Eccesso di cromo esavalente su capo abbigliamento per bambini “Made in Italy” della Blumarine RAPEX lancia l'allarme: "Costituiscono un pericolo di natura chimica"
Rapex, il sistema di allerta rapido istituito dalla Commissione Europea, venerdì
ha lanciato un allarme consumatori disponendo il ritiro immediato dalla vendita dei
piumini per bambini prodotti dalla Blumarine. Gli esami di laboratorio hanno svelato
che i reverse di cuoio, sono risultati contenere quantità di cromo esavalente da
nove a dodici volte superiori al limite consentito dalla legge. Il cromo VI, un agente
cancerogeno, è classificato come sostanza sensibilizzante e può scatenare reazioni
allergiche. I modelli sottoposti a ritiro sono i piumini Blumarine baby, piumini
in ecopiuma con collo di pelliccia in lapin di colore rosso (codice 357PN11, prodotto
a Carpi, costo 433 euro), prodotti e distribuiti dalla società “Spazio Sei”,
via Nuova Ponente 40/A-B di Carpi (Modena). Nel dettaglio, si informa che “i test
ufficiali condotti su due campioni, relativi al cuoio del bordo in pelliccia, hanno
rilevato una concentrazione di Cromo esavalente superiore al limite ammesso, pari
a 3 mg/kg, dal Regolamento UE 301/2014 di modifica del punto 47 allegato XVII del
Regolamento REACH 1907/2006 Risultati ottenuti: 37,3 mg/kg ; 27,1 mg/kg. I composti
del cromo VI si possono formare nel cuoio mediante l’ossidazione dei composti del
cromo III aggiunti in alcuni processi di concia per favorire la reticolazione delle
subunità del collagene al fine di aumentare la stabilità dimensionale del cuoio
nonché la sua resistenza all’azione meccanica e al calore. L’esposizione al
cromo VI, ove contenuto negli articoli in cuoio o negli articoli con parti in cuoio
che vengono a contatto con la cute, comporta un rischio per la salute umana; infatti
tali composti possono provocare una risposta allergica, come l’eczema da contatto,
in individui ipersensibili e determinare nuovi casi di sensibilizzazione”. Il provvedimento
è entrato in vigore l’11 gennaio 2016. Alla luce dei risultati di laboratorio,
Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” chiede all’ azienda
coinvolta e al Ministero della Salute, oltre al ritiro dal mercato a scopo precauzionale
del capo d’abbigliamento segnalato di promuovere specifici accertamenti su altri
eventualmente ancora in vendita.