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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 22 DICEMBRE 2024

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Don Massimo Alvaro

Don Massimo Alvaro

| Il 25, Giu 2011

Il ricordo di padre Stefano De Fiores e di suo fratello don Tito

Don Massimo Alvaro

Il ricordo di padre Stefano De Fiores e di suo fratello don Tito

 

Qui di seguito, sono riportate due testimonianze, sulla figura di Don Massimo Alvaro – recentemente scomparso – fratello del più noto fratello, e illustre scrittore, Corrado. Si tratta di testimonianze che, per ragioni spazio, non è stato possibile poter leggere, nel contesto delle esequie funebri, celebrate a San Luca.

Il ricordo, è più precisamente proposto, il primo, dal più grande mariologo vivente, Padre Stefano De Fiores, il secondo dal fratello, Prof. Tito: entrambi – oltre a essere originari di San Luca – hanno avuto modo di conoscere, personalmente, i fratelli Alvaro. “Ricordo con affetto e riverenza don Massimo Alvaro. Prete integerrimo, ha onorato per quasi un secolo il clero della diocesi di Locri-Gerace come parroco di Caraffa, ha amato il paese di San Luca e con atto notarile ha donato la casa natale alla Fondazione Alvaro. Ha mantenuto le tradizioni sane del paese non cedendo al consumismo: la sua vita è stata povera e semplice, e l’unica sua richiesta era un bicchiere di acqua fresca. Interprete acuto della produzione letteraria del fratello Corrado, ne custodì i manoscritti e la memoria. Come per Corrado, anche per don Massimo comincia ora un’altra vita, quella eterna, dove incontrerà nella luce infinita di Dio Trinità la sua amata mamma, che egli accudì per lunghi anni con ammirevole dedizione. Don Massimo benedica dal cielo  il popolo di San Luca e lo guidi sulla via della civiltà dell’amore. P. Stefano De Fiores”. Questo, invece, il ricordo di Don Tito De Fiores: “Sotto Aspromonte tra le valli apriche di fronte al mare tra giardini e fiori come un anfiteatro in case antiche veglia San Luca terra di pastori. Di Pirro qui attendato intese il grido questa che fu di Magna Grecia lido. Mi piace dare inizio alla mia testimonianza, su Don Massimo Alvaro, con questa suggestiva poesia, con la quale il compianto sacerdote ha inteso rappresentare la bellezza del paese natìo, San Luca. Certo, dopo la testimonianza di mio fratello – Padre Stefano – dovrei stare zitto, ma non posso nascondere, nel mio cuore, tanti pensieri e non pochi ricordi. Stasera San Luca, e tutta la Diocesi di Loci – Gerace, rimangono più povere, perché perdono un sacerdote colto, intelligente, preparato, che ha speso tutta la sua vita per il bene delle anime. Professore di religione, per oltre quarant’anni, ha spezzato il pane della scienza a diverse generazioni, insegnando latino, greco e italiano, senza mai chiedere alcuna retribuzione. Chi ha visto – anche per un sola volta – Don Massimo, chi ha fissato lo sguardo sul suo volto, chi ha sentito la sua voce, mentre parlava o celebrava la Messa, non lo dimenticherà mai. Ha nascosto il suo alto sapere nella sua grande umiltà. La sua vita sacerdotale, è stata carità verso i poveri, dedizione alle cure pastorali, fervida devozione alla Madonna. Col suo luminoso esempio, ha dato lezioni di vita anche – e soprattutto – alle nuove generazioni, che alle prime difficoltà affidano all’ospizio i loro genitori. Don Massimo Alvaro, ha assistito e curato da solo la mamma, per oltre quindici anni, perché costretta a rimanere a letto, immobile, a motivo della sua infermità. Di suo fratello Corrado, dice che guardò la Calabria sempre con gli occhi dell’infanzia. Le piccole cose del mondo che fu, costituirono l’animo della sua vita d’artista. Appena a San Luca, si lasciava prendere dalla passione di rigustare, anche con le papille della memoria, i cibi umili, ma saporosi, che lo avevano nutrito da bambino: le olive secche – i salamoia – il pane di grano, scuro e compatto, i fichi e le noci le soppressate macchiate di bianco, e rosse di pepe, che egli insaporiva . E, bevendo un bicchiere di vino novello, voleva notizie del tale e del tal’altro, personaggi immortalati dalla sua penna. Caro Don Massimo, ve ne siete andato in punta di piedi, senza disturbare nessuno. Adesso, che godete della visione beatifica di Dio, volgete il vostro sguardo verso il vostro paese, come pure verso noi tutti. E mentre io porgo le mie condoglianze, a tutti i vostri nipoti, e, in modo particolare, a vostra sorella, a mia cugina Elena e figli, alla moglie e figli di Mario Saccà, che vi hanno accolto nella loro casa, vi dico – a nome di mio fratello, Padre Stefano, come pure di tutto il popolo si San Luca – pregate per noi, e riposate in pace”.