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TAURIANOVA (RC), VENERDì 15 NOVEMBRE 2024

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Duro colpo al clan vibonese dei Patania, 11 arresti. Anche ex maresciallo dei carabinieri

Duro colpo al clan vibonese dei Patania, 11 arresti. Anche ex maresciallo dei carabinieri

| Il 27, Mar 2014

Molti i reati contestati, tra i quali associazione mafiosa, estorsione, usura e detenzione di armi. Il maresciallo è stato a capo di una Stazione dell’Arma

Duro colpo al clan vibonese dei Patania, 11 arresti. Anche ex maresciallo dei carabinieri

L’operazione è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha emesso i provvedimenti di fermo. Molti i reati contestati, tra i quali associazione mafiosa, estorsione, usura e detenzione di armi. Il maresciallo è stato a capo di una Stazione dell’Arma

 

VIBO VALENTIA – L’obiettivo era quello di sgominare quella parte del clan Patania che era ancora in libertà, dopo i diversi arresti operati negli ultimi mesi nei confronti della cosca di Vibo Valentia. Per questo, i carabinieri del Comando provinciale hanno ricostruito i ruoli di quanti erano vicini al sodalizio, arrivando all’emissione del provvedimento di fermo emesso dalla Direzione distrettuale di Catanzaro. Prima la ricostruzione degli omicidi, poi quella degli affiliati, grazie anche al prezioso contributo di diversi collaboratori di giustizia. E’ questo l’esito complessivo dell’operazione “Romanzo criminale”, portata a termine con l’emissione di 11 fermi, tra i quali anche quello di un ex maresciallo dei carabinieri. I particolari sono stati resi noti nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro, alla presenza del procuratore Vincenzo Antonio Lombardo; dell’aggiunto, Giovanni Bombardieri, del comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, il colonnello Daniele Scardecchia; del comandante del Reparto operativo, tenente colonnello Vittorio Carrara; del comandante del Nucleo investigativo, tenente Marco Califano.
LE PERSONE FERMATE – I fermati sono 11, si tratta di: Bruno Patania, 39 anni, Alessandro Bartalotta, 23 anni, Antonio Sposato, 38 anni, Iliya Krastev, 33 anni, Maria Consiglia Lopreiato, 31 anni, Caterina Caglioti, 32 anni, Alex Loielo, 21 anni, Natale De Pace, 62 anni, Toni Mazzeo, 38 anni, Riccardo Cellura, 32 anni. Associazione mafiosa, estorsione, usura, danneggiamento, detenzione di armi, possesso di segni distintivi contraffatti e favoreggiamento personale i reati, a vario titolo contestati.
L’EX MARESCIALLO INFEDELE – In manette anche il maresciallo Sebastiano Cannizzaro, già alla guida della Stazione dei carabinieri di Sant’Onofrio (Vv), centro confinante con Stefanaconi. L’ex militare è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Avrebbe agevolato le attività della cosca Patania di Stefanaconi. Cannizzaro era già indagato, sospeso nel maggio 2012 e radiato nel febbraio scorso.
Un ex maresciallo dei carabinieri che avrebbe tenuto nel cassetto denunce ed atti che avrebbero potuto creare problemi alla cosca e un parroco che si sarebbe interessato in maniera troppo assidua degli affari del clan. Ci sono anche queste due figure nell’operazione “Romanzo criminale”.
Cannizzaro è stato arrestato a Vibo Marina dagli stessi colleghi del Comando provinciale. Ma nelle carte dell’inchiesta c’è anche il nome del sacerdote don Salvatore Santaguida, già indagato e sottoposto anche a perquisizione nell’ambito del precedente filone investigativo in cui si ipotizzava il passaggio di informazioni da parte sua alla cosca vibonese. Nei confronti del sacerdote non sono stati assunti nuovi provvedimenti, dal momento che i fermi sono stati adottati, come ha spiegato il procuratore distrettiale di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo durante una conferenza stampa, «nei confronti di quelle persone per le quali si presupponeva il pericolo di fuga e posizioni più complesse». Per quanto riguarda l’ex maresciallo dei carabinieri, è stato evidenziato che lil sottufficiale è stato sospeso dal servizio nel 2012, all’inizio delle inchieste sulla cosca Vibonese, mentre lo scorso mese di febbraio è stato radiato dall’Arma.
«I carabinieri – ha evidenziato il colonnello Daniele Scardecchia, comandante provinciale di Vibo – hanno fatto pulizia al loro interno, senza guardare in faccia nessuno, con il provvedimento di radiazione che è stato adottato di impulso da parte degli stessi vertici dell’Arma. Un’azione necessaria, perchè altrimenti non si sarebbe potuta fare piena luce su quanto accaduto, considerato anche che in poco tempo abbiamo ottenuto trenta arresti nei confronti di questa cosca».
Il ruolo dell’ex carabiniere è stato definito «inquietante», dagli investigatori. Cannizzaro avrebbe, infatti, omesso di trasmettere alla Procura le denunce presentate da Michele Fiorillo contro i Patania, nelle quali l’uomo dichiarava di subire continue vessazioni. Solo dopo l’omicidio dello stesso Fiorillo, l’ex maresciallo si sarebbe preoccupato di preparare una ricevuta di deposito degli atti in procura, risultata però falsa. Si tratta, però, solo di una delle omissioni che lo stesso avrebbe compiuto.
Il tenente colonnello Vittorio Carrara, comandante del Reparto operativo vibonese, ha aggiunto: «Sono emerse diverse omissioni da parte dell’ex maresciallo, il quale pensava di poter fare da arbitro al di là della magistratura». Netta la presa di posizione del procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri: «La Procura non guarda in faccia a nessuno, come d’altronde fanno le forze dell’ordine – ha detto – e non c’è alcuna possibilità di restare impuniti».

