Contro i licenziamenti collettivi promessi da Unipolsai Lo "Sportello dei Diritti" al fianco dei lavoratori del gruppo e con i sindacati per impedire uno scempio che sarebbe il primo nella storia del rapporto tra compagnie assicurative e dipendenti
Nel silenzio pressochè generale, UnipolSai ha da tempo preannunciato il licenziamento
collettivo di ben 321 lavoratori. Ed ora che lo scorso 11 dicembre con una lettera
in cui giudica concluso il confronto e si ritiene «libera di assumere le iniziative
del caso», l’azienda ha di fatto rotto le trattative con i sindacati spianandosi
la strada verso il recesso dei rapporti di lavoro con oltre trecento lavoratori che
a breve potranno vedersi mandati a casa.Di seguito, quindi, Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti” riporta il comunicato a firma congiunta della
Segreteria Nazionale e del “Coordinamento FNA Gruppo Unipol” del sindacato autonomo
di categoria FNA che fotografa eloquentemente la situazione, confidando nella massima
diffusione da parte della stampa nazionale perchè si conosca tempestivamente e prima
della conclusione dell’incontro che si terrà in data odierna, quanto sta facendo
nei confronti dei lavoratori un’azienda che si pone tra le leader del mercato assicurativo
e che annovera nella sua tradizione uno spirito mutualistico che evidentemente sta
per essere definitivamente messo da parte per far posto al bieco “sentimento” del
profitto.”/UnipolSai si è posta l’obiettivo di fare un regalo natalizio alla categoria:
i licenziamenti collettivi, mascherati dalla necessità di “eliminare” i lavoratori
vecchi per “salvare” quelli giovani.// Chiariamo che questo concetto potrebbe
non essere assurdo, ma non è mai stato applicato da alcuna compagnia assicurativa
italiana, neppure da quelle in crisi e che tutte le riorganizzazioni del settore
sono sempre state effettuate con accordi con le organizzazioni sindacali che garantivano,
sempre, la non applicazione della legge 223, indispensabile per effettuare i licenziamenti
collettivi. Tutte le rappresentanze sindacali delle varie compagnie, su tutto il
territorio nazionale, hanno sino ad oggi sempre rifiutato e lottato contro l’applicazione
dei licenziamenti collettivi ed hanno sempre vinto. Lo spauracchio di un’applicazione
unilaterale della legge 223, da parte delle compagnie, è sempre esistito, ma non
è mai stata applicata perché le compagnie d’assicurazioni vendono fiducia ed
un eventuale stato di crisi della compagnia con licenziamenti collettivi non è ipotizzabile
che venga preso in considerazione dai vari managements, perché dichiarare lo stato
di crisi di una compagnia equivale a dichiarare le dimissioni del gruppo dirigente.
