Estorsione aggravata dal metodo mafioso, 5 arresti Un imprenditore ha chiesto un "aiuto" alla 'ndrangheta per riscuotere un credito
Cinque misure cautelari (tre in carcere, due ai domiciliari) disposte dal gip di Firenze sono state eseguite dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo quanto ricostruito dalle indagini coordinate dal pm della Dda Ettore Squillace Greco, emerge che un imprenditore di Bergamo avrebbe assoldato calabresi vicini al clan De Stefano e Tegano, per riscuotere un credito presso una ditta in procedura fallimentare operante nel mercato ortofrutticolo fiorentino.
Con l’operazione di oggi, secondo le fiamme gialle, è stato stroncato un vero e proprio “comitato recupero crediti”, con alcuni componenti affiliati alle cosche del reggino. Per questo episodio, scoperto da un’autonoma attività di controllo della finanza su soggetti calabresi presenti nel centro di Firenze, alcuni soggetti destinatari della misura (Carmelo Caminiti, soprannominato “U’ sciarreri” probabilmente per la sua indole violenta, e Paolo Malara, finiti entrambi in carcere) con il concorso di altri due soggetti finiti ai domiciliari (Francesco Pizzimenti e Eugenio Potenza), sarebbero stati ‘assunti’ da un imprenditore di Bergamo operante nell’import export di frutta, Alessandro Santini (anch’esso finito in carcere) per riscuotere un credito di circa 150 mila euro vantato nei confronti di una ditta, fallita (per questo l’indagine riguarda anche il reato di bancarotta preferenziale) che ha sede al mercato ortofrutticolo di Firenze.
Le fiamme gialle hanno documentato gli incontri tra i “riscossori” e le vittime, due fratelli, durante i quali sarebbero state messe in atto minacce e intimidazioni finalizzate all’incasso del credito. In totale, sono dieci le persone indagate e sono state eseguite perquisizioni anche nelle province di Reggio Calabria, Bergamo e Trento. Secondo quanto emerso dalle indagini, gli estorsori avrebbero convinto le vittime a pagare presentandosi come un gruppo organizzato formato da pericolosi ‘ndranghetisti o comunque come persone legate alla mafia calabrese, ai cui esponenti dovevano rendere conto. In questo modo avrebbero estorto ai due imprenditori fiorentini circa 70mila euro. “Io non sono abituato a trattare male le persone però…”, afferma con tono minaccioso uno degli arrestati rivolgendosi alle vittime in una delle conversazioni intercettate. O ancora: “Passeranno un paio di giorni, poi qualcuno passerà, io non è che ti metto il coltello alla gola…”.
In alcuni casi le minacce sono diventate più esplicite, fino a prospettare aggressioni fisiche. La paura delle vittime era poi alimentata dal curriculum criminale delle persone che eseguivano le estorsioni per conto dell’imprenditore bergamasco Alessandro Santini. In particolare Carmelo Caminiti, tra gli arrestati in carcere, sarebbe noto col soprannome “U’Sciarreri”, “il violento”, ed è stato indicato da più collaboratori di giustizia come affiliato alla cosca dei De Stefano Tegano ed è stato vittima di un attentato di stampo ‘ndranghetista nel quale è rimasto ferito. Nel 1992 è stato condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso e detenzione illegale di armi. Paolo Malara, anche lui destinatario di una misura di custodia in carcere, è stato anche lui condannato per associazione di stampo mafioso. Si trova in carcere dal 2014 dopo essere stato sottoposto a fermo dalla Dda di Reggio Calabria.