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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 21 NOVEMBRE 2024

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Emergenza Grecia, effetto domino?

Emergenza Grecia, effetto domino?

| Il 20, Giu 2011

“Prima di chiedere sacrifici a chi non arriva alla fine del mese, vengano smascherati i colpevoli dell’attuale crisi mondiale e vengano costretti a pagare”

di BRUNO MORGANTE

Emergenza Grecia, effetto domino?

“Prima di chiedere sacrifici a chi non arriva alla fine del mese, vengano smascherati i colpevoli dell’attuale crisi mondiale e vengano costretti a pagare”

 

La situazione prefallimentare della Grecia sembra voler anticipare un effetto domino su altri paesi europei, tra cui l’Italia. Paesi come Grecia,Inghilterra, Spagna, Portogallo, Italia stanno correndo ai ripari impostando manovre di sacrifici e di tagli. Escluso l’Italia, dove con le manovre sugli ammortizzatori sociali si sono rinviati gli effetti della crisi sulle famiglie, anche se la crisi incomincia a mordere, in tutti gli altri paesi si succedono manifestazioni spontanee di popolo contro le politiche di austerity. Ovunque le manifestazioni sono diverse dal passato, quando erano promosse e guidate da partiti della sinistra per contestare il sistema o politiche del governo in carica, generalmente conservatore. Oggi le manifestazioni sono contro i governi in carica, siano essi di destra, come in Inghilterra e Portogallo o di sinistra, come in Grecia e in Spagna. Tra l’altro sia in Portogallo, che in Grecia i governi in carica si sono succeduti a governi di diverso orientamento, che sono i veri responsabili dell’attuale situazione del loro paese. Ciò fa capire che è in atto una contestazione globale al modello di sviluppo dei paesi industrializzati, basato sulla finanza e non sul lavoro o sulla produzione di ricchezza, per cui si contesta alla radice la legittimità di politiche che chiamano il popolo a fare sacrifici per garantire stabilità di bilancio lasciando invariato il modello di sviluppo. Le cose che si sentono ripetere dai manifestanti è che la colpa dell’attuale crisi è delle banche, degli speculatori finanziari, di politici incapaci e corrotti, non certo dei lavoratori, per cui sono quelli che debbono pagare e che si debbono fare carico con i loro patrimoni del danno che hanno procurato. In Italia si è avuta una relativa pace sociale avendo investito ingenti risorse in ammortizzatori sociali, per cui anche se a livello di Prodotto Interno Lordo siamo retrocessi a livello di cinque anni fa, non si sono sentiti gli effetti sull’occupazione. Non si è investito su altri fattori capaci di incentivare la crescita perché non vi erano risorse e bisognava alzare una diga per tenere a bada l’immenso debito pubblico. Ancora oggi è questa la politica e si annuncia una finanziaria triennale di quaranta miliardi solamente per arrivare al pareggio di bilancio. La diga è fragile e basta una crisi sui mercati internazionali come quella della Grecia perché ceda con effetti catastrofici sui nostri conti pubblici, dato che aumenterebbe senza possibilità di copertura la spesa per interessi sui titoli che finanziano il nostro debito pubblico. Per uscire da questa tenaglia ci vorrebbero risorse per abbattere il debito e per investire sulla crescita, risorse che non ci sono. Non c’è una politica per recuperarli. Eppure in questi anni in cui i salari sono rimasti fermi e le politiche restrittive sulle pensioni hanno permesso di fare cassa, c’è chi ha guadagnato molto con l’intermediazione finanziaria e con i mercati protetti, come le banche, gli speculatori finanziari, i petrolieri, i gestori di servizi pubblici. In questi dieci anni si è allargata la disuguaglianza sociale e territoriale. C’è chi si è impoverito e chi si è arricchito a dismisura e senza ritegno. Eppure si continua a ragionare in termini vecchi. Per fare cassa si pensa a manovre sulle pensioni, alle aliquote irpef per avvantaggiare i redditi più alti, nella speranza che così evadono di meno, ai ticket sanitari e alle imposte indirette, che è il modo più immorale che possa esistere per incassare soldi, dato che pagano in egual misura il pensionato a seimila euro l’anno che compra un chilo di pane e il miliardario che manda a comprare un chilo di pane. Chi è titolare di grandi ricchezze e di grandi patrimoni che ha realizzato in questo paese non dovrebbe farsi carico più degli altri dei sacrifici necessari per uscire dalla crisi? Prima di chiedere soldi a chi stenta ad arrivare alla fine del mese, si può rispondere alla domanda: chi sono i colpevoli dell’attuale crisi e quanto pagano?

redazione@approdonews.it