E se Fabio Scionti “cadesse” per mano di “Sansone” Caridi? Quali alternative per il futuro di Taurianova?
In questi giorni, i cittadini di Taurianova hanno assistito a una continua “giostra” per cndizione “fracassatoria” di comunicati stampa. Un risveglio dal letargo politico di tutte (o quasi) le forze politiche presenti sul territorio. Come se non bastasse, con l’aggiunta di altri ingredienti che si mescolavano nei social, oramai quest’ultimi divenuti luoghi di confronti, dibattiti, insulti e diciamolo pure, “miracoli grammaticali” che farebbero rivoltare dalla sua tomba il noto linguista Tullio De Mauro. Si inveisce contro l’uso di questi strumenti a causa della loro freddezza umana, quando poi gli stessi, sono capaci di far “riappacificare” con folgorazione, chi dal vivo, ha un conflitto serio con la lingua italiana, trasformandoli in (“pseudo”) “illustri accademici”. La mescolanza di farine ricavate in sacchi diversi, potrebbe far nascere un pane sfornato dalla nuova “associazione degli utilizzatori finali”?
Ogni formazione politica per bocca dei suoi rappresentanti, ha espresso la sua opinione (invettiva), e non staremo a ripetere le stesse cose, sono anacronistiche, al limite della pesantezza, e come se ci trovassimo in un grande pentolone fatto di minestra riscaldata, mista a ciò che non avremmo mai voluto assistere. Ovvero, rancore, rabbia, cocktail di illazioni e odio. Un livore che si spaccia per finto buonismo, il dire e non dire, quando poi nasconde in sé un clima di conflitti personali (e politici) mai risolti. Ne è prova quanto si afferma nelle pagine social, così come nei vari commenti. E come se ci trovassimo in una battaglia continua contro un nemico da abbattere. Un mostro a tre teste come nelle migliori mitologie, in questo caso Fabio Scionti (in quanto, ancora, sindaco della città).
Quando poi questa “giostra” poteva evitarsi perché la storia degli uomini ci insegna, che ogni errore è figlio dell’umanità stessa, guai se non lo fosse. Nessuno di noi è esente. E non si può versare benzina sul fuoco con un “pippone” di comunicato stampa (da tagliarsi le vene), descrivendo ancora “autotutele” e cojonelle, come si dice a Roma, sulle “copertine dei propri letti”. Allora lo fai apposta? Si innesca un meccanismo antipatico perché c’è un conflitto tra il sarcasmo e la verità, ed è evidente. La maggioranza è debole, Scionti è debole (e pure impacciato), non regge il confronto, non sa prendersi le proprie responsabilità nel riconoscere gli errori anzi, le delega al passato. Churchill disse che “Se il presente cerca di giudicare il passato, perderà il futuro”, ed è questo che Scionti non dovrebbe fare. Quale sarà il futuro? “Taurianova Cambia”, non doveva essere solo uno slogan elettorale, ma una speranza per la città. Eppure bastava poco. È evidente che Scionti è stato consigliato male (da chi, ancora non si sa), sulla questione del debito di quasi 700 mila euro, è una vecchia vicenda, dove lui non c’entra, ma l’ha gestita male. Doveva semplicemente (e umilmente. Ah l’umiltà, questa sconosciuta), chiedere scusa, prendersi le responsabilità dell’errore e far cadere le teste che l’hanno indotto a creare il “pastrocchio”, sia a lui che a tutta la maggioranza. Non l’ha fatto, non lo farà, peggio per lui. Non ha mai seguito consigli, è affetto da una forma acuta di arroganza che dovrebbe essere curata con una terapia mirata a forti dose endovenese di umiltà. E ciò lo ha portato, oggi, a non essere proprio amato particolarmente dalla gente (ciò è lampante nei social che altrove), e con una giunta, a distanza di tre anni, senza la certificazione di attestazione in vita amministrativa. La “furbata” del consiglio/coniglio, se la poteva risparmiare, è sembrato un atto di codardia più che di tattica politica, come si è voluto far credere. Se il Consiglio si fosse fatto, la cosa sarebbe finita lì, e avrebbe spento ogni bollente spirito. Così facendo non è Taurianova Cambia, ma Taurianova (Resta) Perduta. Ed è normale che le forze di opposizione così come i “disfattisti, gli accidiosi e i mistificatori”, come li ha definiti lui, insieme alla compagnia dell’anello, delle indie e l’incredibile Hulk, colpiscono l’anello debole, ossia Nino Caridi. Quel “numero nove”, che regge questa (debole) maggioranza. Caridi è un soggetto ibrido, sta per trasformarsi in un tallone di Achille, dove ci sarebbero tanti Paride pronti a colpirlo. Si cerca di demoralizzarlo (e demonizzarlo), ottenendo però un rafforzamento alla sua convinzione (e amor proprio da “selfista” seriale), per stare dove sta. Certo, il suo silenzio dopo le pesanti accuse mossagli, con il coinvolgimento perenne in quella trafila di comunicati e scritti in ogni luogo, è preoccupante. In alcuni casi non è stato fatto il nome, ma il riferimento era evidente e non in modo “leggero”. Ma lui resta zitto, fa come Totò, se casca il mondo, si sposta più in là. Nessuno lo difende (tranne il sindaco per questioni comprensibili e di opportunità), il suo gruppo regionale (?) non lo difende, il suo consigliere regionale di riferimento “putativo” Gianni Arruzzolo non lo difende, specie quando viene colpito dalla forza politica in cui lo stesso dovrebbe approdare e già presentato in pompa magna con selfie celebrativo alcuni giorni fa durante l’inaugurazione di una sede politica a Reggio Calabria. Caridi è un brutto anatroccolo che “tappabuchi” per passione, ma si vorrebbe trasformarlo nel mito di Sansone che cade con tutti i Filistei.
Ma poi, perché “Sansone” Caridi dovrebbe far cadere Scionti? A oggi, l’alternativa (brrrr..ivido) a Scionti qual è? Introducendo il criterio di responsabilità e davvero, il bene per la città, ne varrebbe la pena?
(GL)