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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 25 NOVEMBRE 2024

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Cosenza, tutti assolti imputati Processo “Squarcio” Si è concluso il processo scaturito da un'operazione contro i clan del Cosentino

Cosenza, tutti assolti imputati Processo “Squarcio” Si è concluso il processo scaturito da un'operazione contro i clan del Cosentino
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E’ giunto alla conclusione il processo più lungo della storia malavitosa cosentina. Tutti assolti gli imputati alla sbarra per l’inchiesta “Squarcio”, procedimento partito dalla Dda di Catanzaro nel 2000 con l’intento di mettere in scacco i clan del Cosentino. Gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero gestito il racket delle estorsioni, imponendo il pizzo alle società titolari degli appalti per l’ammodernamento dell’autostrada A3. L’impianto accusatorio è però crollato dal momento che le intercettazioni ambientali e telefoniche sono state dichiarate illegittime. Il collegio, presieduto dal giudice Di Dedda, ha assolto alcuni imputati perché il fatto non costituisce reato; per altri, invece, è subentrato l’istituto giuridico della prescrizione.
Pierpaolo Bruni, pm della Dda di Catanzaro, aveva chiesto 14 anni di carcere per Walter Gianluca Marsico; 8 anni per Luigi Gagliardi, accusato di associazione mafiosa e associazione finalizzata al narcotraffico, e Luisiano Castiglia, quest’ultimo brillantemente difeso dagli avvocati Angelo Pugliese e dal taurianovese Raffaele Rigoli, per associazione mafiosa. Per il reato di associazione finalizzata al narcotraffico la pubblica accusa aveva chiesto 24 anni di carcere per Ettore Lanzino; 7 anni per Vincenzo Dedato e 4 anni per Francesco Amodio e Angelo Colosso. Per Dedato, Amodio e Colosso, collaboratori d giustizia, le richieste di condanna comprendevano le attenuanti previste dall’ordinamento. Per alcuni capi di imputazione il pm ha chiesto il ne bis in idem (il non doversi procedere per la seconda volta per lo stesso reato) per Dedato e per Domenico Cicero (compreso il reato di associazione mafiosa). Per Amodio aveva chiesto, invece, la prescrizione sempre per alcuni capi di imputazione. Il collegio difensivo era composto, tra gli altri, dagli avvocati Manna, Garritano, Cinnante, Rendace e Belvedere.
I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alle estorsioni fino al traffico di sostanze stupefacenti e al tentato omicidio. Secondo l’impianto accusatorio, gli imprenditori dovevano pagare il pizzo per ogni appalto giudicato, cifre enormi per i lavori di ammodernamento che da anni si svolgono sull’autostrada. A fare da tramite fra le famiglie della ‘ndrangheta e le vittime del racket ci sarebbero stati anche una serie di imprenditori collusi del luogo. L’apocalittico scenario prospettato è stato ridimensionato dal Tribunale di Cosenza: nessun colpevole per una delle pagine più inquietanti della storia moderna cosentina.