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TAURIANOVA (RC), VENERDì 27 DICEMBRE 2024

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Effetto crisi sulla famiglia: una su quattro in difficoltà

Effetto crisi sulla famiglia: una su quattro in difficoltà

| Il 20, Ott 2012

Due italiani su tre tagliano gli sprechi a tavola

Effetto crisi sulla famiglia: una su quattro in difficoltà

Due italiani su tre tagliano gli sprechi a tavola

 

 

CERNOBBIO (COMO) – Con l’arrivo dell’autunno quasi 1 famiglia su 4 (24%) e’ in difficolta’ economiche (+3% sul 2011) e il 48% degli italiani prevede un peggioramento della propria situazione. E’ quanto evidenzia l’indagine su ‘I comportamenti degli italiani nel tempo della crisi” di Coldiretti-Swg e illustrata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione in corso a Villa d’Este a Cernobbio (Como).In questo contesto 2 italiani su 3 tagliano gli sprechi a tavola.

Dalla ricerca emerge anche che il 51% delle famiglie riesce a pagare appena le spese senza potersi permettere ulteriori lussi mentre un 8% non ha un reddito sufficiente nemmeno per l’indispensabile. C’e’, pero’, anche un 40% di italiani che vive serenamente senza particolari affanni economici e un esiguo 1% che si puo’ concedere dei lussi. Contro la crisi la maggioranza degli italiani poi diventa un vero detective nel momento di fare la spesa, con il 56% che fa lo slalom tra le corsie alla ricerca delle offerte speciali 3 per 2 e degli sconti, il 62% che confronta con piu’ attenzione del passato i prezzi e oltre la meta’ (51 per cento) che va a caccia dei prodotti che costano meno. Tra coloro che hanno ridotto gli sprechi il 67% lo ha fatto facendo la spesa in modo piu’ oculato, il 59% utilizzando quello che avanza per il pasto successivo, il 40% riducendo le dosi acquistate e il 38% guardando con piu’ attenzione alla data di scadenza. Si e’ poi decretato il crollo degli acquisti di prodotti equo solidali che sono stati abbandonati dall’8% degli italiani che lo scorso anno li acquistavano regolarmente o qualche volta, ma scendono anche quelli di alimenti etnici ai quali ha rinunciato nell’ultimo anno il 7% degli italiani.

Il previsto aumento dell’Iva rischia di costare ‘salato’ agli italiani: oltre mezzo miliardo solo per le spese alimentari, con effetti depressivi sui consumi a tavola che già fanno segnare un preoccupante calo. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione in corso a Villa d’Este di Cernobbio (Como). “Un ulteriore aumento dell’Iva sarebbe insostenibile per gli effetti sui consumi in una fase in cui la mancanza di liquidità e di fiducia ha già portato ad una contrazione della spesa” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini sottolineando che “la manovra rischia di alimentare il circolo vizioso: l’aumento dell’Iva fa calare i consumi e la produzione che a loro volta significano più disoccupazione e debito pubblico”

IRES-CER,IMPATTO IVA TRIPLO PER FAMIGLIE POVERE – Chi ha meno, paga di più. L’impatto sulle famiglie dell’incremento delle aliquote Iva previsto dalla legge di stabilità “ha effetti regressivi”. E’ la denuncia di Ires-Cgil e Cer che in uno studio evidenziano come “le famiglie più povere soffriranno, in proporzione al reddito, l’incremento delle due aliquote Iva in misura pressoché tripla rispetto alle famiglie con il reddito più elevato”. Secondo lo studio, l’incidenza dell’aumento delle aliquote sul reddito familiare scende progressivamente e con quasi completa regolarità all’innalzarsi del livello del reddito. Per il decimo più povero, l’incidenza dell’aumento si avvicina ai 10 euro ogni 1.000 di reddito, mentre per il dieci per cento delle famiglie più ricche l’incidenza è di 3,4 euro ogni 1.000. “Un effetto regressivo destinato, peraltro, ad incidere seriamente sui consumi e quindi ad avere effetti depressivi sulla domanda interna e, conseguentemente, su produzione e lavoro”, sottolinea ancora l’indagine. “Ancora più grave” è poi quanto accade alla platea degli incapienti, destinati “a non trarre alcun beneficio dalla revisione delle aliquote Irpef”. Si tratta degli individui le cui entrate sono così basse da non essere soggette all’imposta sul reddito delle persone fisiche. Nella elaborazione non sono comprese le famiglie con individui che non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi. Quindi, la gran parte degli incapienti risulta esclusa. Se tutti gli incapienti venissero considerati, la regressività della misura sarebbe ancora più pronunciata. “E’ possibile pertanto affermare – concludono Ires e Cer – che ci troviamo di fronte ad una misura che, nella formulazione attuale, è contemporaneamente regressiva e recessiva”.