“Disagio abitativo colpisce le famiglie senza reddito” L'indignazione del movimento "Reggio Non Tace"
Ennesimo episodio in città di sfratto esecutivo per morosità ai danni di una signora senza reddito. Ancora nessuna risposta dal Comune di Reggio Calabria che stenta a far ripartire il settore degli alloggi popolari a garanzia del diritto alla casa per le persone a basso reddito e prive di un alloggio adeguato. Intanto il disagio abitativo continua a colpire senza pietà le famiglie più povere. La signora che da sabato scorso si ritrova ad abitare in via provvisoria da un’amica, non ha un lavoro stabile dal 2016 e per questo non ha potuto far fronte alle spese di affitto. Nel mese di gennaio 2017, avendo ricevuto l’ordine di sfratto, ha presentato al sindaco la prima richiesta di assegnazione di un alloggio popolare ai sensi dell’articolo 31 della legge regionale nr 32/1996. Pochi giorni fa ha presentato la seconda richiesta al Comune.
Ma fino ad oggi nessuna risposta. Intanto per evitare che, a causa delle gravi inadempienze da parte dell’amministrazione comunale, al danno si aggiunga la beffa, l’ Osservatorio si è attivato per facilitare il trasloco dei pochi mobili di proprietà, evitando così il rischio che la signora possa perdere anche questi. È probabile che nella città di Reggio Calabria i casi di sfratto esecutivo siano numerosi ma questo non può essere un alibi per non far nulla. L’articolo 31 della legge regionale n.32/1996 prevede che i casi di sfratto esecutivo siano considerati situazioni di emergenza abitativa per i quali i Comuni devono dare una risposta celere. È noto che qualche mese fa l’ex dirigente Marcello Romano aveva individuato 26 alloggi disponibili da assegnare agli aventi diritto. Nel rispetto della legge vigente ne aveva destinati sette (25% degli alloggi disponibili) proprio per i casi di emergenza abitativa previsti dall’articolo 31.
Che ne è stato di questi alloggi? Perché non vengono utilizzati per i casi di emergenza come gli sfratti esecutivi ? Altra opzione da considerare per i casi di emergenza abitativa sarebbero gli alloggi confiscati alla ‘ndrangheta. Fino ad oggi questi alloggi sono stati destinati solo alle associazioni e per altri progetti. Riteniamo discutibile la scelta di non assegnare gli alloggi confiscati alle famiglie in grave stato di bisogno abitativo. Non appare plausibile la giustificazione secondo cui gli alloggi confiscati avrebbero bisogno di interventi manutentivi dei quali le associazioni possono farsi carico. Con le famiglie in stato di bisogno abitativo infatti si potrebbero attivare delle iniziative per realizzare le manutenzioni necessarie garantendo loro una la casa, senza gravare sulle casse comunali.
Nonostante i continui casi di emergenza abitativa, il regolamento comunale, per l’applicazione trasparente dell’articolo 31 (assegnazioni in deroga) della legge regionale nr 32/1996, dal mese di luglio scorso è fermo nelle commissioni comunali e non viene discusso in Consiglio Comunale per l’approvazione. Non è accettabile la motivazione secondo cui sarebbe necessario attendere l’approvazione in Consiglio regionale delle modifiche alla legge regionale del settore. L’emergenza abitativa infatti continua a colpire nonostante le lungaggini burocratiche, senza considerare che il regolamento potrebbe essere modificato successivamente. Dopo quasi otto mesi dall’approvazione della delibera del Consiglio Comunale del 10 febbraio scorso, non si ha notizia neppure delle verifiche sulla permanenza dei requisiti degli assegnatari, indispensabili per recuperare gli alloggi popolari necessari.
Da non dimenticare che per i casi di sfratto esecutivo, il Comune dovrebbe attivare non solo l’assegnazione di alloggi popolari (articolo 31 legge regionale nr 32/1996) ma anche i fondi ministeriali per la morosità incolpevole. L’ultimo decreto sulla morosità incolpevole del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è il nr 1 di agosto 2017 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale nr 216 del 15 settembre 2017). I finanziamenti previsti dal Ministero sono pochi ma ci sono e il Comune per ottenerli dovrebbe richiederli. Resta aperta anche la questione relativa alla nomina di un nuovo dirigente e di un assessore con delega al patrimonio edilizio o politiche della casa, necessari per prendere in carico l’ingente lavoro da portare avanti per risolvere le annose problematiche del settore.