Continua la battaglia per ripristinare i treni in Calabria


Vertenza nazionale contro Trenitalia

Continua la battaglia per ripristinare i treni in Calabria

Vertenza nazionale contro Trenitalia



Fino al 31 gennaio si può aderire alla class action portata avanti da una rete di comitati territoriali e di cittadini-utenti. L’udienza è stata fissata per il prossimo 14 marzo. Si può aderire inviando una e-mail a “trenialsud@virgilio.it”. Appello rivolto

soprattutto a enti, istituzioni, associazioni, cittadini ecc. Qui di seguito una nota informativa dell’Avv. Maria Cecilia Gerace:

“Il Tribunale Amministrativo Regionale ha fissato per la discussione della

causa l’udienza del 14 marzo 2013. È importantissima l’adesione di Comuni

ed Associazioni in quanto rappresentativi di intere collettività ed

interessi generali. Le proteste per la riduzione del servizio ferroviario a

lunga percorrenza in Calabria, in particolare nella Locride, sono state

tante e di vario tipo nel corso degli anni; purtroppo non hanno ottenuto

risultati. L’adesione alla causa in corso è quindi l’ultima occasione per

difendere il nostro diritto a riavere il servizio pubblico, ad avere il

servizio pubblico al pari delle altre Regioni Italiane. Hanno già trasmesso

la delibera di adesione ed il mandato i Comuni di Brancaleone, Gerace,

Roccella Jonica. Tutti coloro che vogliono aderire possono recarsi presso

le Pro Loco della Provincia di Reggio Calabria, presso le associazioni

Codici (centro per i diritti del cittadino), Corsecom (coordinamento delle

organizzazioni economiche, sociali, culturali della Locride), Ferrovie in

Calabria, Italia Nostra Sez Crotone, oppure inviare un’email a

trenialsud@virgilio.it. Termine ultimo 31 gennaio 2013″.

In programma, in modo parallelo, e su scala regionale e nazionale, la

campagna di mobilitazione “RIPRENDIAMO IL TRENO E LE STAZIONI.

MOBILITIAMOCI” del CIUFER (Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie

Regionali). “Questa iniziativa – dichiarano i promotori in una nota stampa

nazionale – è stata promossa dal CIUFER che è un’associazione spontanea (di

cui fanno parte decine di Comitati di Pendolari del treno e molti cittadini

che hanno a cuore le sorti del trasporto ferroviario regionale). Il sistema

ferroviario nazionale sta subendo una trasformazione che si traduce in un

generale squilibrio nel diritto alla mobilità dei cittadini; si è scelto di

privilegiare l’Alta Velocità concentrando ingentissime risorse su nuove

linee (il cui costo unitario è risultato straordinariamente più elevato

rispetto a quello di linee analoghe in altre nazioni europee) e su servizi

destinati ad una componente di utenza limitata. In effetti nell’ultimo

decennio gli investimenti per servizi ordinari e regionali sono stati

minimi, di contro ingentissimi quelli per l’alta velocità (rapporto 4:100),

mentre il rapporto fra utenza (pendolari) sulla breve percorrenza e utenti

del TAV risulta del tutto inverso (2,9 milioni spostamenti locali

giornalieri contro 300 mila spostamenti sulla lunga distanza). Uno

squilibrio fra domanda e offerta incredibile; peraltro lo squilibrio è

multiplo e pesante sotto diversi punti di vista: il TAV favorisce le

relazioni fra le metropoli d’Italia, spesso marginalizzando il resto del

territorio; il TAV è fruibile solo dalle popolazioni del Nord Italia (si

ferma infatti in Campania, con soluzione di continuità a Sud); il TAV

presenta tariffe costose (accessibili solo a ceti a reddito medio-alto) e

quindi è discriminante; il TAV non si integra con le reti regionali; il TAV

non raggiunge le aree periferiche, collinari e montane. La consapevole e

scientifica destinazione di risorse sul TAV ha fatto il paio con una

politica tesa all’abbandono delle reti esistenti e dei servizi ordinari a

lunga percorrenza, regionali e delle ferrovie minori. Si è andato

depauperando e degradando un patrimonio di infrastrutture, strutture e

stazioni che era stato edificato in oltre un secolo e che aveva contribuito

ad unire l’Italia, a favorire gli scambi di persone, culture, merci, a

sviluppare intere aree del paese. Dimentichi dell’energia, delle risorse

umane e finanziarie, dei saperi e delle tecniche costruttive storiche

espresse dall’ingegneria italiana, si è sacrificato tutto sull’altare del

mercato e dei profitti, nella logica thatcheriana scellerata e perdente del

privatizzare a tutti i costi.