Il clan voleva gestire le processioni

La cosca della ‘ndrangheta dei Patania di Stefanaconi aveva il potere assoluto sulla gestione di alcune processioni religiose. E’ quanto emerge dal provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro contro 11 esponenti della cosca. A raccontare l’influenza della cosca sulle funzioni religiose è la collaboratrice di giustizia Loredana Patania le cui dichiarazioni sono state raccolte dal sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Simona Rossi.
A Stefanaconi, la mattina del giorno di Pasqua, si svolge la processione de “l’Affruntata”, la sacra rappresentazione della rivelazione del Cristo alla Madonna dopo la resurrezione. Nella processione c’è la statua di San Giovanni che, nell’ immaginario collettivo e nella ricostruzione degli inquirenti, simboleggia la «detenzione del potere mafioso». Il boss Fortunato Patania, ritenuto a capo dell’omonima cosca, ucciso nel settembre del 2011 nella faida tra cosche della ‘ndrangheta vibonesi, avrebbe sempre finanziato la processione decidendo chi erano coloro che doveva portare a spalle la statua di San Giovanni che appunto rappresentava il potere dell’organizzazione criminale.
La Dda di Catanzaro ha raccolto i filmati delle processioni del 2009 e del 2010 dalle quali si evince che le nuove leve ed i vertici della cosca avevano il «potere assoluto – sostengono i magistrati – sul trasporto della statua di San Giovanni».
L’attenzione del clan verso le feste religiose era ossessiva. Al punto che, secondo le indagini, Fortunato Patania, boss dell’omonima cosca ucciso nel settembre del 2011, avrebbe minacciato il parroco della chiesa della frazione Sant’Angelo di Gerocarne (Vibo Valentia) in occasione della festa di Sant’Antonio: «Non mi toccate la festa sennò ve la facciamo pagare».
La frase è riportata nel decreto di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro nei confronti di undici persone. Nel 2011, prima che Patania fosse ucciso, il parroco della chiesa decise di cambiare le modalità di svolgimento della festa e della processione della festa di Sant’Antonio. La decisione del sacerdote scatenò i malumori del boss della cosca il quale era stato, in passato, colui che decideva e gestiva l’organizzazione della festa. Il parroco subì così un’intimidazione, con il taglio dei pneumatici della sua automobile. Successivamente Fortunato Patania, insieme ad altri esponenti della cosca, si presentò dal parroco, secondo la Dda di Catanzaro, con fare minaccioso pronunciando la frase: «non mi toccate la festa sennò ve la facciamo pagare». I Patania, in particolare, avevano il controllo assoluto del comitato per i festeggiamenti e la stessa cosca decideva l’itinerario che doveva percorrere la statua di Sant’Antonio in occasione della processione.