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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 08 OTTOBRE 2024

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D’Agostino trascina il centrosinistra: analisi sulla mancata sbornia elettorale che resta un capolavoro Nella vittoria risicata del sindaco uscente Cosentino determinante l'apporto di "A Testa Alta". Ecco cosa insegna agli sconfitti questa beffarda elezione

D’Agostino trascina il centrosinistra: analisi sulla mancata sbornia elettorale che resta un capolavoro Nella vittoria risicata del sindaco uscente Cosentino determinante l'apporto di "A Testa Alta". Ecco cosa insegna agli sconfitti questa beffarda elezione
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di Agostino Pantano

E alla fine a Cittanova non c’era un “malefico drago” da trafiggere e non c’era un “San Giorgio purificatore” pronto a decapitarlo. Nessun potentato, nessun comitato opaco che controllava l’amministrazione comunale, nessuna gestione ferrea del consenso visto che, come dicono i numeri, gli uscenti del centrosinistra si impongono con uno scarto minimo. Dunque, non una macchina da guerra arrogante e impenetrabile, quella che riporta in Municipio Francesco Cosentino che vince di un’incollatura – 36 % contro 35% – sul centrodestra di Alessandro Cannatà che, in campagna elettorale, aveva rimproverato agli uscenti un campionario di immoralità, dai concorsi truccati fino all’antipatia caratteriale: tutto spazzato via da un voto che esalta gli uscenti senza ubriacarli.

Accuse evidentemente smentite dagli elettori, oltre che dai controlli delle forze dell’ordine, che però hanno dato il segno di una sfida che Cosentino ha potuto vincere portandosi il meglio di 5 anni di quel duro lavoro che ha esposto nei comizi dalle piazze piene, con una comunicazione sobria che mai è caduta nella trappola degli attacchi personali, a difesa di un Ente rimesso in carreggiata da una squadra che può continuare perché così hanno detto i cittanovesi. Una vittoria con numeri risicati, certamente, che però attesta una tenuta politica della coalizione nuovamente trascinata da Francesco D’Agostino si, ma comunque capace di rimandare in Consiglio tutti gli assessori uscenti, segno del premio politico oltre che amministrativo che gli elettori hanno voluto attribuire alla continuità proposta da una coalizione inutilmente accusata di non essere unita.

Paradossalmente è salutare per chi ha vinto il distacco di appena 57 voti tra Cosentino e Cannatà, segno di una sfida decisa al fotofinish che per tutto il pomeriggio dello spoglio è stata veramente incerta, sezione per sezione, con semmai una rimonta del sindaco uscente il cui entourage, ad un certo punto, sembrava spiazzato dalla grande tenuta dell’unico competitor rimasto in partita. Salutare perché smentisce l’immagine della “testuggine romana” impenetrabile, del controllo del voto casa per casa, e di tutto quel frasario opaco messo in pista – con la solita foga della campagna elettorale tesa a demolire più che a proporre – in un cambio d’epoca che, se certamente manda in soffitta definitivamente l’era dell’influenza preponderante di Cannatà sul centrodestra, può riaprire ora, purtroppo fuori dal Consiglio, quella partita generazionale e sui contenuti innovativi che “per Cittanova 4.0” non ha avuto il coraggio di giocarsi fino in fondo, soffocata come è stata da metodi e personale percepiti come vecchi.

Cannatà ha perso, per poco, e si porta addosso sia la responsabilità politica e personale della sconfitta racimolata porgendo “il petto”, sia l’appassionante utopia di una vittoria insperata che però è sembrata possibile: non a caso nel suo commento a caldo, come segno forse di un dignitosissimo congedo da leader, l’ex sindaco ha riconosciuto l’onore al merito parlando di “vittoria di Cittanova e dei cittanovesi”. Sono state 632 le preferenze raccolte questa volta dal consigliere regionale D’Agostino, che 5 anni aveva sfiorato quota 1000, nel quadro però di una competizione che questa volta il centrosinistra non ha affrontato col vento in poppa perché inevitabilmente chi “amministra scontenta”, senza quell’entusiasmo del voto europeo che aveva dato a Renzi il 40 %, o l’onda lunga che aveva preparato il successivo successo di Oliverio alla Regione.

