Diritti Umani. Alta Corte Germania chiede ‘terzo sesso’ su documenti La corte costituzionale tedesca ha chiesto al legislatore di introdurre il terzo sesso nel registro dell'atto di nascita, accanto a maschio e femmina. Lo ha stabilito oggi una sentenza dell'alta corte di Karlsruhe
Un passo avanti nel campo dei diritti umani e per Giovanni D’Agata, presidente dello
“Sportello dei Diritti”, anche un esempio di civiltà, viene dalla Germania
che è diventato il primo paese europeo che consentirà alle persone di essere registrati
sui documenti per sesso “indeterminato”. La corte costituzionale tedesca ha chiesto
al legislatore di introdurre il terzo sesso nel registro dell’atto di nascita, accanto
a maschio e femmina. Lo ha stabilito oggi una sentenza dell’alta corte di Karlsruhe.
Le persone che non si riconoscono nel sesso femminile, né nel sesso maschile hanno
il diritto di essere registrate dalle autorità in una terza opzione, si legge nella
sentenza. Karlsruhe ha stabilito che la norma dovrà essere introdotta dal Parlamento
entro la fine del 2018. La decisione della Corte costituzionale lascia al Parlamento
la possibilità di stabilire come regolare in pratica la registrazione del terzo
sesso nei documenti ufficiali. Il governo ha dichiarato la propria “piena disponibilità
a convertire in legge la delibera” dell’alta corte. La decisione dei giudici di Karlsruhe
trae origine da un un’azione legale promossa da una persona che reclamava il proprio
diritto di essere registrata all’anagrafe come “inter” o “diverso”. Il rifiuto di
questa registrazione ha portato la contestazione fino alla corte costituzionale.
In Australia già dal 2013 è stato consentito agli individui e non solo ai neonati
di essere identificati come intersessuati sui documenti personali ed il governo in
questione ha fatto sì che anche l’identità di genere divenga una categoria protetta
sotto le leggi federali anti-discriminazione. Lo “Sportello dei Diritti”
chiede a gran voce che anche in Italia sia data comunque voce a tutti i cittadini
intersessuati cui sino ad oggi nel Nostro Paese non è stato dato quasi diritto di
“cittadinanza”, attraverso un’apposita legislazione sulla scia di quanto fatto
in Germania ed in Australia.