprire costi di opere già finanziate a debito, comprese nel piano shock, (sicuramente quelle del decreto entro il 31 dicembre), per cui si otteneva solamente un risparmio sugli interessi, dato chi i soldi del recovery fund sono a zero interessi.
Praticamente Conte ha tentato di fare il furbo con la UE e prendere solo i soldi a fondo perduto, vanificando completamente l’obiettivo per cui la UE aveva creato il fondo e dimostrando di non credere nella possibilità dell’Italia di crescere tanto da essere in grado di onorare i debiti, per cui si sceglie di non aumentare i debiti, né con il MES, né con i fondi UE.
Al di là di come finirà intanto ritengo che è doveroso da parte degli altri partiti della maggioranza ringraziare Renzi e Italia Viva e chiedere scusa per tutti gli insulti che hanno dovuto subire per difendere la dignità e la possibilità di futuro per questo paese, avendo dimostrato molta responsabilità nell’arginare il sovranismo della destra, nel non reagire a provocazioni pesanti provenienti dai suoi alleati e dal responsabile comunicazione del Presidente del Consiglio , per permettere all’Italia di non rimanere fuori dai fondi europei, unica possibilità di grandi investimenti, sulla base di una visione del paese, di una speranza di ripresa,per poter superare la situazione attuale, che vede l’Italia con un debito al 160% e con una caduta di PIL con due cifre e con riflessi drammatici su occupazione e sviluppo.
Per quello che è successo in questi giorni e per come ha agito in questo anno, Conte, secondo me, è pronto ad imporre a PD e M5S, la sua politica contro Renzi, da lui considerato nemico mortale.
Come ha dichiarato nel pomeriggio non ritiene possibile una maggioranza con Italia Viva se questa ritirerà i ministri, costringendolo a rassegnare le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.
C’è dietro l’arroganza di chi ritiene lesa maestà bloccare un suo colpo di mano e di chi ritiene che sia lui a concedere scranni di ministro, senza nemmeno porsi il problema che per ricominciare con fiducia reciproca, dopo un anno in cui ha insultato e permesso la propaganda piu’ odiosa contro un partner di maggioranza, c’è bisogno del passaggio di una crisi per ricontrattare non solo i programmi, ma anche un nuovo patto con regole condivise per mandare avanti la coalizione.
Sono sue scelte che, speriamo, presuppongano che ha una maggioranza in parlamento con i “responsabili”, che dovrà imporre al PD, al M5S (ricordate quando non volevano nemmeno sentire parlare di trasformisti?) al presidente della repubblica, molto perplesso su queste operazioni, politicamente legittime, essendo la nostra una repubblica parlamentare , dove le maggioranze si formano in Parlamento
In questo caso Italia Viva andrà all’opposizione riacquistando libertà di azione, dignità politica, dopo un anno di continui insulti ed emarginazione.
Se ciò non fosse Conte sta imponendo all’Italia una crisi al buio, che imporrebbe la ricerca della possibilità di un governo senza Conte, che si basi sull’attuale maggioranza, spiegando a Crimi e a Di Maio che conviene loro rimanere nella maggioranza tutti uniti e non rischiare che molta parte dei loro parlamentari, per evitare elezioni anticipate, scelgano di appoggiare un governo di centrodestra.
L’importante è che si assicuri un governo, ognuno assumendosi le sue responsabilità.
Tutto quello che potrà accadere è nelle mani di Conte.