Crisi maggioranza Rende, Miceli: “Dimissioni Manna” "Gli inciuci all’ombra del Borromeo sono l’esatto opposto del bene della città"
Rende – C’è una maggioranza a Rende targata Manna che in due anni e mezzo di mal governo ha dimostrato tutto il suo fallimento politico-amministrativo. Coloro che avevano promesso un rinnovamento sociale, culturale e finanziario della nostra città, sono riusciti a rinnovare, e con maggiore enfasi, esclusivamente i peggiori comportamenti del recente passato. Quello stesso passato che i cittadini rendesi credevano, con un voto democratico, di aver estirpato dal Comune e che in realtà ha continuato a vivacchiare qua e là tra le crepe dell’attuale esecutivo.
Inutile cercare di isolare un solo gruppo di maggioranza per addossargli precise responsabilità. La colpa dell’attuale stallo, che dura da oltre due anni, è da rintracciare invece nell’intera compagine politica che ha vinto le elezioni nel giugno del 2014 e che oggi mostra tutti i suoi limiti e le sue inefficienze.
Il colpo più basso che Manna può indirizzare alla città in questo momento sarebbe quello di allontanare un pezzo della sua maggioranza per accogliere al suo interno consiglieri della minoranza. Operazione trasformista che questa città non potrebbe accettare in silenzio, decisa come al solito fuori dai nostri confini comunali, per un interesse che è l’esatto opposto del “bene della città” che in questi giorni campeggia puntualmente nelle riflessioni a mezzo stampa.
Una campagna stampa che cerca di preparare gli elettori al presunto immediato salto della quaglia. Per far meglio digerire i cambi di casacca. Ma in nome e per conto di chi e che cosa? Se non saranno le poltrone, altri importanti settori del governo rendese potrebbero finire nelle mani sbagliate, non che ora non lo siano, attraverso un’operazione che noi del Movimento 5 Stelle contrastiamo e contestiamo apertamente e da sempre.
Per noi questa crisi ha un’unica soluzione: le dimissioni immediate di Manna e della sua maggioranza. Sarebbe l’unica alternativa valida per lasciare questa città conservando quel minimo di dignità che ormai si è ridotta ai minimi storici. Qualsiasi altra strada sarebbe l’ennesimo tradimento del voto popolare e della sua fiducia, già ampiamente provata, nelle istituzioni comunali rendesi.