Dalla rivoluzione di ottobre a quella di febbraio verso un neo-peronismo
redazione | Il 07, Mar 2013
Editoriale di Corrado Tocci, segretario politico dei Popolari glocalizzati
Dalla rivoluzione di ottobre a quella di febbraio verso un neo-peronismo
Editoriale di Corrado Tocci, segretario politico dei Popolari glocalizzati
Il risultato elettorale 2013 ha dimostrato una disaffezione verso i partiti, di questa disaffezione paga il
prezzo anche la politica. Politica diventata sempre più asfittica e virtuale, che ha perso il suo ruolo di indirizzo
intergenerazionale, deputata, come sarebbe, a guidare il cambiamento, in un contesto di pace sociale.
La tornata elettorale ha prodotto lo stallo completo del sistema Paese, dove politici con poca credibilità cercano
con prassi obsolete di “acconciare” una proposta politica basata sul vecchio adagio di “al lupo al lupo”.
Purtroppo per il popolo e la maggior parte delle nuove generazioni il lupo è già arrivato da tempo e l’allarme
lanciato dai partiti è in ritardo e non trova più ascoltatori.
E’ evidente che i partiti tradizionali rappresentano voci che declamano in un deserto sociale preoccupato come
è dal solo “sopravvivere nel quotidiano”.
I partiti devono convincersi che è in atto una rivoluzione non cruenta, una rivoluzione che oppone i padri ai
figli, i nipoti ai nonni, una rivoluzione che sta azzerando il ruolo dei partiti e della informazione pilotata.
Il sistema Europa deve prendere coscienza della rivoluzione in corso.
La rivoluzione produce un profondo sconvolgimento socio-economico che contribuisce all’ammodernamento di
una società e la guida verso un futuro migliore per la maggior parte della popolazione.
I motivi delle rivolte sono sempre gli stessi, sono riconducibili alle questioni sociali. Condizioni di vita piene di
difficoltà e con poche prospettive generano sentimenti di rancore verso coloro che hanno determinato queste
condizioni.
Anche oggi emerge il vecchio problema dello scontro tra il vecchio ed il nuovo, tra il passato e il presente che
non vede prospettive future, fenomeno favorito dalla rigidità degli Stati, incapaci di evolversi e fornire
opportunità di cambiamento.
La impossibilità di garantire ai figli identiche possibilità delle generazioni precedenti produce aggressività e
frustrazione, scatena reazioni a catena in grado di ribaltare i sistemi.
La storia ci narra una serie di eventi avvenuti in contesi sociali simili al nostro, che con il tempo si sono
trasformati in rivoluzioni, in mutamenti di mentalità fatte proprie dalle generazioni successive, tipo la
rivoluzione francese e quella russa.
Anche oggi, mentre aumentano le difficoltà delle famiglie, parti della società non solo continuano a vivere nel
lusso ma diventano sempre più ricche.
Il problema più grande rimane quello di come ripartire il potere, che esula spesso dagli Organi dello Stato
democratico preposti a garantire la giustizia sociale.
Molti Governi della seconda repubblica somigliano al Consiglio di Stato russo del 1917, formato da grossi
proprietari, commercianti e banchieri, che furono spodestati dai rivoluzionari. Un seconda repubblica con i
partiti in continuo dibattito ma senza nessun risultato pratico per il popolo.
Fermo restando il risultato del Movimento 5 Stelle, il passaggio epocale avviene quando si modificano le basi
economiche e sociali del sistema precedente, anche perché mentre la popolazione mondiale aumenta con
progressione geometrica, le risorse aumentano con progressione aritmetica.
Purtroppo, quando le trasformazioni sociali in atto non risolvono i problemi e le manifestazioni popolari sono
sempre più frequenti, il tipo di Stato in vigore ha terminato la sua funzione e si rende necessario un
cambiamento istituzionale che fa proprie le nuove esigenze.
Questa rivoluzione sta evidenziando che le divisioni storiche a proposito di come intendere la religione non
sono state superate dal punto di vista antropologico e che la visione calvinista dell’uomo, della società, della
storia, diverge da quella cattolica, ortodossa, islamica.
L’egemonia della visione sociale calvinista in Europa ha condizionato l’integrazione dei popoli a vantaggio del
libero mercato, penalizzando i popoli dell’area del mediterraneo.
Il Movimento 5 Stelle può rappresentare il primo nucleo di un nuovo modo di intendere la società civile, molto
simile ad un movimento politico e sociale di stampo neo-peronista. Non a caso i concetti base di questo tipo di
cultura, sono: indipendenza economica; il primato della sovranità nazionale; la ricerca di una giustizia sociale
più diffusa.
Le azioni politiche tipiche di questa visione statuale sono: l’aumento dei salari minimi; la stabilizzazione dei
prezzi dei generi e dei servizi di prima necessità; la concessione di un salario minimo ai non occupati.
Un ostacolo che questa visione può incontrare è rappresentato dal sindacato che allora appoggiava questa
visione mentre oggi come attore della concertazione è organico al tipo di sistema statuale.
Il rischio che corre questa tipo di rivoluzione sta nella ricerca di rivincita delle forze politiche e delle vecchie
classi dirigenti, che contrastano il tipo di riforme, a difesa degli interessi di pochi e del capitale straniero.
In ogni caso questa rivoluzione non cruenta sta favorendo il cambiamento necessario per costruire la giustizia
sociale, raggiunta non con la lotta di classe ma con forme di collaborazione tra le classi sociali.
Questa nuova realtà rende sterile il ruolo dei partiti storici che basavano la loro azione su visioni ideologiche o
sulla difesa di interessi di alcune classi sociali. Oggi il cambiamento interessa le varie generazioni presenti
all’interno della stessa famiglia, per cui le nuove generazioni non accettano più il principio dei “diritti acquisiti”
che garantisce il passato a scapito del futuro.
CORRADO TOCCI – SEGRETARIO POLITICO POPOLARI GLOCALIZZATI