Uno degli elementi di maggior valore delle garanzie dei dipendenti direzionali è
stato, fino ad ora, l’assenza di licenziamenti collettivi. Anche le compagnie più
malmesse sul mercato hanno sempre evitato l’applicazione della legge 223 ed hanno
fatto, con le Organizzazioni sindacali, accordi basati sulla volontarietà ed il
ricorso a strumenti non traumatici.//Non ci risulta che UnipolSai sia un’azienda
in crisi, ed i risultati del settore banca non giustificano allarmismi; nei primi
nove mesi dell’anno la compagnia registra un utile netto consolidato di 593 milioni,
in linea con l’obiettivo fissato nel piano industriale, nel 2013 e 2014 ha continuato
ad assumere, ha dipendenti che effettuano un esorbitante numero di ore di straordinario,
non favorisce la concessione del part time, non incentiva adeguatamente l’esodo
volontario di coloro che non hanno requisiti per la pensione o per il fondo di solidarietà
(così come fanno in genere le compagnie del settore) e non ha ancora avviato gli
annunciati piani di riconversione professionale; inoltre nell’ultimo testo consegnato
alle organizzazioni sindacali è previsto un documento allegato che riporta il numero
di giovani (150) che UnipolSai si impegnerebbe ad assumere (forse è per pudore che
questa clausola non è stata inserita nell’accordo di uscite obbligatorie?). L’estensione
dell’accesso al fondo di solidarietà, a coloro che maturerebbero il requisito
del pensionamento dopo il 2019, sarebbe uno strumento che aiuterebbe a raggiungere
numeri superiori e senza traumi. A questo punto sorge naturale una domanda: dove
sono gli esuberi? Ricordiamoci che la legge 223 prefigura un iter molto preciso per
risolvere gli esuberi in modo non traumatico e che, solo alla fine di un confronto
conseguente ad uno stato di crisi, è possibile iniziare le procedure di licenziamento,
comunque mai applicate nelle compagnie d’assicurazioni italiane.//La F.N.A. non
ritiene che ricorrano i presupposti per licenziare e che si cerchi l’avallo del
sindacato per poter semplicemente allontanare i lavoratori più anziani, che sono
solo più costosi: questa politica non è certamente nuova nel mercato assicurativo
e viene chiamata svecchiamento ed è stata sempre condotta, sino ad oggi, con uscite
volontarie incentivate. A fronte di una riorganizzazione che presenta alcune carenze,
in cui sono stati scarsamente attesi i criteri stabiliti nell’accordo di fusione
del 18 dicembre 2013, e non sono stati garantiti, tra l’altro, l’equilibrio quali-quantitativo
delle attività tra le diverse piazze e la valorizzazione delle professionalità
ivi presenti, assumerebbe un’importanza strategica l’estromissione dei famosi
321 esuberi (stranamente questo numero è rimasto immutato malgrado le diverse fuoriuscite
degli ultimi mesi!) che, come agnelli sacrificali, consentirebbero finalmente di
poter dare attuazione agli interventi di risanamento per il raggiungimento degli
obiettivi aziendali di contenimento dei costi! Oltre a generare uno scontro generazionale,
con conseguente divisione dei colleghi che favorisce soltanto l’azienda, vengono
violati i diritti individuali dei lavoratori. Rammentiamo che questa manipolazione
dei diritti apre una strada molto pericolosa e, una volta introdotto, il principio
dell’obbligatorietà in futuro potrebbe colpire altre categorie di lavoratori,
a partire dal prossimo piano industriale (2016), che potrebbe prevedere il “sacrificio”
di un numero ben più elevato di colleghi: non solo quelli con i requisiti per la
pensione o l’accesso al fondo di solidarietà, ma anche coloro che sono impiegati
in attività non ritenute essenziali o esternalizzabili. UnipolSai ha, inoltre, da
poco tempo acquisito il gruppo Fondiaria Sai, con ineccepibili capacità imprenditoriali,
che hanno consentito un enorme balzo in avanti del Gruppo, non solo in termini di
fatturato ma anche di profittabilità. Purtroppo, la dichiarata volontà di uscire
dall’Ania, se non vengono conseguiti una ridefinizione degli organismi e la nomina
di un nuovo Presidente, nonché la determinazione di introdurre, per primi nel settore,
i licenziamenti collettivi segnano un cambio di marcia nella strategia tradizionale
di Unipol che trova precedenti nell’operato di Marchionne in Fiat e nel Governo
Renzi, a proposito dei Jobs Act.//Come organizzazione sindacale abbiamo sempre tutelato
e continuiamo a tutelare, in tutte le compagnie, le ragioni e i diritti dei lavoratori
di qualsiasi età e non possiamo, né vogliamo modificare o cedere diritti individuali.//Nel
corso dell’incontro di domani (23 dicembre) con l’amministratore delegato, saremo
disponibili a ricercare tutte le soluzioni che il buon senso ci potrà suggerire,
ma saremo fermi rispetto ai valori che ci animano ed al patrimonio sociale e culturale
che il settore ha saputo raggiungere/”.