Democratici e Riformisti, “Scacciare i mercanti dal Tempio” Lettera al segretario del Partito Democratico Enrico Letta
Caro Segretario,
Lei ha ereditato un Partito in grande sofferenza che in questi anni ha visto un lento ma costante allontanamento delle forze migliori della società, spesso sostituite da arrampicatori sociali ed opportunisti.
Il Gattopardo ha regnato incontrastato e le varie componenti del Partito, non sono state aggregazioni di gruppi di iscritti su posizioni culturali ma la leva che veniva utilizzata per assicurarsi le cariche istituzionali.
Le nomine all’interno del Partito (segretari di circolo, gruppi dirigenti ecc.) sono state spesso funzionali al conseguimento di ruoli istituzionali. La caduta delle ideologie non è stata quella necessaria liberazione di idee che finalmente si potevano sviluppare senza recinti, ma il via libera ad un ceto politico che si spostava da destra a sinistra, e viceversa, senza neanche il vincolo di alcuna motivazione ideale. Per quel che riguarda la Calabria, basta leggere i nomi dei passaggi dalla destra alla sinistra del Partito e viceversa, per comprendere la gravità di questo fenomeno. Per fare un esempio di quanto sia diventata grave la degenerazione correntizia, ci siamo trovati persino di fronte a persone (peraltro meritevoli di stima) che, invece di iscriversi al PD si sono iscritte alla corrente di questo o di quel ministro o capocorrente, magari partecipando a riunioni in videoconferenza nel bel mezzo della pandemia, nel mentre nella nostra regione si contano i morti per il covid, a causa di una sanità ridotta al collasso e inadeguatamente gestita dall’ennesimo commissario nominato dal Governo.
Nel Partito si è innescata una progressiva sindrome degenerativa, propria di una idea politica sbagliata: un PD strutturato intorno ai capicorrente che respinge le giovani generazione, mettendo irreversibilmente in pericolo il suo stesso futuro.
Gentile Segretario, per quanto la Calabria conti pochi voti, il danno che la degenerazione politica fin qui descritta può arrecare al Partito nazionale, è enorme. Per fortuna cominciamo ad intravvedere in questi giorni una attenzione da parte del Partito nazionale per le prossime elezioni regionali che, allo stato, ci vedono in una condizione di estrema debolezza.
Se Le hanno ben descritto la situazione, dovrebbe essere cosciente che oggi, nei confronti del PD calabrese, è maturata una forte ostilità da parte di settori diffusi della società che ne hanno subito l’assoluta incapacità ed il vuoto di proposta politica, accompagnate all’arroganza di un gruppo dirigente sempre più marginale ed autoreferenziale.
Il centrodestra ha fallito si è rivelato del tutto inadeguato alla soluzione dei problemi della nostra regione che la pandemia ha reso sempre più drammatici. Un fallimento al quale non corrisponde, da parte nostra, una forte iniziativa di opposizione, che appare incapace di una proposta di governo in grado di evidenziare i limiti e le contraddizioni del governo regionale di centrodestra e sappia proporsi come reale alternativa politica ed elettorale. I nostri rappresentanti istituzionali, infatti, sembrano incapaci di interpretare le esigenze dei calabresi, di produrre un’azione decisa ed efficace di contrasto e argine all’insipienza della Regione oltre a quella del Commissario alla Sanità e di fare leva sulla necessità di richiamare alle proprie responsabilità il Governo del Paese.
In questi mesi, abbiamo più volte espresso la nostra convinzione, che non ci potrà essere una vittoria alle prossime elezioni regionali, se il Pd non saprà essere e apparire come un soggetto capace di interpretare una vasta iniziativa di aggregazione delle migliori energie ed esprimere una visione riformista in grado di incidere sulla struttura economica e sociale della regione.
Il PD calabrese deve, quindi, porsi l’obiettivo di intercettare per intero la domanda progressista, non consentendo che le numerose risorse presenti in questo campo si disperdano in mille rivoli, sarebbe questo un ulteriore danno alla nostra regione.
Abbiamo chiesto più volte di poter esprimere un nostro parere nel Partito, non sempre è stato possibile, e spesso, quando ciò è avvenuto, abbiamo avuto l’impressione di trovarci di fronte ad interlocutori che ascoltano distrattamente e senza una reale apertura nei nostri confronti.
Ciononostante, siamo sempre convinti e pronti a lavorare, perché non ci potrà essere vittoria alle Regionali se il PD non sarà un’altra cosa: un Partito pronto a confrontarsi senza pregiudizi e atteggiamenti di chiusura dettati dalla esclusiva preoccupazione di conservare rendite di posizione e interessati a non avere intralci rispetto all’impostazione elettoralistica di pochi ma a scapito, evidentemente, degli interessi generali. Serve un Partito i cui militanti e dirigenti siano disponibili a dare il loro tempo, senza avere come unico scopo il mantenimento di una carica istituzionale. Occorre, dunque, una connessione autentica con i problemi reali dei territori, con le sofferenze dei calabresi. Solo così, su questo terreno, si potrà costruire un centrosinistra attrattivo e competitivo.