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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 16 DICEMBRE 2024

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Dissesto al comune di Vibo, il sindaco D’Agostino risponde alle critiche della minoranza

Dissesto al comune di Vibo, il sindaco D’Agostino risponde alle critiche della minoranza

| Il 26, Giu 2013

“Le deliberazioni della Corte dei Conti dicono inconfutabilmente che le condizioni del dissesto erano mature già almeno dal 2008/2009”

Dissesto al comune di Vibo, il sindaco D’Agostino risponde alle critiche della minoranza

“Le deliberazioni della Corte dei Conti dicono inconfutabilmente che le condizioni del dissesto erano mature già almeno dal 2008/2009”

 

 

Il Sindaco Nicola D’Agostino interviene e replica alle critiche mosse, mezzo stampa, da esponenti della minoranza.
<Ritenevo e ritengo che le responsabilità del dissesto finanziario del Comune di Vibo Valentia devono essere accertate da soggetti terzi, per come impone la legge.
Qualsiasi speculazione politica, oggi, appare certamente fuori luogo e fuorviante, soprattutto in considerazione degli enormi sforzi che l’Amministrazione da me guidata, anche a costo dell’impopolarità, ha prodotto per evitare che tutto ciò accadesse.
Nonostante ciò, mio malgrado, mi vedo costretto a replicare ad alcuni discutibili interventi sulla stampa locale di esponenti della minoranza tendenti evidentemente a spostare i termini del confronto su un piano diverso da quello emergente dalle “carte”.
Ebbene proprio “le carte” (ovvero le deliberazioni della Corte dei Conti) dicono inconfutabilmente che le condizioni del dissesto erano mature già almeno dal 2008/2009.
Peraltro, il percorso che ha portato il Consiglio Comunale a deliberare il dissesto, infatti, è oramai ben noto e segnato da diverse tappe (l’avvio della procedura del dissesto guidato ex art. 6, comma 2 D.Lgs. 149/2011 sul rendiconto 2010; i chiarimenti sul punto deliberati dal Consiglio Comunale, l’audizione del sottoscritto presso la Corte dei Conti; le controdeduzioni presentate e fatte proprio dal Consiglio Comunale; la deliberazione di sospensione della procedura di dissesto guidato; l’originario piano di riequilibrio poi bocciato dal Consiglio Comunale) tutte caratterizzate dallo strenuo tentativo di valorizzare gli interventi posti sul tavolo negli ultimi anni dalla mia amministrazione per risollevare le sorti di un Ente che sin dall’inizio del mandato appariva in grosse difficoltà.
Solo un irresponsabile o un disinformato può pensare che questa amministrazione abbia una minima responsabilità nella determinazione del dissesto. La Corte dei Conti tacita ogni intervento strumentale e fuga ogni dubbio sulla questione, quando, dopo aver avviato la procedura del dissesto guidato sul rendiconto 2010 (ultimo anno di amministrazione Sammarco) scrive [testualmente] “…se gli articoli 195 e 222 del D.Lgs. 267/2000 [in materia di utilizzo di fondi vincolati] fossero stati sempre rispettati, la condizione di dissesto dell’ente sarebbe infatti affiorata già negli anni scorsi”. E cioè, presumibilmente, già dal 2007/2008.
Giustamente il Consigliere di opposizione, Daniele De Sossi, già Assessore comunale nella precedente consiliatura, ha affermato che il dissesto non si vota, ma si dichiara, allorquando ne ricorrono i presupposti di fatto fissati dalla legge (incapacità funzionale e/o insolvenza). Ma allora -mi chiedo – perché a Vibo il dissesto non è stato dichiarato sin dal 2007?
Non è difficile capire, infatti, che all’epoca (nel 2006) in cassa vi erano circa 21 milioni di fondi vincolati; Tutti, ben presto (nell’arco di due/tre anni) impropriamente utilizzati.
Infatti, per citare le “carte”, al 31.12.2006 erano presenti nelle casse del Comune € 21.174.619,29 (tutti fondi destinati alla costruzione di opere pubbliche); dopo tre esercizi finanziari, nel 2009 per l’esattezza, veniva registrata in cassa la somma di € 1.806.757,36 con un’erosione media della liquidità (illegittimamente spesa) di circa € 6.000.000/anno. Perché chi ha amministrato in quel periodo non comincia a spiegare ai cittadini come, perché, quando e per quali ragioni, sono stati spesi 20 milioni di euro in maniera impropria?
