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Crollo Barletta: quattro persone agli arresti domiciliari

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Il 3 ottobre scorso morirono cinque donne

Crollo Barletta: quattro persone agli arresti domiciliari

Il 3 ottobre scorso morirono cinque donne

 

 

(ANSA) BARLETTA – Per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni, quattro persone sono state poste agli arresti domiciliari e un’altra interdetta dall’attività professionale nell’ambito delle indagini sul crollo di una palazzina che a Barletta il 3 ottobre scorso provocò la morte di cinque donne. L’operazione è di polizia, carabinieri e Guardia di finanza. I provvedimenti restrittivi sono stati emessi dalla magistratura di Trani e riguardano il titolare e due dipendenti dell’ impresa che si occupava di demolire resti di una palazzina accanto a quella crollata, e il titolare dell’impresa di costruzioni che avrebbe dovuto edificarne un’altra nella stessa area. Il provvedimento di interdizione alla professione, in via cautelare, riguarda l’architetto che progettò i lavori che dirigeva. Nel crollo della palazzina morirono quattro donne che lavoravano a nero in un laboratorio di confezioni e la figlia quattordicenne dei titolari del laboratorio stesso.

‘INVITI’ GIP A TECNICI COMUNE – Ai tecnici comunali indagati per il crollo della palazzina i militari di Barletta della guardia di finanza hanno notificato un invito a rendere interrogatorio davanti al Gip per l’eventuale applicazione di provvedimenti interdittivi: sono accusati a vario titolo di condotte omissive quando erano state segnalate avvisaglie di cedimento.

ILLEGITTIMITA’ DEMOLIZIONE – L’inchiesta della procura di Trani sul crollo della palazzina di via Roma ha accertato l’illegittimità delle opere demolitorie di quanto rimasto del preesistente stabile adiacente a quello crollato. Infatti, non solo vennero eseguiti lavori in difformità rispetto al piano di demolizione elaborato dall’Ufficio tecnico comunale (che prevedeva l’utilizzo di mezzi manuali e di piccole dimensioni e i puntellamenti atti ad impedire cedimenti o collassi del confinante edificio) ma furono fatti lavori di demolizione in assenza della ‘dia’ che originariamente esisteva ma era diventata inefficace dal primo febbraio 2011. Tale condotta “imprudente ed imperita – sottolineano gli investigatori in una nota – veniva posta in essere dal titolare e dai dipendenti della ditta appaltatrice senza che venisse impedita dall’imprenditore proprietario del cantiere e dal direttore dei lavori, nonostante la comparsa nel confinante edificio, poi crollato, di gravi lesioni murarie”.

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