È morta Sissy Trovato Mazza La poliziotta penitenziaria di Taurianova . Il 5 novembre di due anni fa un nostro articolo provocò un terremoto all’interno della polizia penitenziaria e la procura fu costretta ad avviare un indagine approfondita
Di Luigi Longo
È morta Sissy Trovato Mazza la poliziotta penitenziaria che lottava tra la vita e la morte da molto tempo. La storia di Sissy ha commosso un’intera nazione, ma va anche detto che ci sono dei punti oscuri che lo Stato non ha chiarito. Il 1novembre di due anni fa fu trovata agonizzante all’interno di un ascensore di un ospedale del nord. Sissy era andata quel giorno a fare il suo dovere,cioè controllare, una detenuta in una struttura ospedaliera, finito il suo dovere istituzionale, entra nell’ascensore e ne esce in fin di vita. Per lo Stato si trattò di suicidio per noi di Approdonews e tanti altri il tentato suicidio ci sembrò molto strano . Ad oggi non c’è una parola definita su una morte che ha sconvolto le coscienze di ognuno di noi. La redazione di Approdonews si stringe intorno al dolore della famiglia Trovato Mazza. Noi continuiamo la nostra battaglia giornalistica per far luce sulla morte della povera ragazza di Taurianova.
VOGLIO PUBBLICARE L’ARTICOLO SCRITTO DAL SOTTOSCRITTO E DAL GIORNALISTA LUIGI MAMONE IL 5 NOVEMBRE DI DUE ANNI FA. QUELLO CHE ABBIAMO SCRITTO PROVOCÒ UN TERROMOTO ALL’INTERNO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA. SUL NOSTRO SCRITTO IL MAGGIOR SINDACATO DI CATEGORIA SI SCHIERÒ DALLA NOSTRA PARTE E LA PROCURA TRASFORMÒ IL CAPO DI ACCUSA IN OMICIDIO
Mentre a Venezia in una stanza d’ospedale, l’agente della Polizia Penitenziaria di Taurianova Maria Teresa “Sissy” Trovato Mazza, 28 anni,langue senza che i medici possano dare alcuna speranza, attesa la gravità delle lesioni all’encefalo provocate dal colpo di pistola che secondo le tesi della prima ora la ragazza avrebbe esploso contro se stessa per suicidarsi, angosciosi dubbi sulle vere causa dell’episodio e sulla sua ricostruzione prendono corpo facendo vacillare la tesi del tentativo di suicidio avallata dalla locale stampa veneta che sulla scorta di non meglio precisate fonti riferisce in cronaca che la ragazza fosse da tempo depressa. Espressione questa che ha scatenato le proteste di tutti coloro – parenti e amici – la conoscevano e che fino a pochi giorni prima riferiscono di una ragazza esuberante e piena di vita. Tutto il contrario della vittima di una depressione accentuata al punto da volersi togliere la vita. Con il trascorrere delle ore e dei giorni, i tasselli del mosaico investigativo però non vanno in alcun modo a combaciare ed emergono infatti sempre più evidenti dubbi sulla ricostruzione e sulle attività di discovery fin’ora svolte e in relazione al ritardo con il quale venne informata la famiglia e alle affrettate conclusioni di un tentativo di suicidio in forza del quale probabilmente nessuna indagine di particolare spessore sarebbe stata aperta.
Secondo fonti vicine alla famiglia la ragazza presenterebbe due evidenti ferite alla testa dovute al foro d’entrata e a quello d’uscita del proiettile (che non sarebbe dunque rimasto nel cervello per come riferito dalla stampa veneta). Una delle ferite, sul lato sinistro del cranio al di sopra della tempia, e la seconda sul lato destro fra la mandibola e la gola. Non è dato sapere quale dei due fori sia da considerarsi d’entrata per il proiettile. Ma quale che sia ad una analisi appena superficiale la tesi del suicidio sembrerebbe vacillare e lasciare spazio ad altri ipotesi. Ciò perché la ragazza che non era mancina e portava la fondina della pistola sul fianco destro se avesse deciso per l’insano gesto non avrebbe utilizzato l’arma con la mano sinistra e il foro d’entrata avrebbe dovuto trovarsi sul lato destro, all’incirca all’altezza tempia destra e giammai sul lato sinistro, quasi sulla nuca, e il proiettile avrebbe dovuto effettuare una traiettoria orizzontale – fuoriuscendo, ove mai, dalla tempia opposta o tendendo verso l’alto. Nel caso in cui il foro d’entrata fosse quello sotto la mandibola appare strano che una persona che voglia suicidarsi punti l’arma contro la propria gola sparandosi dal basso verso l’alto. Entrambe le ipotesi sembrerebbero più plausibili invece in una logica omicidiaria non disgiunta da un possibile colluttazione o altra forma di resistenza che non in un possibile suicidio. Basti pensare a una persona che spari alla nuca della vittima, a bruciapelo o da breve distanza: andrebbe a provocare una ferita esattamente compatibile con quella che presenta Sissy Trovato Mazza sul lato sinistro del cranio. Allo stesso modo un aggressore che placchi la sua vittima da tergo puntandole alla gola la canna di una pistola ed esplodendo un colpo che entrando dalla gola esca dal cranio.
