Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 24 GENNAIO 2025

Torna su

Torna su

 
 

“Da Doha a Saline o Saline come Grevenbroich?”

| Il 08, Dic 2012

La costituenda centrale a carbone al centro della diatriba politica 

“Da Doha a Saline o Saline come Grevenbroich?”

La costituenda centrale a carbone al centro della diatriba politica 

 

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:

A Saline Joniche, a Reggio Calabria ed in Italia si manifesta contro l’utilizzo del carbone mentre in Germania ed in gran parte del mondo industrializzato non si è mai usato tanto carbone come in questo momento e la tendenza, causata dalla riduzione del nucleare, è in netta crescita.

Nei giorni scorsi si è tenuta presso Palazzo Campanella una manifestazione delle associazioni ambientaliste rivolta principalmente a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sui negoziati in corso a Doha (Qatar), ma in concreto come stanno andando le cose laggiù? Le aspettative alla vigilia erano già molto scarse così come si è potuto notare dal deludente eco sulla stampa con pochi articoli pubblicati sull’argomento ed ora, dopo circa dieci giorni di negoziati, vi è ancora molta incertezza sull’accordo finale con l’unica novità, piuttosto significativa, che i rappresentanti dei governi Russo, Giapponese e Canadese, che insieme a pochi altri aderiscono al Protocollo di Kyoto, hanno dichiarato la loro intenzione di voler uscire dal programma ritenuto ormai da molti uno strumento inefficace.

La tendenza della scienza moderna e dei governi delle nazioni più industrializzate, si è spostata sull’esigenza di procedere con una seria analisi delle emissioni climalteranti prendendo in considerazione la fondamentale condizione di reciprocità nell’adozione di nuovi standard che siano in grado di limitare le emissioni e ciò anche allo scopo, non solo ecologista ma anche economico, di evitare forme di dumping ambientale così come è accaduto negli ultimi anni quando la produzione europea è stata delocalizzata nei paesi emergenti e la CO2 non emessa in Europa ci è stata restituita sotto forma di prodotti importati e quindi con maggiori costi e sicuramente con maggiore inquinamento ambientale. E’ davvero questo ciò che vogliamo ?

Le dichiarazioni delle associazioni ecologiste, quando fanno riferimento a non meglio specificati “… pericoli derivanti dall’esposizione alla CO2…..” non aiutano certo a fare chiarezza ma solo a creare ingiustificato panico e confusione come se la CO2, al pari dell’Uranio, potesse creare un danno da esposizione. Se così fosse chissà quanti morti si dovrebbero contare ogni giorno nel mondo soltanto a causa delle bibite gasate. Il vero problema è che questa ed altre analoghe “bestemmie scientifiche” come quella della cd. “Overcapacity” ci vengono propinate senza alcun serio fondamento. Sul tema della Overcapacity è facilissimo smentire ogni riferimento se solo si tenesse conto delle enormi quantità di energia che la nostra nazione è costretta ad importare da Francia, Svizzera, Serbia ed altre nazioni che nel tempo si sono dotate di tecnologie moderne e sopratutto a basso costo per produrre energia . Quindi non conta tanto la capacità istallata ma il prezzo della produzione e la verità è che in Italia l’energia costa troppo e siamo costretti ad importarla, mentre l’energia prodotta da una centrale alimentata a carbone, potrebbe consentire di invertire la tendenza costituendo un passo concreto verso la riduzione del costo dell’energia e quindi della bolletta elettrica di famiglie e industrie. Peraltro in un momento di crisi economica come l’attuale questa è una delle poche iniziative che sono in grado di ridurre il prezzo dell’energia a costo zero per il contribuente e va quindi sostenuta e non avversata come fanno gli ambientalisti nostrani più per presa di posizione ideologica che per altro non essendo i loro argomenti supportati da alcun serio riferimento scientifico ma anche di economia politica .

Non la pensano così i tedeschi che dopo l’avvio della riduzione del nucleare stanno incrementando la produzione di energia elettrica con la costruzione di nuove centrali a carbone come quella di 2.200 Megawatt di Grevenbroich, nel Nord Reno – Westfalia, inaugurata da pochi mesi, ironia della sorte, proprio da

Hannelore Kraft governatore di una regione sostenuta da una coalizione rosso-verde . Evidentemente gli ecologisti tedeschi sono dotati di meno ideologia e più concretezza e pur non perdendo di vista l’aspetto legato all’inquinamento ambientale si sono resi conto che in questo momento storico non vi sono alternative al carbone che su scala mondiale viene utilizzato per produrre il 40% dell’energia elettrica mentre nella sola Germania si prevede a breve un innalzamento sino al 46% della produzione elettrica con l’utilizzo di questo elemento fossile che si trova con facilità in natura ed è l’unico ad avere una disponibilità certa di almeno 150 anni contro i 40 stimati per il petrolio ed i 60 per il gas .

Pertanto se si deve affrontare con serietà il problema delle emissioni di CO2, dell’inquinamento ambientale ma anche dello sviluppo sostenibile e della riduzione dei costi di produzione dell’energia elettrica non si può solo negare la possibilità di utilizzare il carbone senza offrire altra valida alternativa, anche in considerazione del fatto che sia la riunione degli ambientalisti nostrani che quella di Doha non si è tenuta, come si sarebbe dovuta tenere, almeno per coerenza, in un bosco o su un prato verde, ma all’interno di una sala di un palazzo particolarmente energivoro con impianto di climatizzazione ed ogni altro strumento e comodità della vita moderna e quindi alimentato dall’energia elettrica così come le case e gli uffici della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, ambientalisti compresi .

Infine una breve riflessione sul confronto di due distinte iniziative dei giorni scorsi : una, quella degli ambientalisti tenutasi lo scorso 5 dicembre in un palazzo pubblico alla presenza di non più di 100/120 professionisti dell’ambiente molti dei quali appartenenti ad organizzazioni ben strutturate che come testimoniano i loghi apposti su magliette e cappellini sono costantemente sostenuti e sponsorizzati anche da grossi gruppi industriali non propriamente e storicamente molto attenti all’ambiente ma che evidentemente si preoccupano di mantenere buoni rapporti con gli ambientalisti . L’altra, quella che si è tenuta il 30 novembre scorso presso un noto ristorante della fascia jonica reggina e quindi in un luogo privato, organizzata da alcune Associazioni e Comitati, tra cui il nostro, alla quale hanno partecipato circa 350 cittadini gran parte dei quali residenti nel comprensorio circostante Saline Joniche, che hanno inteso spontaneamente partecipare per conoscere fino in fondo e senza pregiudizio, il progetto della SEI .

Non riteniamo commentare oltre le due iniziative lasciando ai lettori ogni valutazione .

Co.Re.Svi.T.

Il Presidente

Avv. Giancarlo LIBERATI