“Enel spenga e smantelli la centrale del Mercure” Lo chiedono i deputati del M5S
“Enel spenga e smantelli la centrale del Mercure, un impianto a biomasse, illegale e insostenibile per ambiente e salute, nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, al confine tra Calabria e Basilicata”. Lo chiedono i deputati del M5S a margine del Convegno “La centrale del Mercure, lo sporco affare dell’Enel”, tenutosi oggi alla Camera.
“Già bocciata da Consiglio di Stato e Tar di Catanzaro, la terza autorizzazione per far ripartire la centrale è stata concessa all’Enel nel 2015 grazie al parere positivo del Consiglio dei Ministri. Abbiamo più volte interrogato il Governo chiedendo un accesso agli atti per poter verificare l’iter autorizzativo ma ci è stato sempre negato – dichiara Paolo Parentela, deputato 5stelle in Commissione Agricoltura – Uno scempio nei confronti di un’area di pregio naturalistico dove si trovano anche eccellenze agroalimentari Dop e Igp come la melanzana rossa e i fagioli bianchi”. “La centrale del Mercure è un esempio di come sotto il cappello delle bioenergie sono state portate avanti iniziative speculative, cioè solo per ricevere gli incentivi – afferma Davide Crippa, portavoce 5stelle in Commissione Attività Produttive – Come previsto dal primo punto del nostro Programma energetico, la filiera energetica deve essere ridimensionata, sostenibile in termini di costi e benefici e calcolando anche quante emissioni di CO2 produce, trasporto delle biomasse compreso”.
“Da un punto di vista amministrativo, in Italia 12 parchi su 24 presentano delle criticità; alcuni non hanno il direttore, altri il commissario, il presidente o il Consiglio direttivo. Fumose anche le modalità di selezione. Interpellato più volte dal M5S, il ministero dell’Ambiente ci ha risposto che l’ultimo concorso è stato fatto nel 2007 e che ha interpellato il Consiglio di Stato su un nuovo regolamento”, aggiunge Claudia Mannino, deputata 5 stelle in Commissione Ambiente. Tra gli altri relatori, anche Ferdinando Laghi, vicepresidente di Isde – Medici per l’Ambiente, che ha ricordato che la centrale del Mercure “è priva di tutte le autorizzazioni ambientali e che con 41 MW è di una potenza circa 20 volte superiore a quella ammessa dal regolamento del Parco Nazionale, il più grande d’Italia con 200mila ettari di verde”. Inconsistenti le misure per la tutela dell’ambiente e della salute che si riducono alle “10 righe nello Studio sull’Impatto Ambientale” e a “un’Osservatorio Ambientale doppiamente finanziato dalla stessa Enel”.
L’impianto brucia “350mila tonnellate di legno l’anno, secondo quanto dichiarato dalla stessa Enel, sia tagliate sul posto, che importate dall’estero” e che rischia di potenziare il business della ‘Ndrangheta, la cosiddetta ‘Mafia del legno’. “È stato infatti interdetto più volte dalle Autorità giudiziarie – dice Laghi – il presidente del Consorzio Legno Calabria, inizialmente unico sottoscrittore della bozza di contratto per la fornitura di biomasse della centrale del Mercure”.
Un malaffare che ha portato a minacce nei confronti di chi si è opposto alla centrale, come il Mario Albino Gagliardi, sindaco di Saracena, in provincia di Cosenza, uno dei rappresentanti istituzionali della comunità dell’Ente Parco a dire di no all’impianto. È attesa la sentenza del Tar sul ricorso contro la riattivazione della centrale presentato da comitati cittadini, presenti al Convegno, associazioni ambientaliste e dalle amministrazioni di Viggianello e Rotonda da sempre contrari alla centrale. “Ma, a prescindere dall’esito, non ci fermeremo”.