Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), DOMENICA 01 DICEMBRE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Disposto sgombero della tendopoli di San Ferdinando Ordinanza da parte del sindaco Andrea Tripodi. Le reazioni della politica

Disposto sgombero della tendopoli di San Ferdinando Ordinanza da parte del sindaco Andrea Tripodi. Le reazioni della politica
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Il sindaco di San Ferdinando Andrea Tripodi ha emesso un’ordinanza con cui ha disposto l’immediato sgombero della tendopoli che ospita i migranti impegnati in attività agricole nella Piana di Gioia Tauro. Nella tendopoli, nell’ultimo anno, si sono verificati incendi che hanno provocato la morte di tre migranti. L’ordinanza, tradotta in francese, inglese e arabo, è stata notificata a quanti vivono nella tendopoli. L’ordinanza di sgombero della tendopoli di San Ferdinando è la seconda che viene emessa dal sindaco del Comune della Piana di Gioia Tauro. Il primo provvedimento, nell’ottobre del 2017, era rimasto inattuato.

MARIA CARMELA DIGIACCO, DIRIGENTE NAZIONALE MOVIMENTO NAZIONALE PER LA SOVRANITA’

CON ORDINANZA N.01-2019/REG.ORD. DEL 27.02.2019 IL COMUNE DI SAN FERDINANDO HA FIRMATO LO SGOMBERO DELLA BARACCOPOLI ANCHE E SOPRATTUTTO DOPO L’ ANNUNCIO DEL MINISTRO DEGLI INTERNI CHE NE AVEVA PREVISTO LA CHIUSURA IN BREVE TEMPO. SI TRATTA SI, DELLA SECONDA ORDINANZA IN DUE ANNI, MA IN QUESTA OCCASIONE VI E’ L’ INTERESAMENTO DIRETTO DEL VIMINALE CHE ASSICURERA’ AGLI EXTRACOMUNITARI UNA SISTEMAZIONE NEI CIRCUITI UFFICIALI DELL’ACCOGLIENZA (COME EX SPRAR E CAS INVECE CHE IN ALLOGGI PRIVATI COME DA SOLUZIONE CHE IL COMUNE STAVA CERCANDO DI ADOTTARE) E CHE HA RESO IMMEDIATA E NECESSARIA LA RIMOZIONE DEL SITO PER MOTIVI IGIENICO-SANITARI E DI ORDINE PUBBLICO. E’ PREVISTA, ALTRESI’ LA BONIFICA DELL’ AREA RICADENTE SU ZONA ZES.

LA QUESTIONE E’ STATA SISTEMATICAMENTE AFFRONTATA IN PRIMA LINEA E IN NETTA CONTRAPPOSIZIONE ALL’ AMMINISTRAZIONE COMUNALE, DAL MOVIMENTO NAZIONALE PER LA SOVRANITA’ SIA A LIVELLO LOCALE CHE PROVINCIALE E NAZIONALE, ANCHE IN OCCASIONE DELLA VISITA PRESSO LA BARACCOPOLI DA PARTE DELLA SOTTOSCRITTA ACCOMPAGNATA DA UNA DELEGAZIONE DI PARTITO IN PRESENZA DELL’ ONOREVOLE GIANNI ALEMANNO. LA BATTAGLIA E’ STATA DURA MA L’ ABBIAMO VINTA, NONOSTANTE UNA DENUNCIA E MANCATE RISPOSTE A RICHIESTE FORMULATE AI SENSI DELLA L. 241/90 PER CHIARIMENTI SUL RILASCIO DELLE CARTE D’ IDENTITA AGLI IMMIGRATI. UN IMMENSO GRAZIE VA AL MINISTRO MATTEO SALVINI CHE HA ASCOLTATO IL NOSTRO GRIDO E DATO IMPORTANZA ALLE NOSTRE SEGNALAZIONI. MA IL CASO LO RITERREMO DEFINITIVAMENTE CHIUSO, NEL MOMENTO IN CUI VERRA’ SMANTELLATA ANCHE LA TENDOPOLI LEGALE, RESTITUENDO TUTTA L’AREA ZES ALLO SVILUPPO CHE IL TERRITORIO MERITA.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA)

Inizia a vedere la luce un’opera di civiltà attesa da lunghissimo tempo, che nessuno mai in tutti questi decenni ha avuto il coraggio politico di compiere. È finito il tempo delle parate e delle chiacchiere. Oggi, finalmente, possiamo annunciare il via alle operazioni propedeutiche allo sgombero della baraccopoli della vergogna di San Ferdinando. Posso, dal mio canto, confermare, anche perché in costante contatto con fonti del Viminale che la macchina dello smantellamento si è messa in moto. Lo sgombero interesserà circa 1.000 immigrati attualmente nel sito di San Ferdinando: a ogni extracomunitario regolare sarà assicurata una sistemazione nei circuiti ufficiali dell’accoglienza (ex Sprar, Cara, Cas). In queste ore si stanno svolgendo anche ulteriori verifiche sullo status degli extracomunitari per garantire che il tutto si potrà svolgere nel modo più efficace e secondo legge. Siamo dunque ad una svolta in un sito assurto negli ultimi tempi agli onori delle cronache per alcune atroci morti e per le sue condizioni igienico sanitarie divenute francamente insostenibili per un contesto civile.

