“Cosenza bloccata per anni dalla sinistra che favoriva Rende” Lo dichiara il movimento "Cosenza Positiva"
Per vent’anni ( con la giunta 75-80) , fino a metà degli anni novanta, chi bloccò la variante al piano regolatore generale Vittorini e favorì la spoliazione della città, contribuendo al trasferimento in blocco verso Rende: queste cose Carlo Guccione, che dal 1985 al 1990 fu consigliere comunale del Pci, le conosce bene. Conosce molto bene ciò che tutti sanno e cioè che l’assessore comunale all’urbanistica, all’epoca, era sempre espressione della corrente
socialista rendese, a garanzia del blocco che doveva essere operato su Cosenza. Tutto questo, però, ebbe inizio già prima, con la scellerata creazione dei quartieri ghetto , di edilizia popolare, che costruirono scientemente
l’emarginazione , a Cosenza come a Palermo, Roma o Napoli. L’idea della collettivizzazione urbanistica, che nasce proprio dal senso marxista del controllo sociale e dell’abbattimento delle piazze, creò bruttezza e ghettizzazione dappertutto. Ricorderà bene, Guccione, che l’allora Pci non fece niente per ribellarsi a questo stato di cose, nemmeno quando si trasformò in Pds e governò con la Dc, con il patto non scritto di non disseppellire mai la variante al piano regolatore generale, nè tantomeno di rivedere le sbagliate e perniciose previsioni di espansione cubica, privilegiate rispetto alla vera necessità che era quella del recupero del bello. Negli anni ottanta, bui e mesti, Cosenza non aveva centomila abitanti e anche questo il candidato a Sindaco lo sa: i dati furono adulterati per mantenere il civico consesso a cinquanta posti e per poter accedere a finanziamenti che, di fatto , non arrivarono mai. La classe politica dell’epoca, di cui oggi Guccione è erede ma della quale faceva parte con un ruolo istituzionale importante, costrinse Giacomo Mancini , proprio nel 1985, a far esaurire in pochi mesi la sua sindacatura. Quell’asse Cosenza- Rende che provocava un’enorme emorragia demografica non fu solo dettato dal fatto che oltre il Campagnano, obiettivamente, veniva costruita una città con verde e parcheggi, ma alimentato dall’assenza di programmazione urbanistica del capoluogo, dall’abbandono totale del centro storico, da brutture memorabili , da un’organizzazione del territorio basata semplicemente sul niente. L’espansione a macchia d’olio dell’Unical e di Rende ( unita alla creazione di centri residenziali come Contrada Rosario, Andreotta o Vadue ), lo svuotamento di funzioni centrali al centro storico , portarono al crollo demografico ( poi continuato velocemente negli anni 90 ) e alla perdita dell’identità. I danni prodotti da quella classe politica in 25 anni sono ancora ben visibili. Ancora oggi, però, Guccione ripropone quel modello assurdo ( di Grande Cosenza ) che si è già visto con la realizzazione di sistemi e di edifici che hanno paralizzato la città. Diventa assurdo aggrapparsi a questa verità che richiama gli eredi politici di quella stagione alle proprie, pesanti responsabilità , per attaccare chi, in soli quattro anni, ha costruito piazze, ha dato vita al recupero, ha scosso incredibilmente il comprensorio, ha portato i cittadini e gli studenti universitari per la prima volta a Cosenza , ha inventato i boulevard, ha consentito a tanti operatori commerciali notturni di poter incrementare incredibilmente il loro fatturato. Mario Occhiuto, che peraltro è un grande urbanista, ha redatto il Psc a zero consumo territorio , con una quota parte di edilizia sociale in ogni zona, incentivi per le aree dismesse, valorizzazione delle, zone agricole, perequazione urbanistica, struttura verde della città. Tutto questo dopo quarant’anni di sovradimensionamento e due milioni di
metri cubi. Cio’ che Occhiuto ha realizzato si chiama sociologia urbanistica, è studiata in tutte le Università italiane ed è l’unica via di prevenzione del disagio, della periferizzazione, delle emarginazioni costruite a
tavolino. Se si guarda la coalizione che sostiene Guccione, i protagonisti di quelle stagioni funeste sono ancora ben presenti; noi siamo altro, siamo il futuro.