Il servizio ferroviario è stato affossato attraverso una miriade di azioni

deleterie, sempre giustificate da sedicenti motivazioni efficientiste; si è

così assistito nel tempo a fenomeni quali:

• Manutenzioni ritardate o non eseguite, fino a rendere le linee

impraticabili o spezzate in tronconi di scarsa utilità;

• Eliminazione dei binari di precedenza e d’incrocio, specie nelle stazioni

di testa (c. d. Rete snella);

• Tagli di migliaia di km di linee (solo nell’ultimo anno sono state

falcidiate decine di linee regionali in tutta la penisola);

• Cancellazione di migliaia di corse;

• Cancellazione dei treni a lunga percorrenza fra Nord e Sud del paese e

treni notte;

• Autoservizi sostitutivi, spesso di qualità modesta, in parallelo;

• Coincidenze estremamente scomode;

• Invecchiamento del materiale rotabile, senza rinnovo o potenziamento

adeguato;

• Peggioramento continuo dei servizi in termini di offerta e qualità

(pulizia, servizi agli utenti, sicurezza);

• Orari mal concepiti, non coordinati, spesso modificati senza preavviso,

sempre più frequenti soppressioni di corse.

Le manifestazioni locali dei pendolari e dei cittadini, occasionali, magari

anche forti e partecipate, pur numerose e frequenti, non riescono a

smuovere i vertici di governo. Politici e gestori dei servizi assumono

promesse vaghe e lasciano sbollire la rabbia dei cittadini, lasciando

insolute le questioni e rinunciando al rilancio delle Ferrovie Regionali.

Noi vogliamo organizzare le forze ed attivare forme di lotta e di

rivendicazione più incisive, secondo strategie chiare e azioni innovative,

chiamando a raccolta i movimenti diffusi sul territorio per dar loro una

stessa voce, una voce però molto forte. Vogliamo dire ai ministri, agli

assessori regionali, ai dirigenti delle Ferrovie, ai Moretti di turno che

ci siamo stancati dei loro giochi sulla pelle della comunità. Vorremmo far

capire che siamo determinati e abbiamo numeri, competenze e capacità per

essere incisivi; lo facciamo con delle proposte, lo facciamo in modo

costruttivo, la facciamo con alcune iniziative di mobilitazione a scala

nazionale. La prima di queste iniziative prevede il presenziamento di tutte

le stazioni d’Italia da parte dei sindaci, delle associazioni e dei singoli

cittadini sensibili alla Vertenza, Sabato 16 febbraio 2013, non a caso una

settimana prima della data delle elezioni politiche. Non bloccheremo i

treni, al contrario invitiamo tutti a viaggiare su un treno regionale in

giornata anche per un breve tragitto, in modo da riempire tutti i treni e

le stazioni. Dibattiti, letture di poesie e brani di letteratura,

distribuzione di volantini, discussioni sui temi della Vertenza avranno

luogo in tutte le stazioni. Laddove i treni sono stati cancellati si farà

una marcia a piedi simbolica lungo la ferrovia in adiacenza alle stazioni.

Chiederemo ai politici candidati di firmare la nostra vertenza…e vigileremo

sui loro comportamenti in sede di governo. All’iniziativa hanno aderito

anche Legambiente e Italia Nostra. Altre associazioni e movimenti stanno

ufficializzando la loro adesione. Chiediamo a tutti di segnalare la loro

presenza, in qualità di associazioni o semplici cittadini, e di divulgare

l’evento attraverso social network, giornali on line, giornali ordinari,

radio e TV locali. Proviamoci! Riprendiamoci i treni e le stazioni!”.