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Dalila Nesci porta in procura il caso Botti La parlamentare pentastellata ha presentato un esposto contro il Direttore generale della programmazione sanitaria nazionale. E ne chiede la rimozione al ministro Lorenzin

Dalila Nesci porta in procura il caso Botti La parlamentare pentastellata ha presentato un esposto contro il Direttore generale della programmazione sanitaria nazionale. E ne chiede la rimozione al ministro Lorenzin
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«Adesso il ministro della Salute revochi l’incarico al dg Botti, senza scuse. Chi sbaglia deve pagare». Lo dichiara la deputata M5s Dalila Nesci, che alle procure di Roma, Catanzaro e della Corte dei conti ha inviato un esposto, trasmesso anche al Pg del capoluogo calabrese, sulla vicenda del decreto commissariale n. 109 del 2015, che il direttore generale della programmazione sanitaria nazionale, Renato Botti, ha dichiarato irricevibile in quanto mancante della firma del sub-commissario alla sanità della regione Calabria, Andrea Urbani. L’atto del commissario, Massimo Scura, revoca un decreto con cui il dg del dipartimento Tutela della Salute, Riccardo Fatarella, assegna il ruolo di centro di riferimento per l’intera Calabria all’unità operativa di Endocrinochirurgia del policlinico universitario di Catanzaro Mater Domini, malgrado essa effettui due interventi a settimana. Per la deputata M5s «la fulminea scelta di Botti è sbagliata, in quanto accorda a Urbani, che difende una decisione folle, un potere di veto nei confronti dell’operato del commissario alla sanità calabrese, non riconosciuto dalla delibera del consiglio dei ministri, dalla logica e dal buon senso».

«Fatto grave – precisa la parlamentare M5s – in un altro caso Botti aveva ricevuto, esaminato ed approvato un decreto commissariale sottoscritto esclusivamente da Scura. In particolare, la validazione dei decreti ministeriali è di regola condivisa con il Ministero dell’Economia, il che stavolta non è avvenuto. Non si comprende affatto, poi, con quale diritto sia stato respinto un decreto commissariale che revocava un provvedimento improprio del dg Fatarella. Se una struttura fa due interventi a settimana, è evidente che debba essere disattivata e non riconosciuta quale centro di riferimento regionale».

Nesci conclude: «Questa vicenda obbliga il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a rispondere dell’operato del sub-commissario Urbani, che per logica è l’unico dei delegati governativi, stando agli atti citati nell’esposto, che possa aver voluto il riconoscimento dato al Mater Domini».