FEDERAGRI CALABRIA

«Non possiamo più voltare la faccia dall’altra parte, ne spegnere i riflettori dopo i morti che ci sono stati su una condizione tanto disumana quanto incivile come la baraccopoli di San Ferdinando». Finito il clamore mediatico che segue la morte di un migrante, Leonardo De Marco, vice segretario regionale e componente dell’esecutivo nazionale della Federagri , interviene per tenere viva l’attenzione sulla «disastrosa ed inumana condizione» in cui versano quotidianamente i migranti di San Ferdinando, a pochi giorni dall’ultima vittima dell’ennesimo rogo tra le baracche fatiscenti che ogni anno accolgono decine di migranti. Dopo il rogo che a metà febbraio ha ucciso il ventinovenne di nazionalità senegalese, Moussa Ba, ed i clamori mediatici che ne sono seguiti per pochi giorni «ora tutto – afferma De Marco – sembra ritornato nell’oblio che lo accompagna da sempre. Il mondo agricolo regionale, ma soprattutto le istituzioni nazionali a partire dal Governo e scendendo a cascata le autorità regionali, provinciali e comunali, non possono far finta che San Ferdinando non esista». «Bisogna accelerare i tempi d’intervento – ha concluso – per consegnare a questi uomini e donne che li sono accampati in condizioni al limite della decenza una vivibilità, in altri e più idonei spazi, che li riconsegni ad una umanità vera, ad una accoglienza reale, ad un senso civico che non è quello che oggi vivono. Tutto questo è necessario ed urgente perchè fa appello alla nostra dignità di uomini e donne che abitano al loro fianco. Bisogna restituire ai migranti, che tra l’altro vivono già una condizione di sfruttamento ad opera di caporali senza scrupoli, almeno una condizione di dignità personale che fa appello alla nostra coscienza».

UNIONE SINDACALE DI BASE

Era nell’aria, perché lo aveva annunciato Salvini dopo l’ultimo incendio che a San Ferdinando ha causato la morte di Moussa Ba. E, come si sa, ogni desiderio del nuovo uomo della provvidenza è un ordine. Ma l’accelerazione degli ultimi giorni sullo sgombero della baraccopoli lascia quanto meno perplessi, per i modi con cui si sta attuando e, soprattutto, sulle “alternative” messe in campo. Ci lascia delusi l’atteggiamento del sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, firmatario dell’ordinanza di sgombero datata 26 febbraio. Proprio quella mattina ci eravamo incontrati per capire la possibilità di un cambio di passo rispetto alla condizione di segregazione dei braccianti e il sostegno di percorsi per l’inserimento abitativo diffuso. In quell’incontro, cordiale e teso al reale superamento delle problematiche dei braccianti e del territorio più in generale, nulla era trapelato rispetto all’ordinanza in arrivo. Evidentemente troppe e troppo forti sono poi state le pressioni per arrivare a un atto del genere.

Sicuramente in prima linea nel pressing c’è il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, che non si è nemmeno degnato di dare un cenno di risposta alla nostra richiesta di incontro urgente inviata via pec il 20 febbraio. D’altronde, perché convocare un sindacato che sicuramente non avrebbe mai avallato l’opzione di questo tipo? Rappresenterebbe solo una perdita di tempo, molto meglio continuare il dialogo con i sindacati più accondiscendenti. Quella che si sta mettendo in piedi è un’operazione inutile, nella scia della logica che sta dietro al decreto sicurezza. Vale a dire: non affrontare i problemi, non risolverli, semplicemente spostarli, nello spazio e nel tempo. Si fa passare il messaggio che finalmente, grazie all’uomo della provvidenza in campagna elettorale permanente (eletto peraltro in Calabria), alla baraccopoli arrivano le ruspe, proprio mentre si allestiscono tende dall’altro lato della strada. Quanto ci vorrà per il riformarsi del ghetto? Quanto può durare inoltre il trasferimento “volontario” nei vari centri d’accoglienza, considerando che diverse persone trasferite nei giorni scorsi hanno già fatto rientro nella baraccopoli? Quanto un’azione che priva i braccianti della loro dignità, può riuscire a tenerli lontani dai campi in cui lavorano?

La soluzione a questo problema per noi rimane sempre la stessa, ed è quella condivisa da noi e dalle realtà riunite nel Comitato per il riutilizzo delle case vuote nella Piana di Gioia Tauro: l’inserimento abitativo diffuso. A questa accelerazione scellerata non può che corrispondere maggiore vigore nell’inseguire questo obiettivo.
La casa è l’indicazione che i braccianti che fanno riferimento al Coordinamento lavoratori agricoli USB hanno dato come priorità e su questa continueremo la nostra azione. Nel frattempo saremo pronti a sostenere le azioni a difesa della dignità che gli abitanti della tendopoli decideranno di intraprendere.