Estorsioni e minacce con modalità mafiose, 20 arresti tra Torino e Reggio Scoperta organizzazione criminale radicata in Piemonte ma con collegamenti in Calabria. Teste di maiale mozzate a chi non pagava
REGGIO CALABRIA – Operazione contro la ‘ndrangheta dei carabinieri di Torino. Venti gli arresti eseguiti, tra il capoluogo piemontese e Reggio Calabria. Sono ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata a estorsioni, usura, traffico di droga e gestione di bische clandestine. Eseguite 41 perquisizioni domiciliari e sequestrati beni.
Nell’inchiesta, coordinata dalla procura di Torino, sono emersi pesanti atti intimidatori da parte degli arrestati per ‘Ndrangheta. Ad una vittima di estorsione è stata recapitata, ad esempio, una testa mozzata di maiale con l’avviso che «la prossima sarebbe stata la sua».
L’operazione, denominata “Big Bang”, ruota attorno alle attività criminali dei fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea. Entrambi sono considerati esponenti della criminalità organizzata reggina nel capoluogo piemontese. Il loro grado è quello di “padrino”.
I due erano stati arrestati nel giugno del 2011 nel quadro dell’operazione “Minotauro”. Aldo Cosimo è tornato libero nel febbraio del 2014, Adolfo nel giugno del 2015. Ma già nelle settimane precedenti, nel carcere di Voghera in cui erano rinchiusi, avevano cominciato a riorganizzarsi, riuscendo ad aggregare al sodalizio vecchi pregiudicati, parenti e giovani emergenti nell’ambiente criminale torinese.
Nessuna delle vittime degli ‘ndranghetisti individuate nel corso dell’inchiesta ha denunciato volontariamente le intimidazioni.
L’indagine ha ricostruito casi di estorsione a imprenditori, vittime di usura, persone indebitate per avere frequentato case da gioco gestite dalle cosche. Le vittime sono una ventina.
Le vittime delle estorsioni, dell’usura e degli «odiosi atti minatori» degli ‘ndranghetisti «trovino la forza di denunciare». E’ quanto auspica la Procura di Torino in un comunicato ufficiale diffuso in merito all’operazione che ha portato a venti arresti e 41 perquisizioni.
L’invito è ad assumere «l’atteggiamento che rappresenta il solo modo di arrestare e vincere il diffondersi della cultura mafiosa anche in Piemonte».