Una forza politica ed elettorale omogenea, questa della componente di A Testa Alta, che ha trascinato nuovamente la coalizione, ma i voti che il centrosinistra cittanovese ha perso rispetto a 5 anni ci sono e pesano, e la mancata sbornia elettorale consiglia ora una analisi più che approfondita, a dire il vero già iniziata in una campagna elettorale che Cosentino ha affrontato senza arroganza, semmai anche con una forse troppo autocritica e lentezza. I vincitori si sono accordati con la voglia degli elettori di evitare scossoni, hanno riparato Cittanova dal vento della restaurazione e della improvvisazione, e tocca a loro amministrare riducendo al minimo quelle fibrillazioni che saranno inevitabili nel secondo e ultimo mandato di un sindaco che, è sotto gli occhi di tutti, è cresciuto per carisma e capacità amministrativa rispetto al rodaggio difficoltoso dei primi tempi.
Ogni elezione ha una storia a sé e questi voti che tutti considerano “persi”, in un contesto di sfida a tre con schieramenti agguerritissimi, sono stati appannaggio delle due liste avversarie, ma prima di ogni cosa del forte astensionismo: domenica ha votato solo il 63% degli elettori, a fronte del 70% che si era recato ai seggi in occasione della precedente trionfale vittoria.

È certo che i numeri saranno il primo rovello nelle analisi che Cosentino dovrà fare, capire l’origine di una emorragia di consenso multiforme che, però, ha premiato Cannatà ma certamente non quella terza lista civica guidata dall’avvocato Domenico Antico, il cui 28% di consensi trasfigura più la delusione di chi ora è costretto a fare anche autocritica, che l’entusiasmo di chi entra in consiglio per fare opposizione. Nell’impostazione iniziale diversa degli sconfitti, infatti, il movimento VivaCittanovaViva aveva imbracciato più delle forze a sostegno di Cannatà la bandiera del malcontento, della delusione per i 5 anni di Cosentino, di una proposta politica lontana dai partiti che, però, formulata con i metodi aggregativi soliti – nessuna assemblea, nessuna mobilitazione per tempo, anzi un leader dimostratosi capace di dialogare sia a destra che a sinistra per cercare una “casa” politica certamente diversa da quella che poi ha trovato – è stata la vera sconfitta delle elezioni: non è un caso che con Antico siederà in Consiglio anche Salvatore Berlingeri, tutt’altro che un novizio nella politica locale, e sia l’uno che l’altro dovranno dimostrare parecchia tensione per reggere l’urto di una compagine che ora è fatta di “esperti” e sa di non avere più alibi.

Non mancheranno le analisi del voto approfondite anche nel campo di questi altri sconfitti, per capire in cosa abbia fallito la forza di attrazione proposta, quanto abbia contato l’incapacità di imporre temi nella campagna elettorale al di là degli slogan, i progetti al di là del “libro dei sogni” che molti hanno rimproverato ad Antico, quei “vaffa” pronunciati all’indirizzo sbagliato, quell’autoreferenzialità di un leader capace di dialogare a destra e sinistra, salvo poi allarmare l’elettorato su spettri inesistenti come quel “voto libero” che, per come veniva evocato ripetutamente ma senza circostanze precise, sembrava una barzelletta più che una denuncia politica coraggiosa.

Chi vince ha sempre ragione, ma fra chi perde i torti non sono mai uguali: se, come dicevano i due sconfitti, indubitabile sembrava il malcontento dei cittanovesi verso gli amministratori, non c’è dubbio che gli elettori abbiano voluto punire anche le due proposte alternative in campo, apparse figlie della frantumazione, di uno spappolamento politico di cui il centrosinistra ha approfittato alla grande. Senza macchinazioni, ma solo con la consapevolezza di una unità ritrovata e, proprio in questo, sta forse il capolavoro del centrosinistra: far accarezzare agli altri l’impressione di potercela fare, tenere viva una competizione che ora ha questa unica domanda senza risposta, ovvero siamo sicuri che le ampolle delle “sacre acque” del Vacale hanno fortificato, 19 anni dopo l’inizio del nuovo millennio, i leader più utili nel nome della cittannovesità? Cosentino ha risposto, con pugno d’acciaio in guanto di velluto, Cannatà ha replicato che meglio di questo esercito non poteva dare, attendiamo i pronunciamenti di Antico sperando che gli applausi insulsi della sua gogna (sbagliata) in piazza e le offese social dei suoi tifosi non lo abbiano deconcentrato del tutto.