Fonte libica: «Operai rapiti da un gruppo armato». Il furgone abbandonato in strada
redazione | Il 18, Gen 2014
Si tratta di due persone residenti in provincia di Catanzaro e che si trovavano in Libia per lavoro da alcuni mesi con una ditta di Crotone
Fonte libica: «Operai rapiti da un gruppo armato». Il furgone dei due calabresi abbandonato in strada
Si tratta di due persone residenti in provincia di Catanzaro e che si trovavano in Libia per lavoro da alcuni mesi con una ditta di Crotone
CATANZARO – Due operai edili, Francesco Scalise e Luciano Gallo, sono scomparsi da ieri mentre erano in Libia, nella zona della località Derna della Cirenaica. Entrambi di origini calabresi, si trovano nel Paese nordafricano per eseguire dei lavori con una società edile. Nella serata si è saputo che i due operai sarebbero stati rapiti da un gruppo armato che li ha costretti a scendere dal loro furgone e a salire su un altro veicolo nei pressi del villaggio Martuba, tra le città di Derna e Tobruk. Ad affermarlo è l’agenzia libica Lana citando il racconto dell’autista dei due operai. che aggiunge come «gli uomini del gruppo armato che hanno rapito i due operai calabresi erano a volto coperto. Secondo il racconto dell’autista, la vettura sulla quale sono stati fatti salire Francesco Scalise e Luciano Gallo si è diretta verso Derna». Il sequestro, aggiunge l’agenzia libica, non è stato rivendicato.Secondo la ricostruzione dell’accaduto, quindi, ieri mattina Francesco Scalise, 62 anni, di Pianopoli, e Luciano Gallo, 52, di Feroleto Antico, che lavorano da 4-5 mesi in Libia per un’impresa edile che si occupa di lavori stradali, sono usciti con il loro furgone per eseguire dei lavori e non hanno fatto più rientro.
Il furgone e gli attrezzi da lavoro sono stati trovati abbandonati in una zona isolata. Il ritrovamento è stato effettuato da alcuni operai della General World, l’impresa edile di Crotone per la quale lavorano Scalise e Gallo. Gli operai hanno cercato i loro due colleghi nella zona adiacente a quella del ritrovamento del furgone, ma non hanno trovato alcuna traccia. I familiari dei due scomparsi stanno tentando da ieri di mettersi in contatto con loro, ma ogni tentativo è risultato vano.
La scomparsa dei due operai calabresi in Libia è stata denunciata dal fratello di Luciano Scalise che si trova anch’egli in Cirenaica per lavoro. L’uomo si è presentato nell’ambasciata italiana di Tripoli per presentare denuncia. Ora la notizia del rapimento. “NON POSSIAMO DIRE NULLA” – I familiari di Scalise hanno preferito non rilasciare dichiarazioni limitandosi a sostenere che «è stato informato il Ministero degli Esteri. Noi non possiamo dire nulla».
“E’ UNA ZONA AD ALTO RISCHIO” – Il console italiano a Bengasi Federico Ciattaglia ha confermato la scomparsa e ha aggiunto: “Stiamo facendo tutti gli accertamenti possibili per chiarire la situazione”. “Stiamo facendo tutti gli sforzi necessari, a tutti i livelli, per chiarire la situazione – ha detto Ciattaglia -. Sappiamo che in quella zona la situazione è molto difficile e lo abbiamo segnalato. Ci rendiamo conto che molte aziende hanno fatto scelte coraggiose di operare in quella zona della Cirenaica che è ad alto rischio. Siamo facendo tutto il possibile”. La Farnesina ha confermato ufficialmente che i due italiani in Libia risultano “irreperibili”. Il ministero degli Esteri, attraverso l’Unità di crisi e l’Ambasciata a Tripoli, “sta vagliando ogni ipotesi” sull’accaduto.
IL VESCOVO: «UN RAPIMENTO INACCETTABILE» – «Non ho parole per esprimere ciò che stiamo vivendo insieme alle famiglie di Francesco e Luciano. E’ inaccettabile il fatto che due padri di famiglia, dedicati al lavoro, siano a rischio di vita in un paese stremato dalla guerra civile. Che ritornino a casa, liberi, salvi e restituiti all’affetto dei loro cari, questa è l’unica conclusione che attendiamo con ansia, per questa vicenda». Lo dichiara il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Luigi Antonio Cantafora. «Purtroppo – aggiunge – la Calabria continua ad essere una terra di emigrazione. Il dramma che stiamo vivendo, in attesa di notizie di Francesco e Luciano, dice la gravità della situazione sociale e lavorativa di questa regione che non dà pane ai suoi figli. Seguiamo con apprensione lo sviluppo della situazione, mentre la nostra Chiesa, che domani celebra la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato – conclude il vescovo di Lamezia Terme – non smette di pregare per questi suoi due figli».