Ecco in quali condizioni lavorano alcuni medici nella Piana di Gioia Tauro La testimonianza di un giovane medico il quale lancia un hashstag, #aiutateciadaiutare. Facciamo in modo che questa "crisi" si trasformi in un'opportunità per migliorare e migliorarci
La situazione è quasi surreale, sembra stare dentro in una scenografia da film di fantascienza, ad affrontare un’emergenza pericolosa come il “Coronavirus” che sta mettendo in ginocchio un paese intero. Da una parte “l’epicentro”, quel settentrione ferito dalla pandemia mondiale, dove si vivono attimi di terrore ed incertezze, e dove al contempo gli operatori sanitari, medici, infermieri e altri operatori sanitari sono allo stremo delle proprie forze, e come da loro stessi affermato, non può durare per sempre, in quanto umani vista l’immensa mole dei contagi, si rischia il crollo fisico.
Ma come stanno affrontando i medici in Calabria, dove i contagi ancora fortunatamente sono contenuti e si spera continui questa tendenza anche se da più parti, OMS compresa ci dice che in queste settimane hanno fatto una stima di un aumento al Sud, anche se il Mezzogiorno, dati alla mano è stato infettato dall’irresponsabilità egoistica di quegli imbecilli che sono scesi dalle regioni del Nord noncuranti del pericolo e del terrore che hanno procurato.
Abbiamo ricevuto una testimonianza da parte di un medico che lavora nella Piana di Gioia Tauro e, siamo rimasti molto colpiti dalle sue parole. Ci spiega in parole povere come stanno operando i medici nel territorio, lui non lo fa per denunciare ma per “porre all’attenzione” anche agli organi competenti. Ci scrive, “Noi medici del territorio stiamo lavorando privi dei dispositivi di protezione individuale (mascherine, visiere, ecc..), perché non forniti dal Sistema Sanitario, e in ambienti non a norma, rischiando quindi di diventare a nostra volta veicolo di contagio!”, ma non si ferma e continua dicendo, “Le mascherine, quelle vere, quelle utili alla prevenzione, scarseggiano nelle farmacie ed è praticamente impossibile trovarne”.
Il problema delle mascherine e della loro reperibilità sta diventando un serio problema, ma non per i cittadini i quali hanno ricevuto esaustive informazioni in merito al loro uso e in quali casi indossarle, d’altronde il panico, giustificabile, sta prendendo il sopravvento. Si indossano le mascherine anche per stare soli in macchina o magari qualcuno la indossa anche nel bagno, ma ognuno è libero di “conciarsi” come vuole. I medici no, loro ne hanno vitale importanza perché operano con dei pazienti contagiati o potenzialmente tali.
Il medico in questione, un giovane professionista, ci dice pure e lo fa con spirito di servizio e fedele al giuramento di Ippocrate, “Non ci stiamo fermando per dovere etico e morale, ma ci aspettiamo quantomeno di lavorare in sicurezza per noi stessi, le nostre famiglie e i nostri pazienti. Sperando nella sensibilizzazione dell’argomento noi continuiamo ad immolarci per il bene dei nostri pazienti tralasciano spesso quello proprio”.
E chiude la sua “segnalazione” da uomo impegnato sul campo con un hashtag dal titolo #aiutateciadaiutare. “Facciamo in modo che questa “crisi” si trasformi in un’opportunità per migliorare e migliorarci, a 360°”. Un appello accorato (quasi disperato) per dire aiutateci ad aiutare come motto di civiltà se vogliamo attuare una reale condizione di prevenzione e di aiuto a tutto noi i quali siamo solo uomini che vivono di paure e di speranze.