Cronache da una regione disastrata
redazione | Il 03, Mar 2012
Editoriale di Bruno Morgante
Cronache da una regione disastrata
Editoriale di Bruno Morgante
La Guardia di Finanza, in seguito ad accertamenti sui rimborsi ai privati da parte delle ASP calabresi, avrebbe scoperto venti milioni di rimborsi illeciti per gli anni che vanno dal 2007 al 2010. A questa cifra mancano i dati del 2007 di Reggio Calabria, in quanto non è reperibile la relativa documentazione. Sono stati emessi 30 avvisi di garanzia nei confronti dei dirigenti e dei direttori pro tempore delle ASP.
Da due anni è bloccato circa un miliardo di euro per l’edilizia sociale perché la giunta Scopelliti ha fatto ricorso al TAR avverso la graduatoria dei beneficiari predisposta dalla vecchia giunta. Il TAR ha rigettato il ricorso e la giunta Scopelliti ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, che ha fissato l’udienza per la decisione di merito per il 23 Ottobre del 2012. Potevano da tempo essere aperti cantieri per la costruzione di quattromila alloggi, cantieri alla portata dell’imprenditoria e dell’artigianato calabrese con benefici per l’occupazione, oltre a potere soddisfare il bisogno di alloggio a costi sostenibili di quattromila famiglie calabresi.
E’ stata approvata dal Consiglio Regionale la legge sul Piano Casa e anche qui si prevedono impugnazioni di fronte alla Corte Costituzionale da parte del governo nazionale, in quanto, a parere dell’opposizione, si è andati oltre quanto previsto dalla legge nazionale. La legge prevede che si può operare attraverso la Scia ( semplice comunicazione di inizio attività), senza preoccuparsi dei rischi di dissesto idrogeologico e dei rischi sismici, senza parlare della tutela paesaggistica, senza dover ottemperare a norme dettate da strumenti urbanistici esistenti, compreso le distanze tra fabbricati. Il cittadino, con una semplice comunicazione può aumentare del 20% la volumetria esistente, ottenere un premio volumetrico del 35% se abbatte e ricostruisce una vecchia costruzione, riconvertire ad abitazione, con cambiamento di destinazione d’uso, capannoni industriali ed artigianali per il 50% della volumetria.
E’ in atto una criminalizzazione del dissenso e della critica. Il consiglio comunale di Reggio Calabria, presso cui il Ministero degli Interni ha inviato la Commissione di Accesso per la verifica degli atti per l’accertamento dell’esistenza di condizionamenti o di infiltrazioni mafiose, ha approvato un documento con cui viene impegnato il Sindaco ad agire in giudizio nei confronti di chiunque con proprie dichiarazioni lederebbe l’immagine dell’amministrazione comunale. Il presidente Scopelliti, dopo essersi scagliato contro due giornalisti per alcuni servizi comparsi sulla Stampa e su Sole 24 Ore, continua ad attaccare chiunque dissente dall’operato della giunta bollandolo quale nemico del cambiamento e dei calabresi. Il PDL nazionale e regionale annuncia iniziative a sostegno del cambiamento e del presidente Scopelliti contro le dichiarazioni rese, sotto giuramento in un’aula del tribunale, dal colonnello dei carabinieri Valerio Giardina.
Il bilancio regionale è stato impugnato davanti alla Corte Costituzionale da parte del governo nazionale. I punti salienti di maggiore ed evidente incostituzionalità, oltre a diversi altri punti, sarebbero:
– Aumento arbitrario delle tasse automobilistiche;
– Stop alla struttura speciale del direttore del Consiglio Regionale i cui costi non sono quantificati;
– Stop alla erogazione di denaro per ripianare le perdite dell’Aeroporto dello Stretto e del’Ente Fiera di Cosenza;
– Stop all’aumento da una a tre delle “sezioni tecniche” della SUA (Stazione Unica Appaltante) con relativi dirigenti da assumere, per mancanza di copertura finanziaria.
Pur avendo istituito la SUA, la progettazione e l’appalto dei quattro nuovi ospedali (Piana di Gioia Tauro, Sibaritide, Vibo Valentia, Catanzaro) per una spesa di 480 milioni di euro, previsti dal piano sanitario regionale, sono stati affidati alla società della regione Lombardia “Infrastrutture Lombarde”. Perché ognuno sia legittimato a pensare ancora più male è stata prevista una clausola sulla riservatezza secondo la quale per la divulgazione di qualsiasi documento vi deve essere l’accordo di entrambi le parti.