Nell’un caso e nell’altro – quale che sia il foro d’entrata nella testa della giovane donna in coma irreversibile, la dinamica del suicidio sembrerebbe non reggere. E poi, sembrerebbe che il reparto dove la detenuta partoriente era ricoveratasia collocato in un piano terra rialzato solo di pochi gradini. Perché, una ragazza, atletica giocatrice di calcio e avvezza al movimento e allo sforzo fisico, avrebbe dovuto prendere l’ascensore per scendere appena quattro scalini?
Occorre indagare a 360°. E finalmente grazie anche alla presenza e allo sprone dei genitori le indagini sembrerebbero aver lasciato l’alveo dello scontato e ineluttabile suidicio. Morte senza colpevoli né responsabili da ricercare e assicurare alla giustizia. Quel che sembrerebbe certo è che quel giorno Sissy Trovato Mazza non avrebbe dovuto fare quel servizio. Qualcuno glielo avrebbe chiesto e l’avrebbe fatta andare nell’ospedale dove ora lotta fra la vita e la morte. Chi era a conoscenza di ciò. E perché tutto questo silenzio? Chi vuole far calare la sordina su un fatto gravissimo e inquietante che dietro il tentativo di suicidio potrebbe celare una premeditata azione omicidiaria? I TG Nazionali hanno riferito in questi giorni e in queste ore di altri episodi omicidiari. Silenzio assoluto su questo che a buon titolo potrebbe essere titolato “Il giallo della Giudecca” . Forse Sissy Trovato Mazza – all’interno della struttura penitenziaria dove prestava servizio potrebbe aver visto o scoperto qualcosa che mai avrebbe dovuto scoprire o vedere? Forse nella sua vita privata- come tutte le ragazza delle sua età – vi potrebbero essere stati spazi per rapporti sentimentali? Una storia d’amore finita nel sangue? Chissa? Sono interrogativi legittimi. Da “Giallo d’autore” , che giustificano e impongono una seria indagine da parte della Magistratura che, in questo caso – parafrasando il titolo di un celebre film – dovrà indagare su tutto e tutti: anche su coloro che potrebbero sembrare al di sopra di ogni sospetto. Le colleghe della ragazza, certamente potrebbero confermare che Sissy tutto era tranne che depressa. Motivata, determinata a laurearsi e a creare le condizioni giuste per la sua crescita professionale; in questa fase delle sua vita Sissy non appariva depressa. Per altri aspetti, calabrese d’origine e dunque testarda e caparbia, la ragazza aveva un carattere duro, professionalmente da gendarme asburgico, e credeva in maniera fortissima ai valori della legalità e alla necessità di fare sempre e fino in fondo il proprio dovere. E, forse, questo suo rigore, questo suo essere inflessibile, rigorosa e integgerima, potrebbe aver dato fastidio a qualcuno. Che dopo averla raggiunta o attesa in ospedale l’avrebbe attirata dentro l’ascensore ferendola per ragioni sconosciute poi con la sua stessa arma d’ordinanza. Per questo, l’auspicio – a parte un miracolo che restituisca una esistenza dignitosa a una ragazza che guardava alla vita con fiducia e ottimismo – è quella che Magistratura e Ispettori del Ministero facciano luce su questo inquietante episodio, agendo con tempestività al fine di impedire che eventuali tracce o prove che possano contribuire ad una lettura alternativa dell’episodio possano essere alterate, inquinate, disperse o distrutte.