“E’ necessario tutelare il diritto alla salute” Nesci (M5s) chiede a Scura e Oliverio di ridefinire il ruolo dell'Università di Catanzaro
«Partire dalle necessità pubbliche per tutelare il diritto alla salute».
Con riferimento alla prossima integrazione tra le aziende ospedaliere
catanzaresi Mater Domini e Pugliese-Ciaccio, l’ha scritto in una lettera la
deputata M5s Dalila Nesci, indirizzata al commissario alla sanità della
Calabria, Massimo Scura, e al governatore regionale, Mario Oliverio. Nella
missiva la parlamentare ha sottolineato che «il ruolo dell’Università di
Catanzaro nella sanità calabrese va esaminato e discusso con oggettività,
senza timori reverenziali». «In Calabria – ha aggiunto la parlamentare – la
sanità è stata una miniera d’oro per apparati di potere e consorterie
criminali. Se, dunque, non ripensiamo i servizi sanitari secondo coscienza
e logica, noi ripetiamo gli errori del passato, stavolta con effetti più
devastanti». Per la parlamentare «è ormai risaputo il danno irreparabile
alla sanità pubblica e ai lavoratori prodotto dal trasferimento di unità
operative non oncologiche dal policlinico universitario Mater Domini alla
Fondazione Campanella, che ne ha pagato tutti i costi». «Come di recente –
ha proseguito la parlamentare M5s – ha pure osservato il dott. Gianluigi
Scaffidi, consigliere nazionale di Anaao-Assomed, la cardiochirurgia
dell’Università di Catanzaro ha operato per anni fuori delle previsioni del
Piano di rientro in materia di posti letto, oggi accordati da una nuova
rete dell’assistenza che, già nello specifico, appare platealmente
irrazionale e ispirata da interessi di parte. Inoltre, l’Università
continua a percepire un finanziamento regionale al di fuori della normativa
italiana, con il che vi è uno spreco di circa 30 mila euro al giorno».
Secondo la deputata, nell’integrazione tra Mater Domini e Pugliese, «la
Regione Calabria non può consentire che l’Università di Catanzaro s’imponga
ancora al di fuori delle leggi». «Per quanto riguarda, invece, le
responsabilità connesse all’attuazione del Piano di rientro, va tenuto
conto – ha concluso Nesci nella sua lettera – che si tratta di strumento
che deriva dal tirannico sistema monetario dell’euro e che non può mica
trasformarsi in un affare per società di revisione contabile, per agenzie
ministeriali che fungono da collocamento della classe politica o per
partiti familistici alla ricerca di consensi».