Continua (e si aggrava) l’odissea del paziente di San Ferdinando Silenzio totale da tutte le parti. Le porte restano chiuse e l'uomo non può fare dialisi
Avevamo trattato ieri la questione drammatica del centro dialisi di Taurianova, “denunciando” l’odissea di un uomo di San Ferdinando, malato gravemente che viene sballottato da un centro all’altro, addirittura scopriamo stamani, da Soriano Calabro fino a Serra San Bruno. E proprio stamani, ci giunge notizia in redazione che il primario del nosocomio di Serra San Bruno per tramite la persona che ha preso a cuore la questione (sig.ra Silvana Conti), ha detto che non è nelle condizioni fisiche ad affrontare simili spostamenti e ha trovato un uomo debilitato fisicamente, quasi collassato (e noi aggiungiamo, anche moralmente e umiliato come essere umano perché il diritto alla salute è costituzionale).
Ora, abbiamo dato ampio spazio alla questione, lo abbiamo fatto con la passione di una solidarietà che dovrebbe essere primaria specie per chi soffre e a problemi seri, oltre a diversi che non stiamo qui a menzionare in quanto a noi interessa la salute come condizione primaria. Ad oggi non abbiamo ricevuto alcun riscontro né dalle istituzioni né dal sindaco Fabio Scionti per quanto concerne la competenza del centro dialisi di Taurianova in quanto ricade nel territorio taurianovese né da qualche buon cuore di quel centro che al di là delle acclarate problematiche possa intervenire a sanare o quantomeno a lenire delle pene che forse, e diciamo forse, e speriamo non si prolungano ancora oltre. Cerchiamo quantomeno di evitare il peggio!
Ripubblichiamo in seguito il pezzo di ieri:
Esistono momenti in cui l’ironia irriverente deve doverosamente lasciare spazio alla serietà impertinente. Quella serietà necessaria per la quale ognuno di noi dovrà farne un uso quotidiano e concreto, avulsa da superbia o poca umiltà e pensare che i “pennacchi” non sono per sempre e tali possono diventare “diamanti” se hanno in sé la costanza del rispetto per i più deboli senza egoismi e indifferenze.
Avevo scritto un pezzo della solita “Lanterna” per denunciare un fatto gravissimo riguardante la situazione del centro emodialisi di Taurianova, e lo avevo fatto appellandomi a un sindaco che alcuni giorni fa, aveva esposto una denuncia sociale per le gravi condizioni in cui versa il Centro. Pregandolo di intervenire e impegnandosi a risolvere questa gravissima carenza, la quale colpisce non solo un’intera comunità oramai defraudata da ogni cosa compresa la speranza, ma anche e soprattutto, persone gravemente malate che solo con la dialisi potranno ancora alzarsi e osservare ancora altre albe.
Solo che il sindaco a cui era riferita la mia Lanterna non era quello di Taurianova ma della vicina Polistena, Michele Tripodi e poi, “per conoscenza” al sindaco di Taurianova. Ma in un istante le cose possono cambiare, così come pure le idee, e così tra quanto era stato scritto con irriverenza ironica e che voleva (solo) essere una provocazione al sindaco Fabio Scionti (e solo in questa seria occasione, lo citerò con il suo vero nome), rileggendo la denuncia del suo collega Tripodi, sbuca fuori un pezzo di questa Redazione dal titolo, “Deve fare dialisi ma non c’è posto, l’inferno di un uomo di San Ferdinando”. E allora inizi a scorrere nella lettura, man mano che vai avanti infuoca dentro di te una rabbia che fa rivivere momenti personali molto tristi e su ciò che può determinare una situazione in cui ti senti inerme, indifeso senza scudi protettivi. Affidandoti a ciò che non credi ma che in quel momento vorresti che esistesse qual è il famoso e così tanto lodato Dio dell’infinito. E pensi che ogni problema che ti inchioda ad un muro è figlio dell’indifferenza.
Piero Gobetti (per chi lo conosce), antifascista per eccezione e uomo per la quale traggo molto delle mie ispirazioni, sia per condizione post-illuminista che per seria rivendicazione liberal socialista, scrisse una volta: «L’indifferenza che pervade e irrigidisce la vita d’oggi. Malattia che consuma ed uccide, bassezza per cui i nervi si rompono all’atto stesso della loro funzione. Tutta la vita moderna è estenuata da questa spaventosa anemia». Ed è questo il sentimento che ho provato. Allora, non ho esitato a cestinare quella “maledetta Lanterna”, spogliandomi di tutto. Perché quando leggi, “Ha bisogno di fare dialisi, ma in nessun centro della Piana di Gioia Tauro, né altrove, si trova un posto. Le liste sono chilometriche e manca il personale infermieristico. Comincia così il calvario di un uomo di San Ferdinando, R. A. di 45 anni, disoccupato, che versa in gravi disagi economici e che può contare solo sull’aiuto dell’unica nipote (…), pensi che viviamo in un mondo di merda fatto di egoismi, indifferenza e pennacchi (non meritati) al vento di ogni specie, grado e appartenenza. Pensi anche a quei diciotto malati della Piana di Gioia Tauro che non possono fare la dialisi per carenza di personale al Centro di Taurianova (definita un’eccellenza anche dalle pagine del Corsera), e allora la rabbia sale, si inebria l’anima di nervosismi tale da voler fuoriuscire e prendere a calci in culo una società fatta di “indifferenti”, quel “peggior peccato contro i nostri simili non è l’odio ma l’indifferenza: questa è l’essenza della mancanza di umanità”, ci disse il grande Shaw. Già il due marzo scorso con la Lanterna fu trattato questo caso e nulla è cambiato rispetto alla “giostra” di questi anni.
Caro Fabio (ci diamo del tu dal vivo e mantengo anche qua tale confidenza), hai scritto nel tuo programma che “Taurianova Cambia”, lo hai fatto con un motivetto danzante che era un inno antico per una “liberazione” dei tempi che furono, ma che non ci appartenevano da vicino. Non so se sono quelle quattro unità di personale che manca, così come dice il tuo collega di Polistena, e spero che quel numero quattro, a volte nella vita così insignificante, possa ridare speranza non solo ad un Centro che stenta a soddisfare le esigenze primarie, ma anche alle persone che ogni giorno combattono ogni giorno contro la crudeltà di una malattia. Perché in un certo qual modo, la vita è stata crudele con loro, al di là di santi e di destini i quali lasciano il tempo che trovano. Ecco, tu sei un sindaco, sei un consigliere metropolitano, qualche voce in più tra un eco e grido che amplifica ce l’hai. Ecco, per un attimo, solo per un attimo dal profondo del cuore, alza la voce e metti da parte silenzi, un impeto di orgoglio per ridare dignità ad una città sempre più nella bufera del dimenticatoio. Si chiede molto?
Giuseppe Larosa