Cos’altro in più insegna l’assoluzione dell’ex sindaco Idà, “Più che un errore è un orrore” "L'insistenza pilotata della giustizia che ha perso l'autocritica e l'umiltà"
redazione | Il 21, Nov 2024
Di Agostino Pantano dal suo profilo Facebook
COS’ALTRO IN PIU’ INSEGNA L’ASSOLUZIONE DEL SINDACO IDA’: PIU’ CHE UN ERRORE E’ UN ORRORE L’INSISTENZA PILOTATA DELLA GIUSTIZIA CHE HA PERSO L’AUTOCRITICA E L’UMILTA’.
L’operazione antimafia Faust di due anni fa ha modificato la storia amministrativa di due cittadine importanti della Piana reggina, Rosarno e Polistena, spodestando in maniera rivelatasi ingiusta i sindaci dell’epoca, Giuseppe Ida’ e Marco Policaro – centrodestra e centrosinistra – in attesa di quel processo che poi solo ieri è finito.
Pensate che mentre Policaro si dimise, solo per un coinvolgimento indiretto del suocero, al collega Ida’ venne riservata la barbarie dell’arresto e finanche del confino in località diversa.
Nel caso di Rosarno, poi, gli investigatori lessero in maniera capovolta anche l’attività di un consigliere di opposizione, Domenico Scriva, ma io qui non scrivo per riabilitare ulteriormente la politica, quanto per segnalare l’insistenza dell’accusa che a me pare anche in questo rivelatrice di un doloroso “teatro dell’assurdo” in cui l’antimafia calabrese capita spesso.
Prima che il giudice assolvesse l’avvocato ed ex sindaco Ida’, la Procura ne aveva chiesto la condanna a 13 anni: da cittadino mi chiedo come può esserci questa discrepanza di vedute tra due giudici che hanno seguito lo stesso processo.
Il pubblico ministero in questo nostro Paese ha perso l’umiltà , spesso accecato dall’obbligo dell’azione penale può usarlo a proprio piacimento senza ammettere mai – neanche a poche ore da un verdetto – di avere preso una cantonata. Lascio agli altri il commento su una indagine relativa ad un clan che secondo la sentenza non esiste, a me preoccupa un sistema che procura sofferenze personali, blocca talune carriere mentre altre le rilancia, censura il voto democratico e modifica la storia dei paesi.
Nessuno chiamerà errore l’accanimento di un giudice, il suo tentare di tenere il punto non per convinzione ma per non perdere la faccia, e questo se mi permettete non e’ un errore ma un orrore.