E’ in edicola il libro ” Casta Calabra” di Paolo Pollichieni e di suoi collaboratori che denuncia il degrado delle istituzioni calabresi occupate da un’oligarchia arrogante e “ruspante”. Su 50 consiglieri solo la metà hanno la laurea, 15 non hanno mai lavorato, due hanno lavorato come calciatori in categorie dilettanti e semi professionistiche. Il consiglio regionale costa 77,9 milioni di euro l’anno. Il doppio di quello dell’Emilia Romagna, che ha il doppio di abitanti della Calabria. I 50 consiglieri regionali calabresi costano più di 23 milioni di euro l’anno, mentre quelli emiliani meno di 13.
Francesco Morelli, consigliere regionale della lista PDL ed ex AN, il secondo più votato alle elezioni regionali del 2010 con 14.000 voti, arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione ha dichiarato al giudice che lo ha arrestato che “mettersi a disposizione è la condizione stessa del poter fare politica in Calabria”.
Questi alcuni fatti riguardanti la Calabria che hanno occupato la cronaca nazionale e regionale negli ultimi giorni e che hanno come filo conduttore il livello della classe dirigente della regione.
Per molti motivi, che non interessa in questa fase analizzare, la Calabria dal dopoguerra versa in uno stato di sottosviluppo economico e di disgregazione sociale.
La sua classe dirigente, intesa nella sua accezione più ampia, in quanto formatasi tutta sotto il monopolio asfissiante della politica, che ha garantito i livelli di consumo con la gestione clientelare di massicci trasferimenti di risorse, è diventata la causa prima di questa arretratezza.
Come la neve copre le asperità del territorio e ne addolcisce i contorni, così la classe dirigente calabrese si è adagiata come una guaina sui bisogni della gente e come un parassita se ne nutre, garantendo risposte individuali in cambio di consenso politico.
Per assolvere a questo ruolo si è garantito il controllo completo della spesa pubblica anche per evitare che il suo uso non controllato, anche parzialmente, potesse fare nascere centri di potere non dominabili, anche a costo di non spendere per niente.
La Calabria non spende i fondi comunitari non perché non ha capacità progettuale o realizzativa, ma perché la classe dirigente pretende di spendere le risorse a disposizione secondo proprie regole che garantiscano propri clienti, con assenza di controlli di efficacia e di efficienza.
Queste scelte sono contrapposte alle regole europee che pretendono una programmazione per obiettivi, la quantificazione dei risultati e un coinvolgimento dal basso di tutti gli attori sociali ed istituzionali del territorio. Con queste regole i fondi europei non sono più interessanti e anzi sono pericolosi perché creano aggregazione per obiettivi di sviluppo territoriale, protagonismo e quindi etica della responsabilità.
Questa politica e la sua classe dirigente non si nutrono di valori ma di familismo amorale, che ha infettato il modo di pensare di molta parte dei calabresi. Questa classe dirigente assume come condizione per fare politica il “mettersi a disposizione” chiudendo gli occhi anche davanti agli interessi mafiosi, essendo questa la realtà in cui agisce e ritenendo moralmente legittimo lavorare per il consenso e per il proprio interesse senza remore di nessun tipo.
Quando si parla di cambiamento è questo il livello della sfida, che è un’impresa molto ardua perché non si tratta di correggere un’impostazione, di cambiare un gruppo dirigente, ma di cambiare un’intera classe dirigente, modi di pensare, si tratta di assumere valori di riferimento a base del proprio agire, quali l’etica della responsabilità, l’etica della legalità, l’etica della solidarietà, fino ad oggi declamati in maniera retorica da tutti, ma contraddetti sistematicamente nell’azione quotidiana.
Una novità positiva viene da molti giovani laureati che amano questa terra e che si muovono a loro agio nel mondo, anche perché parlano diverse lingue, hanno conosciuto altre realtà e possono operare un confronto, viene da giovani donne che sempre più numerose si affacciano alla politica senza passare dal cursus formativo della vecchia politica e quindi non assumendone i vizi, viene da giovani sindaci che sognano un avvenire diverso per le proprie comunità e propongono progetti sull’ambiente, sulla partecipazione, sulla qualità della vita.
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