Domenico Caruso racconta la storia di Serrata Trentesima tappa del “viaggio” nei territori reggini
di Domenico Caruso
Un po’ di storia
Nella trentesima tappa del “viaggio” troviamo Serrata con 845 abitanti (al 2016). Il paese figura tra i primi casali dell’antico contado di Borrello distrutto dai movimenti tellurici che, ad intervalli, si susseguirono dal 1169 al 1783. Situato ai piedi del colle Liso, a m. 277 sul livello del mare, come tanti altri nostri luoghi, trae le sue origini intorno al IX secolo quando le invasioni musulmane dell’Italia meridionale costrinsero la popolazione a ritirarsi verso i monti.
In un diploma (del 1081) di Ruggero il normanno si fa riferimento a Serrata come tributario della Badia della SS. Trinità di Mileto (andata in rovina col terremoto del 1659), fondata dal gran Conte intorno al 1063. Ciò fa ritenere che il casale esistesse già prima dello stesso Borrello, di cui solo successivamente fece parte. Addirittura, se dovesse risultare vera la notizia di una badia basiliana intitolata a Santa Maria nel territorio serratese, il villaggio risalirebbe all’epoca bizantina. Quale principale casale di Borrello, Serrata ne seguì le sorti.
Così, intorno al 1100 il feudo pare sia appartenuto alla signoria della Casa Altavilla di Borrello dei Conti di Arena; nel 1274 ne fu signore Michele Appardo e nel 1277 con la morte di questi tornò alla Regia Corte. Seguirono (sempre a Borrello), nell’ordine, Goffredo di Borrello e figli (1278); provvisoriamente, Tommaso D’Angiò (1284); Ilaria Lauria (1320); la Corona, re Ladislao (1401); Carlo Ruffo (1462); Ugone de Alanco (1472); Conte Agnello Arcamone (1479) previo pagamento al sovrano di 8000 ducati.
Il feudo tornò, ancora, alla Corona (1486); passò poi a Ludovico Maria Sforza (1487) che lo concesse ad Isabella d’Aragona che lo mantenne fin al 1507 quando venne reintegrato al regio Demanio. Nel 1508 s’impossessò, con l’occupazione, Ettore Pignatelli che lo detenne coi suoi discendenti fin al 1806, allorquando con gli editti napoleonici vennero dichiarati decaduti i diritti feudali in Calabria. A causa del terremoto del 1783 che lo distrusse, Serrata (come gli altri villaggi) fu ricostruito in sito diverso, più salubre. Fu soggetto, quindi, amministrativamente sino al 1809 (anno in cui divenne autonomo) a Laureana di Borrello. Il sisma del 1905 recò gravi danni alle abitazioni già malandate. Fortunatamente non vi furono morti e, grazie agli aiuti ricevuti, vennero costruite le prime baracche.
Come tanti altri nostri paesi, Serrata dovette affrontare il grave problema dell’emigrazione, iniziata tra il 1878 e la prima guerra mondiale. C’è chi farebbe derivare il toponimo Serrata dalla posizione del sito all’inizio delle Serre. Il piccolo Comune, infatti, appartenente alla Comunità Montana del Versante Tirrenico Settentrionale, si presta alle escursioni fuori porta (è noto il lungo il sentiero degli antichi mulini), fra la ricca vegetazione e le fresche acque. L’economia si basa principalmente sull’agricoltura (uliveti e agrumeti).
Bibliografia essenziale
Francesco Fiumara: Serrata nella storia, La Procellaria Editrice – R.C., 1983.
Aspetti religiosi
Chiesa di S. Pantaleone Martire (Matrice), costruita nel 1934. Conserva l’effigie del Santo Patrono di cui porta il nome e che si festeggia il 27 luglio con i riti religiosi; per quelli civili si rimanda alla prima domenica di agosto.
Per S. Giuseppe (19 marzo) e per S. Rocco (16 agosto) soltanto Messa e processione.
La domenica di Pasqua si rappresenta l’Affruntata.
Personaggi
1 – Francesco Fiumara (1915-2007) – Saggista. Autore di tre raccolta di poesie. Fondatore nel 1953 della rivista La Procellaria. Del prof. Fiumara, che ho avuto l’onore di conoscere ed apprezzare, riporto un pensiero: «Ai tempi di Diogene forse era normale cercare l’Uomo con la luce della lanterna. Oggi bisogna cercarlo con la luce del cuore, non già per scoprirlo nelle sue prerogative di essere superiore, ma per abbracciarlo da fratello a fratello». 2 – Vincenzo Montorro (1920-1987) – Medico e saggista. 3 – Giosuè Antonio Rovere – nato a Nicastro (1912). Poeta.
E per finire
«Se avete letto un libro interessante sino alla parola fine, non pensate che il libro in quel punto sia davvero finito. Proprio da quel momento avrà inizio per il libro una seconda vita, ossia una seconda lettura, che si eseguirà dentro di voi col linguaggio segreto delle parole non scritte. Saranno parole nuove, sottese alla vostra meditazione, che vi accompagneranno per tutta la vita». (F. Fiumara)
(Estratto dal volume di D. Caruso – Viaggio alla scoperta della Calabria – (“La Piana di Gioia Tauro”) – Pubblicato dal Gruppo Editoriale “L’Espresso” – (Ilmiolibro) -2017).