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Emergenza sanitaria in Calabria

| Il 26, Ago 2014

Si riscontrano le tante e giustificate lamentele dei malcapitati utenti calabresi

di MENOTTI

Emergenza sanitaria in Calabria

Si riscontrano le tante e giustificate lamentele dei malcapitati utenti calabresi

 

di Menotti

 

La macchina della sanità calabrese già fallimentare negli ordinari periodi gestionali, si arena proprio nei periodi di particolare pressione coincidenti o con l’aumento di utenti che richiedono i servizi sanitari durante il periodo estivo o con cause straordinarie quali gli sbarchi degli immigrati.
Si riscontrano più che mai le tante lamentele e giustificate perplessità e delusioni dei malcapitati utenti calabresi e dei turisti di passaggio o dei nostri emigrati abituali al ritorno nei posti d’origine per le ferie estive, costretti a lunghe file di attesa al Pronto Soccorso di quasi tutte le province, ma in particolare di quello di Reggio Calabria.
La struttura reggina, che già soffriva eterne carenze organizzative e strutturali per la scarsa compliance della struttura, inadeguata a rispondere alla esuberante domanda sanitaria dopo la chiusura dei presidi ospedalieri minori limitrofi, in questi giorni si è accesa di nuove problematiche per il sopraggiungere incontrollato degli immigrati sbarcati sulle coste reggine.
I mal gestiti immigrati musulmani, per la maggior parte provenienti dal Nord Africa, probabilmente sconoscono che approdando in Calabria giungono là dove le speranze sono andate già perse per una gestione a dir poco clientelare della sanità pubblica, aggiungono il probabile rischio di epidemie che, le difficoltà organizzative locali sicuramente non saprebbero fronteggiare.
In particolare, oltre a bloccare completamente la fluidità della utenza del Pronto Soccorso reggino, la mancata organizzazione di un piano di emergenza sanitaria e la mancata creazione di un ospedale da campo, che si poteva pensare già prelevando uno dei tanti presidi ospedalieri chiusi per il rispetto del piano di risparmio previsto dalla spending review e dedicandolo interamente agli immigrati, sta innescando una situazione di grave disagio e di panico generalizzato.
Molti immigrati, affetti da ustioni e da altre patologie, sono stati infatti ricoverati accanto ai malati ordinari, senza un piano di isolamento, senza un piano di screening pre-ricovero e senza essere nemmeno accompagnati da un traduttore per la necessaria comunicazione onde consentirne una minima comprensione dei dati personali e della loro storia clinica.
Ciò determina una forte preoccupazione per la situazione di alto pericolo di contagio per gli operatori, per i visitatori, ma in particolarmente per gli altri pazienti, che spesso hanno situazioni di immunodeficienza legata a tumori avanzati o a malattie internistiche debilitanti.
Così facendo, si rischia di mal curare i malati già ricoverati e contagiare potenzialmente i già disagiati operatori sanitari e medici, soldati di prima linea. infatti, oltre ai pidocchi, alla scabbia e alla tubercolosi, nel barcone comune sono stati già trovati soggetti con AIDS conclamata il tutto malcelato da un tacito e misterioso accordo o da una evidente ignoranza delle autorità preposte al controllo, compendiando in questa enumerazione quelle giudiziarie, le forze dell’ordine, i dirigenti sanitari e in ultimo la incapace classe politica.
Organizzativamente basterebbe poco, ed infatti anziché lasciare incustodito l’inutile ed inoperativo reparto di cardiochirurgia dell’Ospedale di Reggio Calabria – mai azionato -, perché non pensare di riciclarlo per centro ustioni? Oppure non era più razionale pensare di creare le basi per un nuovo reparto di medicina d’urgenza che è necessario e indiscutibile, visto il numero di prestazioni acute e urgenti del territorio o adibire lo stesso reparto fantasma a reparto plurispecialistico dove inserire medicina specialistica o dermatologia e centro ustioni o ancora chirurgia pediatrica? O ancora, questa struttura che è l’unica nel suo genere in tutta la provincia deve solo basarsi sulla volontà degli sforzi dei volontari mancando le figure parasanitarie di oss o ausiliarie per le cure essenziali e igieniche e per il trasporto dei pazienti tra i reparti.
E’ solo l’ultimo e più attuale dei tanti casi di cattiva gestione della sanità in Calabria ma quello che sempre più lacera e preoccupa è il silenzio o la latitanza di chi dovrebbe parlarne e cercare una immediata e definitiva soluzione!