Demetrio Cara affronta il problema della chiusura dell’aeroporto di Reggio Calabria Lo sviluppo delle prospettive operative della struttura deve essere quello dell'intermodalità
È troppo facile limitarsi alla provocazione, senza fornire risposte né dare o prospettare soluzioni concrete. La vera battaglia per il rilancio del trasporto nella provincia di Reggio Calabria e per lo sviluppo delle prospettive operative dell’aeroporto dello Stretto deve essere quella dell’intermodalità. Ci potranno forse essere molti modi per risolvere il problema. Ci sono vari ed autorevoli pareri, tutti motivati e tutti plausibili. Non è però il momento di accettare le provocazioni solo per fare polemica. La Provincia, ancora una volta in questa circostanza, dimostra chiaramente tutta la responsabilità e l’impegno che contraddistinguono l’operato della nostra maggioranza e del Presidente Raffa per tentare di risollevare le sorti della stessa Società Di Gestione. Il prossimo incontro presso il Palazzo Storico della Provincia, promosso per martedì prossimo con le organizzazioni sindacali e l’azienda, speriamo possa essere capace di individuare interventi concreti e attuabili sin da subito, perché il tempo stringe. Altro che dimissioni. Attenti! Se Porcino si dimette, sono guai. Per salvare l’Aeroporto serve innanzi tutto impegnarsi tutti insieme: Provincia, Regione, Altri Enti Soci, Sindacati, Lavoratori ed Azienda per salvare la Società di Gestione. Per dire basta agli sprechi del passato ed iniziare a scrivere una nuova pagina di storia per la Sogas SpA. Già, perché forse, se ci muoviamo, è ancora possibile farlo! Lo dico subito: bisogna essere seri. Secondo quanto si è potuto apprendere dalla stampa, certi super stipendi di certi apicali in Sogas sono una vera vergogna, una offesa per chi non riesce nemmeno a sbarcare il lunario, per chi oggi, purtroppo, in questa città un lavoro non ce l’ha più o, ancora peggio, non l’ha mai avuto.
E allora partiamo proprio da qui. Non si può chiedere ad un ente socio, benché responsabile come la Provincia, di ripianare perdite, se prima di tutto non si eliminano simili paradossi, simili sprechi che forse sono le cause principali di questa crisi che ha radici lontane…
Lo stesso Porcino infatti, giustamente, spesso lamenta di aver “ereditato” questi super stipendi da recenti gestioni, guarda caso, dal chiaro colore politico, certamente molto caro anche a qualche sindacalista che oggi ne invoca le dimissioni… Suvvia, siate seri, ma voi dove eravate? Come avete permesso questi super stipendi? Personalmente ritengo che l’appello del Presidente della Società di Gestione non può e non deve trovarci impreparati o ancora peggio finire nel vuoto. Analizzando le diverse prese di posizione assunte, ritengo che ancora una volta nella maggior parte dei casi si guardi all’aeroporto dello Stretto in un’ottica di rimaneggiamento e non con la coscienza che quella struttura rappresenta il vero volano di sviluppo della città e dell’intera provincia. D’altronde, chi come me segue da tempo e da vicino le vicende relative al nostro aeroporto, sa benissimo che si tratta di un appello ripetuto da tempo, da almeno un anno. Un grido di allarme che finora non ha trovato adeguate e corali risposte concrete. La ricetta fornita dall’attuale management per salvare la Sogas non è solo assolutamente condivisibile ma, probabilmente, è al momento l’unica via immediatamente praticabile per evitare disastrosi contraccolpi occupazionali che, altrimenti, vedrebbero finire in mezzo ad una strada un centinaio di padri e madri di famiglia, di lavoratori Sogas, nonché quanti gravitano nell’indotto che ruota attorno al Gestore ed all’Aeroporto dello Stretto. Le poche risorse disponibili, a nostro modesto avviso, oggi appaiono finalizzate a rimpannucciare una struttura debole ne andrebbero ritrovate delle altre ed essere utilizzate convinti che nel rapporto con la struttura aeroportuale occorra piuttosto pensare in grande. Certo tutti devono fare la propria parte a partire dagli enti soci, ma da tutti nessuno escluso. Ma vi