Forse sarò ricordato come il Sindaco del dissesto, per come si compiace e sottolinea il Consigliere Giovanni Russo, ma sono pronto al confronto pubblico con chiunque per dimostrare che senza la nostra Amministrazione e senza le misure correttive da noi poste su criticità consolidate e gravate da una gestione ultra decennale non improntata ai sani principi di efficienza – economicità, il deficit sarebbe stato di gran lunga superiore agli attuali 34 milioni. Se ci fossimo comportati come chi ci ha preceduto il disavanzo oggi sarebbe stato di circa 50 milioni.
Sia l’organo di revisione, sia la Corte dei Conti hanno ripetutamente dato atto delle misure correttive da noi adottate e dei miglioramenti che, in materia di gestione delle entrate e di contenimento delle spese sono stati registrati negli ultimi due esercizi finanziari.
Gli sperperi non ci appartengono, i risparmi di spesa sono stati effettuati in tutti i settori, così come si è ridato ordine al settore tributi, assolutamente trascurato, ridimensionato ed esautorato dalla precedente Amministrazione, che evidentemente ha ritenuto più facile pagare i debiti con i fondi vincolati piuttosto che chiedere a tutti i cittadini di pagare il dovuto.
Noi, infatti, in soli 3 anni abbiamo tentato di smaltire tutto l’arretrato in materia di entrate. Siamo stati costretti ad inviare più di 16 ruoli coattivi arretrati, afferenti a circa 30 anni di imposta differenti (mai chiesti in precedenza agli evasori e ai morosi) per un valore complessivo di circa 28 milioni di euro.
Nei 5 anni precedenti (2005-2010) l’attività di riscossione coattiva è stata completamente elusa. L’omesso invio dei ruoli coattivi ha generato, negli anni, l’inesigibilità (per prescrizione) di circa 25 milioni di euro di entrate (pari alla somma del disavanzo di amministrazione dichiarato di recente). Soldi di (alcuni) cittadini sottratti a tutti gli altri cittadini.
Chi ci ha preceduto non ha mai chiesto l’ICI ai proprietari di aree edificabili (imponendo al Comune una perdita di entrate correnti per circa 6/7 milioni di euro), non esigeva il pagamento degli oneri di urbanizzazione (per circa 2 milioni di euro); non esigeva le entrate dei mercati e dei passi carrabili (per circa 800.000 euro) non riscuoteva, in generale, circa il 65% delle entrate che avrebbe dovuto riscuotere (e che, generalmente, si prescrivevano). Spendeva ogni anno 5 milioni in più rispetto a quanto il comune fosse in grado di incassare. Eccole le cause del dissesto!
In passato è stata compiuta una scelta politica netta. Trasformare la ricchezza pubblica (la minore entrata tributaria) in ricchezza privata (la minore spesa) per pochi (e cioè per coloro che per anni sono stati privilegiati perché sottratti alla pressione tributaria; completamente sconosciuti negli elenchi tributari comunali).
Quella scelta, lontana nel tempo, compiuta per timore di perdere consenso, oggi si chiama DISSESTO.
Certo il dissesto è uno schiaffo alla città, ed il rammarico è forte, soprattutto perché oggi, grazie ai più recenti interventi legislativi era possibile riprendere, dopo anni di percorsi tortuosi ed accidentati, la via della normalità (10 milioni per anticipazione di liquidità, 8 milioni di fondo di rotazione, 2 milioni di mutuo e 13 milioni di anticipazione di cassa, avrebbero dato una disponibilità complessiva di una somma quasi pari a quella di 34 milioni indicata come deficit del Comune).
La possibilità di chiedere la detta anticipazione di 10 milioni è stata però prevista soltanto in data 09.04.2013 quando per il Comune era già scaduto (dal 26.03.2013) il termine per approvare il piano di rientro.
Le difficoltà oggi si sono quindi moltiplicate, ma ritengo che la mia Amministrazione possa e debba raggiungere tanti importanti obiettivi per i quali abbiamo impegnato al massimo le nostre risorse per 3 anni, certi che i cittadini sapranno valutare chi si è totalmente speso per il bene comune, tutelando sempre prioritariamente gli interessi generali, rispetto a quelli, se pur legittimi, di particolari categorie di cittadini (anche su questo, così come per l’indicazione degli obiettivi da raggiungere a breve e medio termine, auspico un pubblico confronto)>.