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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 27 GENNAIO 2025

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Ecco perché il popolo non sostiene più i Pm…il caso del giornalista Forgione finito per errore in cella per 7 mesi

Ecco perché il popolo non sostiene più i Pm…il caso del giornalista Forgione finito per errore in cella per 7 mesi

| Il 26, Gen 2025

SETTE MESI IN CELLA PER ERRORE. LO STATO RISARCISCE FORGIONE

Ha trascorso sette mesi in carcere ingiustamente, a causa di uno scambio di persona che poteva essere chiarito con una semplice perizia fonica, che ha chiesto sin dal primo momento. E cinque anni dopo, la Corte d’Appello di Reggio Calabria ha risarcito Domenico Forgione, storico calabrese, giornalista e autore di diversi saggi, accusato ingiustamente di associazione mafiosa.
Forgione era finito agli arresti il 25 febbraio 2020, giorno in cui in cui gli abitanti di Sant’Eufemia d’Aspromonte, poco meno di 4mila anime in provincia di Reggio Calabria, hanno visto portar via in manette il sindaco, il vicesindaco, il presidente del consiglio comunale e lui, consigliere di minoranza. Forgione si è però sempre dichiarato estraneo ad ogni accusa, fornendo prove e documenti della sua innocenza. La sua posizione si trovava in sole 17 pagine su 4mila, in un’intercettazione tra tre soggetti, uno dei quali è tale “Dominique”. Lui, nato in Australia, tra gli affetti più cari è conosciuto proprio con questo nomignolo. Ma l’uomo intercettato non era lui.
Da qui la richiesta immediata di una perizia fonica, mai concessa causa covid. La difesa, allora, ne produce una propria, comparando l’interrogatorio di garanzia con l’audio dell’intercettazione. E il risultato è scontato: la voce non è la sua. Ma non solo: il giorno in cui “Dominique” viene intercettato, infatti, Forgione è a giocare una partita di calcetto. E non ci sarebbe il tempo materiale per arrivare al ristorante dove i tre conversanti si trovano. La perizia arriva solo a settembre, usando lo stesso metodo utilizzato dalla difesa. E il risultato è identico: la voce non è la sua. Così, sette mesi dopo, Forgione esce dal carcere e la sua posizione, dopo poco, viene archiviata. Sebbene sarebbe bastato poco per evitare un trauma inutile.
La Corte d’Appello di Reggio Calabria, il 23 dicembre scorso, ha dunque accolto la richiesta di risarcimento presentata dall’avvocato Pasquale Condello, riconoscendo il danno subito a causa della ingiusta custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Eyphemos”. «Ad avviso della Corte – si legge nell’ordinanza -. non sono rinvenibili nella condotta del ricorrente profili di colpa grave ostativi al riconoscimento dell’indennizzo». Forgione, infatti, sia in sede di interrogatorio di garanzia che durante l’interrogatorio del 14 dicembre 2020 davanti al pm, chiesto dallo stesso Forgione dopo la chiusura delle indagini, «ha sempre professato la propria estraneità agli addebiti contestati, affermando di non essere lui il “Dominique” dialogante nelle conversazioni captate, fornendo specifiche spiegazioni in ordine alle condotte contestate e respingendo con fermezza gli addebiti mossi nei suoi confronti». Inoltre, a sostegno della propria versione, «aveva prodotto documentazione probatoria e adottato sin da subito un comportamento collaborativo».
Quanto al pregiudizio subito, la Corte ha adeguato la somma liquidata con una maggiorazione per «le sofferenze morali patite a causa della diffusione mediatica dell’arresto». A ciò si aggiunge «il maggior patimento che è disceso a Forgione dall’aver sin da subito professato la propria estraneità ai fatti e dall’essersi adoperato in tal senso, anche attraverso la sua difesa». Un aumento motivato anche dal “disturbo d’ansia con stress psicofisico e deflessione dell’umore” sviluppato a seguito dell’arresto.
Infine, la Corte ha riconosciuto anche il danno all’immagine conseguente allo “strepitus fori”, data la diffusione mediatica della notizia del suo arresto. «Nella valutazione di detto pregiudizio, infatti, non potrà non considerarsi la gravità dell’ipotesi delittuosa prospettata a carico del ricorrente e l’attività di giornalista pubblicista esercitata dallo stesso – si legge -. È evidente, pertanto, la maggiore propagazione mediatica della notizia derivata dalla notorietà del personaggio, necessariamente e intrinsecamente connessa alla “visibilità” e “popolarità” che caratterizza il ruolo di giornalista esercitato da Forgione e la relativa categoria professionale di appartenenza».
«Il cratere aperto dalla bomba che mi è esplosa dentro il 25 febbraio 2020 non si chiuderà mai – commenta al Dubbio Forgione -. Prendo atto dell’accoglimento dell’istanza, ma non posso nascondere che si è rotto qualcosa a livello sentimentale nei confronti di uno Stato che, pur avendo riconosciuto l’errore, è stato ed è capace di una violenza cieca nei confronti dei suoi cittadini. Ho toccato con mano e l’unico aspetto positivo della mia vicenda sta proprio nella consapevolezza della necessità di denunciare una giustizia che spesso si rivela ingiusta, con il corollario di un trattamento penitenziario disumano. Ma delle condizioni carcerarie, della barbarie della carcerazione preventiva, degli abusi delle misure di prevenzione, realmente non importa quasi a nessuno. L’Italia non sarà mai un Paese normale fino a quando ci sarà questa destra, capace solo di introdurre nuovi reati e di proporre la costruzione di nuove prigioni per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario, e questa sinistra ipocrita, pronta a cavalcare l’onda giustizialista per qualche misero voto in più».

Fonte il dubbio Simona Fusco