Eternit, chiusa inchiesta bis per omicidio volontario. Cassazione: “Processo non per i morti” Casale Monferrato proclama il lutto cittadino. Grasso: "Cambiare le regole sulla prescrizione"
(ANSA) La rabbia, e le lacrime, dei parenti delle vittime dell’amianto, il lutto cittadino a Casale Monferrato, le polemiche politiche sulla prescrizione e l’inchiesta bis della Procura di Torino, che indaga per omicidio volontario su 256 morti. Il giorno dopo la sentenza della Cassazione, che ha annullato la condanna a 18 anni del magnate elvetico Stephan Schmidheiny, il caso Eternit continua a far discutere. E a scuotere dalle fondamenta l’intero sistema giudiziario italiano. Per i giudici dell’Alta Corte, il processo Eternit si è occupato solo delle questioni ambientali. Un disastro accertato dai giudici, che si sono però dovuti arrendere davanti alla prescrizione, iniziata con la chiusura degli stabilimenti del gruppo nel 1986.
Ed è proprio sui termini della prescrizione che si accende il dibattito. Un problema “sollevato da anni” dai magistrati, secondo l’Associazione nazionale magistrati. E lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, lo riconosce: “le domande di giustizia non vengono meno” nel tempo. “Non può esistere una prescrizione – sottolinea – che impedisce di dire cosa sia giusto o no. Bisogna fare più veloce: se sei colpevole sei colpevole, se innocente sei innocente. Non è che se passa il tempo si cancella qualcosa”. La pensano allo stesso modo i presidenti delle due Camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini. “La legge sulla prescrizione è sbagliata e va cambiata al più presto. Sono 15 anni che lo dico”, osserva Grasso, che trova subito l’intesa con la Boldrini per far partire dalla Camera la discussione sulla revisione dell’istituto. “Il lavoro è ancora lungo, ancora si vedono gli effetti di quello che è stato fatto con l’impiego dell’amianto, ma se non interveniamo questi effetti andranno ancora avanti”, afferma il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, che annuncia 15 milioni di euro “subito spendibili” per le bonifiche da amianto.
“Non verranno computati nel Patto di Stabilità _ aggiunge -. E’ nostro dovere dare un segnale concreto”. Non è solo la politica ad accelerare sul tema. Anche la procura di Torino “non demorde”. E in giornata chiude la cosiddetta inchiesta Eternit bis. Non più un’indagine sul solo disastro ambientale: questa volta i magistrati procedono per omicidio volontario. Ben 256 le morti sospette. “La Suprema Corte ha sancito che il reato di disastro è stato commesso con dolo – fa notare il pm RaffaeleGuariniello, che ha coordinato l’accusa nel processo Eternit di primo e secondo grado -. Che poi sia caduto in prescrizione non cambia nulla. La giustizia non è un sogno, ma qualcosa che si può realizzare. E’ questa la speranza che dobbiamo dare alla gente”. E’ anche per questo motivo che Guariniello si è detto entusiasta delle parole di Renzi sulla prescrizione.
Di tutt’altro avviso il collegio di difesa del magnate svizzero. I professori Franco Coppi e Astolfo Di Amato ribadiscono che il loro assistito ha subito un processo “arbitrario”, nel quale “sono stati violati i principi di legalità e di giusto processo”. Il loro appello, ora che la Cassazione ha smontato la “teoria del complotto”, messa in piedi dai giudici torinesi perché sotto pressione, è adesso quello di mettere Schmidheiny al riparo da “altri processi ingiustificati”.
Un dato è certo: a Casale Monferrato, 36 mila abitanti in provincia di Alessandria, dove fino al 1986 c’era uno dei quattro stabilimenti italiani della Eternit (dal 1907), i morti accertati per mesotelioma da amianto sono stati oltre 2 mila. E altri ancora ce ne saranno, perché il “picco” è previsto dagli esperti per il 2020. Gli altri stabilimenti coinvolti nei processi sono quelli di Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Anche qui morti per amianto. Anche qui rabbia e lacrime per una sentenza percepita come ingiusta. E’ con questo sentimento che tutta Casale Monferrato e le altre città coinvolte sono scese in piazza oggi per manifestare il loro disagio. “Non c’è bisogno di urlare per farsi sentire – spiega il sindaco di Casale, Titti Palazzetti -. Noi sappiamo di avere ragione. La nostra non è solo una battaglia per avere giustizia, è una battaglia di civiltà. Ci hanno spiegato che vi è una differenza tra diritto e giustizia. Ne prendiamo atto, non siamo giuristi. Però sappiamo cosa significhi ‘giustizia’. Così come sappiamo che in questo caso giustizia non è stata fatta”. Con lei in piazza centinaia di persone: giovani e anziani, uomini e donne. In silenzio, senza urlare, ma con ferma determinazione a chiedere giustizia. “Eternit: quante volte ci devono ancora uccidere?”, domanda il volantino distribuito nella piazza centrale, davanti alle bandiere del Comune listate a lutto.