pare normale che debba essere un tribunale ad obbligare l’Ex Provincia Regionale di Messina, in qualità di ente socio, a pagare quanto dovuto alla Sogas? E che dire della Regione che ancora non versa quanto anticipato da noi come Provincia? Sul salvataggio della Sogas e, quindi, dell’Aeroporto dello Stretto si gioca probabilmente la partita più importante per il futuro dei nostri figli e di questa terra. Siamo già abbastanza emarginati dal resto del Paese. Il diritto alla mobilità di migliaia di pendolari dell’Area dello Stretto, in questi giorni, sta subendo pesanti contraccolpi: prima la sospensione del servizio di collegamento veloce operato dal Consorzio Metromare, poi l’interruzione dei collegamenti Bluferries con la Sicilia. Due problematiche che si aggiungono agli interminabili lavori sull’A3, alla Alta velocità che si ferma a Napoli ed all’eliminazione dei treni di lunga percorrenza. È chiaro, pertanto, che il futuro dell’aeroporto di Reggio Calabria non può non basarsi sul concetto di intermodalità. Il primo passo, solo per fare un esempio, potrebbe essere quello di prospettare un ribaltamento del progetto di ristrutturazione dell’aerostazione passeggeri per creare un vero e proprio nodo intermodale lato mare. In buona sostanza la prima cosa da fare sarebbe lo spostamento dell’aerostazione esattamente dalla parte opposta a quella attuale, trasformando l’attuale Terminal passeggeri in un centro capace di offrire sia migliori servizi di natura commerciale sia maggiori servizi dedicati all’utenza aeroportuale, così da essere anche utile alla comunità della periferia sud del centro cittadino. Si potrebbe, così, cogliere il massimo profitto dalla vicinanza del tracciato ferroviario e dalla presenza del pontile, oggi in disuso, che rappresenta altresì la possibilità di dare vita ad un approdo per i mezzi navali di tutto rispetto. Tutte possibili azioni concrete, soprattutto considerato che tutta l’area circostante presenta ancora reali possibilità di adoperare al meglio gli spazi esistenti per un collegamento rapido alla rete viaria urbana ed extraurbana. Questa ipotesi, certamente, dovrebbe completarsi con un intervento deciso per la rimozione delle limitazioni che penalizzano l’aeroporto da parte di Enac, magari anche con ulteriori interventi migliorativi sulle infrastrutture di volo. Occorrerebbe quindi, un maggiore coinvolgimento di Ferrovie dello Stato per la formulazione di servizi ferroviari capaci di catturare l’utenza della fascia ionica e tirrenica del reggino. Ovviamente, in ossequio alle regole della liberalizzazione del mercato, la Regione potrebbe incentivare in modo serio la presenza di altri vettori in aeroporto. Tutti interventi possibili, si ripete, con l’impegno di tutti gli attori istituzionali che peraltro troviamo già in campo in questa vicenda. Azioni che potrebbero consentire il superamento del combinato disposto, rappresentato dal caro tariffe e dalla difficoltà di accesso all’aeroporto, che sono la causa prima dello spostamento su altri scali. Da questo ragionamento – sottolinea Cara – non è esclusa nemmeno l’amministrazione comunale. Anzi a chi reggerà la cosa pubblica della città dello Stretto potrebbe essere demandato un compito di particolare importanza. Il Comune, infatti, per la realizzazione di questo progetto potrebbe impegnare i fondi previsti dal necessario e ormai indifferibile rifinanziamento del Decreto Reggio. Nello stesso tempo come classe politica – conclude Cara – per il futuro benessere dello scalo reggino, dovremmo metterci un po’ da parte e favorire un deciso ma serio processo di privatizzazione della società di gestione dell’Aeroporto dello Stretto. Ecco quali, secondo me, devono essere gli approcci per un vero rilancio dell’Aeroporto dello Stretto, abbandonando le puerili e sterili considerazioni di marginalità della politica reggina rispetto alla politica regionale, in un contesto di affermazione vera del ruolo di città metropolitana del Mediterraneo spesso richiamato, ma mai completamente perseguito.
Il Consigliere Provinciale
dott. Demetrio Cara